Il sicario, disteso sopra i cornicioni, fissava la porta dell’uomo. Avvezzo al mestiere, respirava lento, puntando la croce del mirino sulla maniglia.
Uno scrittore… Chissà perché? Chissà in quali guai si era ficcato per meritarsi il costo di un attentato. In quel paesetto, poi… Ma non erano affari suoi.
Lo pagavano, eseguiva. Punto.
Aveva studiato le abitudini del suo obbiettivo: usciva a intervalli regolari, fermandosi sull’uscio a osservare la luna, la piazza deserta, le imposte melanconiche; a cercare ispirazioni o, chissà, perdendole, risucchiate dal cellulare o da una paglia fumata di fretta.
Ma ora i rintocchi della mezzanotte erano passati. Non si scorgeva movimenti, tra i viottoli del borgo.
Il colpo, silenzioso, bucò la notte e scoppiò il cuore dell’uomo. Il corpo, presto cadavere, oscillò per un istante, poi cadde all’indietro, in casa. Fortuna galattica! Nella peggiore delle ipotesi lo avrebbero trovato l’indomani mattina.
Il sicario cavò dalla tasca il cellulare criptato e compose un numero.
Il Consiglio che, all’unanimità, aveva decretato l’esecuzione, sempre all’unanimità era in attesa. Un’attesa che durava da anni. Avevano aspettato qualcuno che conferisse lustro al paese, che ne facesse risuonare il nome. Certo, speravano in un attore, un cantante, un calciatore… si sarebbero accontentati anche di un politico, ma niente da fare. Il paese rimaneva un abitato di gente comune e anonima.
Finché non era arrivato lui. Uno scrittore. Un premio, due, tre… Lo avevano seguito con l’anima spalancata e l’acquolina al cuore. E quando aveva vinto per la quarta volta avevano capito che i tempi erano maturi. Era possibile assegnargli un riconoscimento. Era arrivato il tempo, dopo ere di inferiorità, che Ronchis di Sotto si mettesse in pari con Ronchis di Sopra. Fu subito fatta forgiare la targa, in un metallo più prezioso, sputtanando metà dell’IMU.
Il Sindaco poggiò il cellulare e sorrise con gli occhi lucidi. L’Assessore ai Lavori Pubblici, con un gesto di gioia, tirò una riga sopra la “nuova pista ciclabile”; quello al Bilancio s’affrettò a bonificare l’altra metà delle imposte. Il Vice Sindaco aggiornò subito il progetto per l’inaugurazione in pompa magna della targa… i calici tintinnarono cullati dall’euforia.
Certo, sarebbe bastato aspettare; prima o poi sarebbe ben morto. Ma il Sindaco, e con lui l’intera giunta Giunta, erano persone impazienti.
Davide CervelloBacato
Diobono, bel posto in cui trasferirsi! 😀