“Fine” di David Monteagudo***

“Fine” di David Monteagudo***

Allora. Mancano 5 minuti alle due e dovrei decisamente andarmene a dormire. Domani ho le solite otto ore di lezioni e vabbè… è disumano, ma io ho il sito nuovo e mi è venuto in mente questo libro e ho deciso che ve ne voglio parlare.

Mi è tornato in mente per un motivo. Dunque. Martedì mi sono preso ferie. Okay… uno dice, ma non lavori nella scuola, non ci sono le vacanze di carnevale, non eri a casa dal lavoro? Eh no, non funziona così, anzi, si lavora il doppio, e quindi se vuoi fare almeno un pezzo di vacanze di carnevale… insomma, sputtani ferie.

Ma perché mi sono preso un giorno? Perché volevo andare a Sarmede. Ci vado ogni anno, e lunedì hanno aperto la mostra. E insomma… fatto sta che Sarmede, anche se di poco, è in Veneto, e l’altro giorno, proprio dopo che avevo deciso, prorogano il divieto di sconfinare. E volete sapere una cosa? Ci sono andato lo stesso. Anzi, ho fatto ben tre cose che non facevo da tre mesi: aperitivo al bar, sushi-come-non-ci-fosse-un-domani in ristorante e appunto, vedere una mostra. Ah, bella, alcuni disegni meravigliosi, ma meno del solito e siccome la si gira in mezzora 6,50 di biglietto cominciano a essere tanti. Ma basta, sto divangando, smettiamola di scavare e torniamo nel seminato. (Ho anche la foto del misfatto… ce stîl, eh?)

Dicevo, sconfino. Erano solo 5km di sconfinamento, ma siccome la sanzione è 500euro, sai mai, con la sfiga che ho. Mica ce li ho, i lovi. E quindi… mi cago in mano per quei 5 km e noto che per strada non c’era nessuno. Non una macchina, non una bicicletta… solo vecchietti a piedi. E mi dico… Ma non è che è una zona rossa che io non so e ora mi blindano come se avessi ucciso un gattino peloso con una forchetta per dolci? E insomma… sembrava strano, non vedere nessuno, e mi è venuto in mente questo libro.

Si chiama Fin, è di uno scrittore del ’62 tipo che faceva l’operaio e ha esordito con questo testo, in catalano, tradotto da Guanda, che ha ricevuto un sacco di elogi e paragoni destocats all’uscita (diciamo pure un po’ partigiani, dai). Io lo guardavo in libreria mia da parecchio, tra le centinaia di libri da leggere, e ogni volta mi piaceva la copertina, ma non ricordandomi da dove arrivasse non lo leggevo. So che me l’hanno regalato, ma non ricordo chi. Forse Noè? Sei stata tu? Oppure viene da qualche gelotteria o robe così? Non credo. Era nuovo. Se tu che mi leggi e mi hai regalato questo libro dimmi che sei tu. Perché mi è piaciuto, anche se mi ha fatto un po’ incazzare.

Vi spiego. E non vi spiego. Il libro ha un plot non originale, ma in media res lo diventa, nel senso che viene impostato generando curiosità. C’è un gruppo di persone che si ritrova, dopo tipo una trentina d’anni o giù di lì, per mantenere fede a una promessa di quelle che si fanno da giuovani, quando si riesce a formare una compagnia affiatata. Tipo, oh ragazzi, tra x anni ci troviamo su questa stessa collina a guardare le stelle come adesso?

Poi si sa, queste cose non capitano. Qualcuno della compagnia si tromba, un altro ci resta male, altri si fidanzano esterni, altri gli si fa uno scherzo pesante e si incazza e si perdono i contatti… ma qui, qualcuno li ha riallacciati, i contatti, e alla fine la cosa succede. Si ritrovano tutti. Tutti tranne uno, che non arriva. E ci si accorge che è proprio lui che ha organizzato tutto (forse). Lui che chiamavano il profeta, perché era preso male con le pare religiose. E in pratica non ne parlano, ma poi man mano che non si fa vedere, ecco, cominciano a litigare. Tu sei una merda, no la merdaccia sei tu, e tu hai una vita sfigata, sarà bella la tua… Vengono fuori cose. Tipo uno che finge certe cose, un altro che è in crisi, insomma… in mezzo al gruppone l’unica che si salva non faceva parte del gruppo e di mestiere fa la sultana. Figuratevi gli altri. Il libro spara merda sulla generazione e su fatui rapporti umani di chi invecchia male ma sembra bene. E fin qui, tutto okay, perché a me non empatizzare con nessuno mi va benissimo. Le persone fanno schifo e qui si vede anche troppo. Certo, il difetto è che non puoi prendere un personaggio, dargli un colore, e nemmeno un chiaroscuro. Cioé: Tizio: manager bugiardo schiavo del denaro, Caia: lesbica repressa piena di paranoie, Sempronio: povero sfigato irrealizzato… tutto così. Ora diciamo che qualche chiaroscuro in più ci voleva. Non di soli difetti vive l’uomo, nei libri.

Ma non vi ho detto la parte interessante. Uno alla volta, questi qua, mentre passa la prima notte, cominciano a sparire. Tipo giallo, solo che non è che muoiono, spariscono proprio. Ma tipo il primo uno non ci pensa… sembra che sia andato a casa. Ma ha lasciato l’auto, e insomma… come ha fatto? E qui viene il bello. La caratteristica migliore. Pagina dopo pagina si fanno tutti venire il dubbio che sia ‘sto coyote di profeta che si vuole vendicare. Gli avevano fatto uno scherzo pesante… (seeee vabbè, si fa per dire) e chissà cosa aveva organizzato! Persino le case dei paraggi erano vuote con la gente scomparsa lasciando la minestra nel piatto. E niente cellulare. Niente TV. Lontani dal mondo. Okay… vi ho detto abbastanza. Diciamo che un paio di soluzioni, e sparizioni, sono decisamente ottime, soprattutto quando a un “puff” si sostituisce una morte vera e propria, per quanto improbabile, tipo una va a cagare e dice… Oh, ragazzi, ho paura di sparire anche io, ma non cago se mi fissate, girate almeno la testa un attimo eh… no, non sparisce. Succede altro.

Poi che dire… vi cerco un paio di tavole della mostra che erano belle. Cosi le guardate anche voi. Del libro io direi basta. Era un caso editoriale, scrittore che tira fuori il manoscritto, colpo di culo, successo, blablabla, ‘ste robe qua. La qualità più grande è che si arriva alla fine in fretta, e la scrittura è semplice ma abbastanza efficace, anche perché semplici sono i personaggi e le vicende da raccontare.

Poi, alla fine, almeno io, pensavo una cosa. O meglio, temevo una cosa. E speravo non succedesse. Ma poi è successa. E qui mi sono un po’ incazzato. Però nemmeno tanto, nel senso che mettiamola così. Se tu in un intreccio cominci ad annodare fili in modo che chi ti legge si chiede: ma possibile che proprio… cioè ma vuoi che succeda esattamente… e via di questo passo, ecco, è difficile sciogliere i nodi senza ricorrere a qualcosa di non reale. E infatti arriverà. Ti piace vincere facile. Ma poi, vincere facile, mica è vietato. Quindi insomma… sufficiente. Non so se ci han fatto un film. Ma uno bravo, che riesce a dare ai personaggi una profondità maggiore e cambia il finale, qui ci può cavare anche un bel lavoro.

Io basta. direi che me ne vado a dormire. Anzi no. Mi taglio le unghie. Poi rispondo a Serena. Poi basta, si.

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