"La sala da ballo e altri racconti" di William Trevor***
La gente arrivava in bicicletta o a bordo di vecchie automobili; era gente di campagna come Bridie, che veniva dai paesi e dalle remote fattorie sulle colline. Persone che non si vedevano spesso si incontravano lì, ragazzi e ragazze, uomini e donne. Pagavano il signor Dwyer ed entravano nella sua sala da ballo dove la luce soffusa di una lampada di cristallo proiettava le ombre sulle pareti azzurre. L’orchestrina che suonava, la Romantic Jazz Band, era composta da clarinetto, batteria e pianoforte. Il batterista a volte cantava.
Bridie andava a ballare lì da quando aveva terminato la scuola dalle suore della Presentazione, prima che sua madre morisse. Il viaggio, undici chilometri per andare, undici per tornare, non le pesava: aveva percorso quella distanza ogni giorno per andare dalle suore con la stessa bicicletta, una vecchia Rudge del 1936, che un tempo era stata di sua madre. Di domenica percorreva otto chilometri per andare a messa, ma nemmeno quelli le pesavano: ci era abituata.
«Come stai, Bridie?» le chiese il signor Dwyer una sera d’autunno vedendola arrivare con un vestito rosso scarlatto nuovo. Lei disse che stava bene e in risposta alla seconda domanda di Dwyer disse che anche suo padre stava bene. «Verrò a trovarlo uno di questi giorni», promise il signor Dwyer, una promessa che oramai faceva da vent’anni.
Aveva trentatré anni, Kitty due di più. A quindici era stato preso dall’orfanotrofio di Cork dal padre di Kitty e da suo zio Ned Cauley. Avevano bisogno di un ragazzo per la fattoria, e padre Tolan, che all’epoca era parroco, si era informato da padre Lyhane all’orfanotrofio per conto loro. «Davy Toome è un bravo ragazzo», aveva detto padre Lyhane, e un paio di settimane più tardi, dopo che la notizia era stata trasmessa ai contadini e che padre Doran era stato rassicurato sulla robustezza del candidato (doveva lavorare in campagna), il ragazzo, munito di un’etichetta con il proprio nome, era stato messo su un treno e spedito a destinazione. «E non hai mai lavorato in campagna?» aveva chiesto lo zio di Kitty, Ned Cauley, seduto accanto a lui sul carro mentre avanzavano lentamente sulla strada che veniva dalla ferrovia. Davy non aveva mai visto un campo di grano, tantomeno cj aveva lavorato. «Mi sa», disse lo zio di Kitty, che aveva passato un’ora al bar Doolin vicino alla stazione, «che abbiamo comprato a scatola chiusa.» Lo ripetè in cucina quando arrivarono, mentre sua moglie e suo cognato guardavano Davy, pensando in silenzio che non sembrava forte come il prete aveva promesso. «Mi fai il favore di toglierti quell’etichetta?» gli disse la donna, e poi, in tono più gentile, gli chiese come si chiamasse. Non aveva mai sentito il nome Toome, disse, e lui spiegò che gli era stato dato quando era entrato all’orfanotrofio da piccolo. C’era un sacerdote che si occupava di dare un nome agli orfani. Il suo nome era in ricordo di san Davide. «Toome» invece significava tumulo sepolcrale. «Ma avrà la testa a posto?» aveva sentito chiedere in seguito il padre di Kitty a suo cognato, e lo zio aveva risposto che non si poteva essere sicuri, a giudicare da come parlava di tombe.
Anonymous
Grazie Gelo! Ottima recensione, penso proprio che leggerò questo libro 🙂
Fiorella
Fini Tocchi Alati
Sì, a me sono piaciuti. Peraltro, mi sa che il secondo racconto o non l'ho capito io o non l'hai capito tu. Perché McNamara alla fine lo incontra (credo). E il bello sta proprio in quell'incontro! Fammi sape' se te lo rileggi.
gelo stellato
ho riletto sì
e a me pare che non ci dia la certezza di incontrare mcNamara
trova la tipe e si immagina certe cose, per altro con punto di vista di adolescente, quindi distorte, e poi non sa se quel che vede è chi crede che sia. Era tutta nei pensieri suoi la storia di adulterio del padre, che per quanto ne so poteva essere tutta una proiezione del protagonista.
Io lho vista così, per quanto verosimile come proiezione.
Abbiamo la certezza del barista, per esempio, ma di McNamara no, anzi, avevo trovato bella questa sospensione, questo costruirci il finale su un'idea di.
ma potrei non aver capito un cazz, eh. 😀
Teresa J
E' stato un bel assaggio ,mi è piaciuto questo brano;mi preparo per andare in feria e siccome mi piace leggere penso che questo libro sarà quello giusto.Teresa J.