Tuorli e nasi del diavolo

Tuorli e nasi del diavolo

Me ne sono andato in bicicletta, oggi. C’era il sole.
C’era il profumo di granoturco raccolto.
Entrava nel respiro senza nemmeno bussare.

La dieta mussoliniana, che giunge con quota 90
mi fa bene e mi fa male.
Ho le gambe stanche, ma sono più leggero.
Ho più occhi e meno orecchie.
Le poesie non le scrivo più, perché fanno ingrassare.
Le storie, le penso soltanto.

Schivo le lumache, guardo il Sole con la meraviglia di un tempo
Di quando lo pensavo un tuorlo da rompere e mangiare, ancora caldo.
Divido la strada in tappe, tengo il conto di discese e salite,
ma poi lo perdo e non lo cerco più.

Sono partito con le tasche piene di nasi del diavolo, bellissimi,
Anche ora che non hanno abbastanza vergogne,
per arrossire del tutto e un po’ restano verdi, vicino al picciolo.

Sono tornato con Calvino nella tasca sulla schiena, che ammiccava
Alle auto in sorpasso.
Non mi curo più di loro, non mi guardo le spalle,
Non metto più il caschetto blu:
Mi investissero, potrei non morire del tutto.

Ascoltavo gli Hardcore superstar, voi non sapete chi sono
E nemmeno io,
Ma aiutano tanto a pedalare
E all’arrivo
Fanno delle orecchie un bosco, e di quel bosco
Un fruscio di storni.
E son belli.
Gli storni, perché gli Hardcore
Non li ho visti mai.

Ho guardato e raccolto una rosa.
Penso sempre a lei, quando lo faccio.
Penso a che ne pensa, di me che ne riduco la vita
con un coltellino svizzero,
che le mostro un mondo diverso,
il regno degli uomini,
I piccoli pupazzi di plastica che occhieggiano dagli scaffali,
I barbapapà, la mia schiena china,
A volte, persino la TV.

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