
“L’estate strana” di Eraldo Baldini***
Ogni tanto devo faticare come una bestia per trovare la copertina di questi inutili e incomprabili corti di una dozzina d’anni fa, e ogni tanto, come in questo caso, con L’estate strana, di Eraldo Baldini, ne trovo a bizzeffe, e quindi vi posso pescare una tra quelle scannate meglio.
Anche perché, alla fine, è una bella copertina, questa, con scelta di colori azzeccata che mi fa pensare all’estate e fa tanta nostalgia, lo confesso, di quelle estati bambine in cui non avevi altro da fare che andartene in giro per i campi, a fare un cazzo, giocare con tutto quello che trovavi e visitare case abbandonate.
E comincia così, o quasi, anche questo racconto, datato ’69, tempo della storia, e anzi, in una data ancora più precisa, ovvero primo uomo sulla Luna. E’ proprio quella notte che viene scelta da 4 ragazzini di Lancimago, zona Ravenna, ovviamente, per starsene davanti alla TV e magari assaggiare la prima birra o insomma… quelle notti che fanno molto stand by me, per capirci. E tutto pare normale anche quando il fratellino minore di uno dei 4 se ne esce con una bomba a mano, residuato bellico non infrequente, e con la quale la cosa più logica è giocarci.
Ma… c’è qualcosa di strano, in quell’estate, e lo scopriremo ben presto con la scomparsa del piccolo Lele per conto di chi, lì, certo, in copertina lo vedete, non dovrebbe muoversi e invece…
Ecco, siamo quindi perfettamente nel filone del Gotico rurale, e mai definizione fu più azzeccata, visto che ti viene proprio in mente, mentre procedi nella lettura e aspetti di scoprire il motivo per cui la campagna si sta ribellando e vuole un tributo di sangue.
Critiche?
Una, piccola, ovvero che è un racconto un po’ slegato. Parte con quel lungo capitolo sull’allunaggio per presentare 4 personaggi che poi, alla fine, non hanno alcun ruolo nella vicenda. E anche la vicenda della bomba a mano è poco legata al resto: due fili tesi e poi lasciati così, slacciati, a penzolare.
Il racconto, narrativamente parlando, vivrebbe benissimo anche partendo da una dozzina di pagine, delle 59 totali, più avanti. Oh, certo, io capisco l’intento di dare contorno e di dare densità a un’epoca che non è quella attuale, e ci mancherebbe, va fatto, per i young readers, così come è bene ricordargli la data dell’allunaggio, qualche personaggio e magari qualche dettaglio di anni non troppo distanti dal conflitto mondiale. Resta però che queste due cose spaccano in due il racconto e senza, tuttavia, riuscire a far entrare in sintonia col piccolo Lele, primo a non vedersela bene.
Molto bene, invece, altri piccoli eventi horror, come il cujesco impazzimento dei cani, piuttosto che una scena al mulino, forse tirata un po’ via, ma alla fine con un ottimo potenziale horror.
Insomma… lettura sufficiente e che fa il suo sporco lavoro, come breve racconto horror di formazione che alla fine difende e tutela un rispetto per la natura che passa anche attraverso il rispetto di riti e usanze e tradizione che, attualmente, troppo spesso, bistrattiamo o prendiamo in giro.
Che dire… niente, che ora comincia la caccia ai Corti che mi mancano e che sono intenzionato a terminare questo inutile viaggio nei racconti brevi youngster della EL.
Però, come già sapete, sessendo questi post inutili, cerco sempre di lasciarvi qualcosa lo stesso.
Oggi vi lascio, nell’ordine, un Van Gogh che non conoscevo, alcune illustrazioni vettoriali molto colorate e, siccome lo so che siete tutti un pochetto delusi dal non aver visto abbastanza tette della Ferilli ne La grande bellezza di ieri sera, un bel lavoro surrealista (Matthieu Soudet) con una sorta di Ofelia più nuda e pettoruta di quella famosa di Millet. 🙂 E’ tutto cari, e voi andate avanti col Fun Cool!