"Una lacrima color turchese" di Mauro Corona**
Bruttina. Ma davvero bruttina e noiosa questa favola di natale.
Eh sì, mi tocca dirlo, e con il cuore in mano, perché si sa, a me il buon Mauro, quello di Neve, quello delle idee, degli inserti fantastici e horror, ecco, quello mi piace tanto,
Questo no.
E non sto dicendo che non apprezzo quel trasparire di una purezza e predisposizione alla semplicità, sia narrativa, sia morale.
Dico solo che una fiaba natalizia che si può raccontare in 20-30 pagine non può dilungarsi per 90 ripetendo quella sempre quella, soprattutto quando ciò che ripete è fatto di luoghi comuni molto stantii e il “segreto” che nasconde è palese fin dalle prime righe.
E dico così sapendo che in altri pezzi simili, come i sette ponti, sempre cimentandosi con una favola semplice, e della stessa lunghezza, ecco, i risultati sono decisamente diversi e migliori.
Purtroppo questo libro sembra un parto sforzato e non ispirato, un messaggio che si vuole dare, certo, quello di come la cattiveria ci è ormai addosso.
Un messaggio che condivido e che onestamente è ciò che più mi spaventa, adesso, dove mi sento circondato da quattro cavalieri dell’apocalisse che sono Intolleranza, Ignoranza, Cattiveria, Indifferenza e poi altri, che boh, meglio non sapere.
E insomma… anche anche questa cosa, se la dico, è un po’ banale, ecco perché la piccola trovata (già letta parecchie volte) di un mondo in cui spariscono tutti i Gesù bambini dai presepi e ogni tentativo di rimetterceli è vano, ecco, diciamo che non incide granché.
Troppo, troppo diluita in un blaterare sterile che dice frasi come “molti pensarono al mostro pedofilo e organizzarono di nuovo spedizioni di caccia e linciaggio” oppure, subito dopo, “la folla non ha bisogno di prove, la folla ha bisogno di sangue” oppure ancora, aprendo a caso, “quei tipi desolanti che ridono ai funerali” o “cardinali con attici nella capitale degni di nababbi” e insomma… avete capito. Sono tutti luoghi comuni, generalizzazioni, un dire da bar che alla lunga mi ha irritato.
Che poi, i cattolici al mondo interessati al bambinello sono meno del 20%, al mondo, e il resto ha altre cose per la testa, in fatto di religione, e insomma.. continuavo a pensarlo. Di positivo ci sono alcune stigmatizzazioni della gente, di tutti noi, che siamo si, come quei quattro cavalieri lassù, più aggiungete che siamo ipocriti e falsi, ed egoisti, e insomma… sì, su questo Corono ha ragione, mica no, ma resta che io leggo il libro, e deve piacermi la storia,.
Anche l’arrivo di una lettera, nel mondo tutto, che segue alla sparizione, e che dice ciò che già sappiamo dirà fin dalle prime pagine, non basta a salvare la fiaba.
A dirla tutta, facevo fatica a non saltare le righe, perché tutto questo tergiversare (un concetto unico, alla fine, che si protrae per metà libro.) sembrava proprio uno sbrodolare del tipo “mi hanno detto che devo scrivere tot pagine che hanno il libro natalizio da vendere a caro prezzo (12 euro meno di 80 pagine effettive) quelli della mondadori, e mi tocca farlo, bioparco e ortomio”
Cosa che per altro, questa scarsa vena, si vede anche dal titolo e dal lago che da il perché a tutto e che non centra una mazza con la storia, Collegamento non tirato per i capelli, di più!
E quindi? Quindi niente, non dilunghiamoci troppo. Ho deciso che farò pulizia di libri, e siccome ne ho iniziati quattro e non ne sto leggendo nessuno, metto via tutto, a cominciare da questo che oggi ho letto perché ho avuto tre mezze ore buche, e ho approfittato. (Confesso che avevo solo questo, da leggere, e tanto poca voglia di fare altro, se non ascoltare bjork e non parlare con nessuno.) e domani restituisco in biblio, assieme a un altro che ho deciso di non finire.
E bon, basta così, su. Devo fare millanta cose e poi voglio fare una passeggiata fino casa in piazza a bermi una birra notturna, bagnare i peperoni e portare le bistecche giganti più vicine alla griglia.