Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte di M. Haddon ***
Allora.
E’ già un pò che l’ho letto questo (un mese fa, ormai).
E’ un libro del 2003.
Ricordo che all’epoca ne sentii parlare a Dispenser (o come cavolo si scrive), su Radio 2. E’ una trasmissione radiofonica tra le migliori che esistano, anche se non l’ascolto mai. Ha un po’ la mia logica di vita: condividere bellezza.
Ricordo anche che all’epoca lo regalai a mia cugina, questo libri. Dopo qualche mese mi disse che l’aveva letto, e che le era piaciuto.
Ok.
Ho capito.
Ora la smetto di scrivere senza dire niente.
Ha un pregio questo libro. Un grande pregio. Innegabile. Si legge velocemente. E’ fluido, veloce, leggero. Come lo cominci ti trovi a pagina 50 e nemmeno te ne sei accorto.
Adesso certo, farò anche una critica. Ma se qualcuno riesce nel compito di farti leggere veloce e in scioltezza, beh, bisogna sempre rendergliene atto e apprezzare.
E io l’ho apprezzato. E vi dico: è un buon libro. Lo vedo bene come libro da regalare a un adolescente che legge poco o niente e che ha la tendenza a odiare la matematica.
Di che parla?
E’ un libro in prima persona, scritto da un bambino autistico e un po’ ossessivo-compulsivo, di 10-12anni, che cerca di elaborare la complessità del mondo (per lui enorme) attraverso la matematica e il ragionamente scientifico.
Contare, classificare, sistemare… lo facciamo più o meno tutti, continuamente.
Christopher lo fa per necessità. Ricorda, lontanamente, l’essere matematicamente impeccabile di Hoffman in RainMan. Conosce i numeri primi fino a settemila e rotti e tutte le capitali del mondo.
Probabilmente sa anche che 111.111.111 X 111.111.111 = 12345678987654321 (figa eh, sta cosa, confessate)
Ma com’è la vicenda?
Il libro comincia con l’idea di giallo ma non è un giallo. E’ un romanzo di formazione.
Attraverso le vicende di Christopher, impegnato a indagare su chi sia il colpevole dell’assassinio del cane della vicina di casa, si raccontano i problemi di un ragazzo che soffre per la separazione dei genitori e che vede il mondo attraverso un vetro che lo distorce. Alla fine è un viaggio verso la vita quotidiana (crudele e piena di contraddizioni) dei “grandi”, ma è anche un viaggio dentro la vita semplice e piena di difficoltà di un adolescente con questo tipo di problemi.
Ci si trova a soffrire con il protagonista quando qualcuna parla a voce troppo alta, o ci sono troppi rumori, e lui è costretto a urlare tappandosi le orecchie, per non farsi sopraffarre.
Si resta affascinati quando Christopher ci spiega la matematica, introducendo nei giochi con i numeri. E’ piacevole e tenero vederlo organizzarsi la giornata coi diagrammi di flusso o pensare tutti i suoi gesti e movimenti come su una mappa, oppure barcamenarsi nella non-umana impossibilità di raccontare bugie.
Per finire però, anche le critiche. Due.
La prima è che il libro è un libro ruffiano. Raccontare la vicenda di un diverso dal punto di vista del diverso facendo leva sulla tenerezza che questo provoca io lo trovo ruffiano. Il fatto è che qui è un compito svolto in modo egregio.
La seconda critica è una critica a metà. Un bambino autistico, col cazzo che ha questa visione delle cose. C’è un contrasto latente tra il COSA Christopher prova, e il COME lo racconta. E’ però un difetto a metà perché bisogna capire che siamo di fronte a un romanzo, con scopi di intrattenimento. E se vuoi raccontare una storia, non puoi essere palloso. Quindi bravo Haddon, perdonato e promosso.
Libro consigliato.
P.s. Da notare che all’interno c’è un mega-spoiler su “Il mastino dei Baskerville”
Vi saluto con una barzelletta, tratta dalle tante cose carine:
Ci sono 3 uomini su un treno. Uno è un economista, il secondo è un logico e il terzo un matematico. Hanno appena oltrepassato il confine con la Scozia quando dal finestrino vedono una mucca marrone in un campo, in posizione parallela rispetto al treno.
– Guarda, le mucche in Scozia sono marroni – dice l’economista.
– No – lo corregge il logico – In scozia ci sono le mucche, e almeno una è marrone.
– NO – conclude il matematico – C’è almeno una mucca in Scozia, e uno dei due fianchi è visibilmente marrone.
Titolo: Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte
Autore: Mark Haddon
Edizioni: Einaudi – ET
pagg. 247 – € 10.50 ma lo trovato con 15% di sconto quasi ovunque
ISBN
cadoglio
Ti dirò che io non sono riuscito, invece, a perdonare gli stessi due difetti individuati da te, pure essendo del tutto d'accordo sugli aspetti positivi che segnali, e considerandolo un libro interessante e particolare.
Poi però c'è quella sterzata da giallo a bildung, che – se ti aspettavi un giallo, magari particolare, ma giallo – ti lascia un po' così: :-|.
Il fatto però che mi ha più deluso (deluso, perché i presupposti erano ottimi) è che poi Haddon detta le regole e non le rispetta: Christopher non può capire (e tantomeno utilizzare) figure retoriche. Non le capisce. Bene. Ora: nel libro di similitudini e metafore ne usa eccome. Ora non ricordo – è passato un anno o forse più da quando lo lessi – ma ho in mente, verso l'inizio, un punto in cui lui dice che si sentiva come fosse il pilota di uno di quei sottomarini che vedeva in tv. (Attenzione, potrebbe non essere esattamente così, ma la sostanza è che astraeva, eccome, immaginava, eccome). E non era un caso isolato, accadeva più di una volta.
gelostellato
Ti capisco
Ho presente il punto dove dici
Io invece, anche se i difetti li ho perdonati, ho avuto un momento di fastidio più avanti, quando Christopher si atteggia a professorino ed effettivamente fa un uso smodato sia si similitudini che di giudizi che non avrebbe potuto dare. Lì mi ha generato una sensazione del tipo: ma va là!
Poi però mi sono lasciato attrarre dalla scioltezza.
Ora che mi ci fai pensare è stato proprio quel giallo che non era più giallo il peggio tradimento
Il fatto è che dopo dieci pagine si capiva chi era il colpevole e quindi io non l'avevo mai interpretato come giallo.
Ho cancellato il tuo commento senza volerlo sul post fantasma.
ti concedo di lanciarmi due insulti silentuosi.
🙂
Anonymous
La ringrazio per Blog intiresny