
Chiedi alla polvere di John Fante ***
“Disincanto” è la parola che continua a venirmi in mente dopo aver letto l’oper più famosa (se non altro perchè c’è il film, credo) di John Fante.
Ed è il disincanto di Arturo Dominic Bandini, protagonista del romanzo, che permea ogni pagina di questo libro, la cosa che più mi è rimasta addosso. E’ un libro che vale la pena di leggere se lo sapete cogliere nella chiave giusta e se lo si legge senza eccessiva superficialità In caso contrario lo si potrebbe trovare anche una “cagata”.
E a questo proposito bisogna assolutamente spendere due parole sull’introduzione di Alessandro Baricco, presente in questa versione della Einaudi.
Innanzitutto non fatevi traviare dal fatto che ci sia Baricco a introdurre il libro. Se siete di quelli che non lo reggono e lo trovano saccente, borioso e paraculo saltate tranquillamente l’introduzione e leggetivi il libro, che con il Baricco style non c’entra una mazza.
Se invece ritenete di avere un minimo di spirito critico e riuscire a godervi il libro anche in presenza di una copiosa e riuscita introduzione, allora leggetala, ma sappiate che è un arma a doppio taglio: da un lato vi permette di godere alcuni aspetti del libro che forse vi sarebbero sfuggiti (e questo è bene), dall’altro vi danno una chiave di lettura dalla quale non riuscirete più a staccarvi.
Intendiamoci, è un’ottima chiave di lettura, ma se non volete essere influenzati, anche a rischio di godervi di meno il libro, allora saltatela.
Però attenzione che le parole più incisive di questa introduzione sono riportate nella seconda di copertina, e sono anche le parole che meglio descrivono il libro, quindi le utilizzo come sinossi e ve le riporto:
«Chiedi alla polvere è un romanzo costruito su tre storie. Prima: un ventenne sogna di diventare uno scrittore e in effetti lo diventa. Seconda: un ventenne cattolico cerca di vivere nonostante il fatto di essere cattolico. Terza: un ventenne italoamericano si innamora di una ragazza ispano-americana e cerca di sposarla.
Il tutto a bagno nella California.
Immaginate di fondere le tre storie facendo convergere i tre ventenni (lo scrittore, il cattolico, l’italoamericano innamorato) in un unico ventenne e otterrete Arturo Bandini. Fatelo muovere e otterrete Chiedi alla polvere. Ammesso, naturalmente, che abbiate un talento bestiale».
Chiusa la parentesi introduzione, parliamo del libro.
Innanzitutto, se considerate che è stato scritto nel ’39 ed è ambientato pochi anni prima, in piena Los Angeles, beh, bisogna riconoscere a Fante la qualità/ingenuità di aver evitato completamente (o appena appena sfiorato) due mondi con i quali credo fosse difficile essere indifferenti: la criminalità californiana degli anni ’30 e il secondo conflitto mondiale nel quale gli USA avrebbero giocato un ruolo da protagonista. Fante li vede, li dribbla e parla d’altro.
Parla di Bandini e del suo essere ingenuo scrittore, del suo non conoscere il mondo che lo circonda e del suo trasformare tutto in scrittura. Bandini patisce la fame, è meschino, scopa, sperpera denaro, fuma, rischia di morire, si innamora, fa figure di merda, si dispera, gioisce, fa cazzate e tutto, tutto viene trasformato e filtrato in scrittura. Sono tutte pagine scritte mentre sono vissute.
Bandini è ingenuo: non sa, non conosce, ha sete e fame di tutto, ma allo stesso tempo è spaventato da tutto. La sua visione delle cose è a tratti irritante. Ti fa venir voglia di entrare nel libro e prenderlo a sberle. I suoi comportamenti sono anche più irritanti. Subito dopo, però, quel suo essere “buono” ti riempie di tenerezza.
Qualche esempio che vi dipinga Bandini?
Immaginatelo lui, italo americano dalla carnagione scura, che insulta una messicana per motivi razziali. Immaginatelo che se la vuole trombare e non ce la fa perchè è talmente bella che è troppo preso a pensare a cosa riuscirà a cavare da questa bellezza per i suoi libri, immaginatelo che prova per giorni la sua firma per poterla apporre sul contratto che gli manderà l’editore…e via di questo passo.
Insomma, il personaggio Arturo Bandini, grande scrittore, è uno di quelli che ti restano dentro. Che te lo ricordo dopo anni. E questo è già un buon motivo per leggere il libro.
Un altro buon motivo sono gli altri personaggi. Lasciamo pure da parte Camilla, la donna di cui Bandini s’innamora, che nel corso delle pagine diventa presente e importante quasi quanto il protagonista. Vi segnalo piuttosto i comprimari di lusso. Gente come il vicino di stanza di Bandini, ubriacone e mangiabistecche che vi regalerà una scena da urlo; oppure l’invisibile editore di Bandini, che attraverso il contrasto tra i milioni di parole che riceve e le poche decine con cui gli risponde diventa una figura presente e tangibile. Ma ancora Sammy o Vera Rivken, che saranno ben più che comprimari del protagonista.
C’è poi la parte narrativa e la questione stile. Fante usa almeno tre registri che corrispondono agli stati d’animo di Bandini. Il Bandini riflessivo diventa poetico, forbito, descrittivo e quasi noioso. Il baldini triste/deluso o normale diventa un raccontatore coi fiocchi, che snocciola immagini e vicende con parole semplici e dirette, dialoghi brevi. C’è infine il Bandini entusiasta/esaltato fatto tutto di esclamazioni e frasi brevi, che si dimenticano i verbi e la musicalità. In percentuale 10%-70%-20%.
Credo di aver detto anche troppo, sul libro, soprattutto tenuto conto del fatto che è un libro abbastanza breve. non fatevi ingannare dallo spessore perchè le pagine sono 209. le prime 40 sono spese in introduzione e biografia di Fante, le ultime sono un prologo del libro in cui praticamente si raccontava troppo e che è stato sapientemente messo alla fine.
Basta, ho parlato anche troppo. 🙂
Titolo: Chiedi alla polvere
Autore: John Fante
Edizione: Einaudi – stile libero
Pagg. 5231 – € 9.50
ISBN:978-88-06-16805-6
Anonymous
Si chiama Bandini,non Baldini..imperdonabile.
gelostellato
ahahaha
vero, che figata
e si è pure trasformato nel corso del post
lapsus baldiniano fiorellesco
danke!