Settembre 2013

Le parole fragili Hanno il cuore caldo, messo lì sull'ultima Sillaba, bramoso di farsi soffocare Da un bacio o un sospiro o un singhiozzo Di gioia marcita. Le puliamo nei pensieri: Pistole profumate d'olio E giustizia. Ci svegliamo irosi, le afferriamo Dalla scarpiera e dalla madia, Ce le mettiamo sotto la

Le api e le falene  Della tua gonna ti hanno volato via;  Trascinata,  Per mano un capriccio  Di tempo e denaro e sorriso;  Un'aria soffiata,  Via e fuori,  Dal corno e dal fagotto.  Meriti un abito  Di porcellana,  Un'arma di carta o fango,  Un sonno tenue,  Dipinto appena,  A matita, sulle pareti  Della tua

Tu che inchiodi Le foglie agli alberi e i quadri Ai panorami. Tu con garbo, preziosa,  A fare di vanità menzogna per difenderti Da tramonti precoci e vetri appannati. Ti dimentichi spesso il cuore  In auto Assieme alle chiavi di casa e a una bottiglia Di plastica  Vuota E un'arma che

E tu cosa guardi?Cosa speri?Cosa disegni,  Unendo i nei spruzzati a caso,  Sulle schiene pallide delle tue giornate?  Scuoti il capo,  A dirotto,  In queste città che costruiscono Universi  Attorno a un caffè, A un prosecco,  Alla prossima cosa bella che verrà A bussare in faccia alle stronzate.  Cosa guardi

Leggo il mio passato nelle unghie, Tagliate e volate vie nell'erba del giardino, Le righe sono chiare Ma in lingue che ho parlato poco Studiato mai E conosco solo attraverso le bocche  Altrui.  Leggo nei giochi del cane e del gatto E nei fruscii del nylon Sopra le uova