
"Winnie puh" di Alan Alexander Milne****
Lo odiavo con una sorta di fastidio, senza un motivo preciso, così come si odiano le cose alla quali veniamo sovraesposti.
Lo odiavo da quell’estate dove ovunque, dagli aggeggi da appiccicare al telefono agli scopini per cessi, lui era lì.
Lui e la sua ghenga – Pimpi, Tigro, Ih Oh – occhieggiavano con quella faccia stolida e un po’ beona.
E pensare che non avevo mai visto né film, né cartone, di Winnie the pooh.
Poi ci fu quella discussione, quella famosa, la discussione sui cento libri per sembrare fighi, e là, in quei commenti, arrivò Noemi a farmi scoprire che Winnie the pooh, come lo chiamiamo noi figli della disney, è un libro.
Due libri, a dire il vero.
E io devo fare pubblica ammenda, sì.
Con Noè e con i fruitori dei 100PSF, perché questo libro, di Alan Alexander Milne, targato 1926, deve, ha tutto il diritto di, finire in quella lista.
E non solo perché Winnie è diventato famoso grazie alla Disney, ma anche perché, ve lo assicuro, Winnie-the-pooh, è un ottimo, ottimo libro per ragazzi.
E io, sapevatelo, sono già pronto a scoccare il due, la strada di Winnie Puh, per scoprire di Tigro, che in questa edizione non c’è.
Ma cosa vi posso dire, io, di Winnie Puh (è questo il nome giusto, nel libro).
Tante cose, credo.
Tante cose che io non sapevo, che ho imparato, e che ho imparato con piacere.
Una sorta di “Forse non tutti sanno che“.
Che ne dite, la facciamo così questa recensione di Winnie Puh? Io dico di sì!
Forse non tutti sanno – o comunuque io non sapevo – che:
- Winnie Puh è un orsacchiotto di pezza, il peluche preferito di Christopher, il figlio di Milne, e queste storie sono raccontate a lui, usando i suoi peluche e mettendoci dentro anche Christopher stesso, nel boschetto vicino a casa Milne.
- Puh si chiama Puh per tanti motivi, tutti bellissimi. Tanto per cominciare dalla raccolta di poesie per bambini dove ci sono i semi da cui l’orso germoglia e dove Puh “è un ottimo nome per un cigno, perché se lo chiami e lui non viene (che è una cosa che i cigni sanno fare molto bene), puoi far finta di aver soltanto detto ‘Puh!’ per far vedere quanto poco lo volessi.” Oppure perché “ogni volta che una mosca gli si posava sul naso doveva cacciarla via soffiando. E credo – ma non sono sicuro – che questa sia la ragione per cui si chiama Puh“
- Winnie è un nome da donna, certo, ma lui, l’orso di Christopher, lui si chiama “Winnie il Puh“. Non sapete cosa significa “il”? Spero che lo sappiate, ci dice Milne, perché è l’unica spiegazione che avremo.
- Nel libro Pimpi si chiama porcelletto, e gli altri sono Gufo, Coniglio, il vecchio Asino Grigio Isaia (non troppo simpatico, direi) e Can e Guro. Tigro arriva solo nel secondo libro, qui non c’è.
- Gufo e Coniglio sono animali veri, gli altri sono peluche.
- Winnie Puh in realta si chiama, prima di chiamarsi così, Edoardo.
- L’orso Puh è un orso di pochissimo cervello, e lo sa, e però anche se con fatica lui pensa, e alla fine è davvero un personaggio positivo.
- I disegni di Shepard sono direttamente ispirati all’ambiente che ha ispirato le storie, ovvero casa Milne e i pelusce di Christopher
Ecco, vorrei dirvi altre cose, ma non ve ledico. Non voglio rovinarvi il libro.
Ci sono storielle, dieci, tutte molto carine e alcune spassose, soprattutto se vi ricordate che è un libro per ragazzi, semplice, illustrato, con una sorta di non-sense che però, per un bambino, è “sense” a tutti gli effetti. E così eccovi arrivare le scritte con gli errori di ortografia, la spendizione al Palo Nord, il meraviglioso capitolo in cui non c’è il Guzzo, e tutti gli altri, tipiche possibili avventure che si potrebbe costruire un bambino se gli date dei peluche e lo mandate a giocare in giardino.
Le mie preferite sono proprio quella sul Guzzo e quella del rapimento di Guro, il figlio di Can, anche se ho adorato anche la spendizione al Palo Nord e il ritrovamento della coda di Isaia.
(Certo e che dire di Winnie che nel primo capitolo si finge una nuvola nera, dopo essersi rotolato nel fango?)
Vi lascio però, non riesco a farne a meno, l’incipit, che io ho trovato davvero, davvero bello.
Non so voi, ma io penso che ci voglia del talento per un incipit così. Poi magari mi direte che mi sto entusiasmando per un cazz, ma io penso davvero sia bello. Perfetto, direi, o comunque non riuscirei a immaginarne uno migliore.
Ecco l’Orso Edoardo che scende le scale, bump, bump, bump, sulla nuca, dietro a Christopher Robin. Per quanto ne sa lui, è l’unica maniera di scendere le scale, ma certe volte ha la sensazione che ce ne debba essere un’altra, se solo potesse smettere un momento di picchiare la testa e pensarci su. D’altra parte forse un altro m
odo non c’è. Comunque eccolo arrivato in fondo e pronto per esservi presentato. Winnie Puh.
Basta così, cari fan di gelo.
Mi piacerebbe parlarvi del male che la Disney, nel lungo periodo, fa a un’opera come questa e del bene che fa, secondo me, regalare il libro, invece del film, tant’è che per Santa Lucia ho già comprato alla mie due nipoti i due libri di Puh. (Anche perché leggendoli io a scrocco, fa sempre bene sapere di averli in famiglia, nel caso servissero).
E ora basta, ho impiegato un’ora esatta a parlavi di un orso di peluche e la cosa mi ha estremamente gratificato, direi che posso restituire il libro. 🙂
Nick Parisi.
A me più che del libro stesso è sempre piaciuta molto la genesi del libro, sapere che Winnie The Puh è stato un atto d' amore di un padre nei confronti del figlio mi dá piú fiducia nei confronti dell' umanitá.
gelo stellato
sarà… ma ci sono un sacco di altrettante opere d'amore di uguale intensità che però, artisticamente, fanno cagare. Mi sembra un po' riduttivo, povero winnie 😀
in realtà, poi, non è proprio così… le poesie, quella della genesi, le ha scritte in vacanza perché si annoiava, (era con degli amici) almeno queste le sue dichiarazioni nell'intro, poi da lì la prima storiella, ma le poesie le aveva già mandate all'editore e avevano fatto il botto di vendite. Quindi mi sa che okay, atto d'amore, ma fino a un certo punto va. 😉
Noè
…ho letto la recensione a salti, perché voglio prima leggerlo!!!
Ora, per farti perdonare di avermi maltrattata quando cercavo di convincerti a metterlo tra i 100 libri figli, il minimo che puoi fare, se non hai provveduto, è vedere "Sherlock Holmes". Non il film, bensì la serie della BBC. Mini-serie, in realtà. Sono due serie da tre episodi ciascuna, e sono spettacolari.
A me, del cartone, piace tanto Tigro, quindi dovrò leggerli entrambi!
^_^
Buona domenica!
Noè
*libri fighi, sorry!
:-/
kendalen
Il problema principale del Pooh (AKA The Disney Version) è la voce da maniaco sessuale. Augh.
Pecorella75
Comunque leggendo su wikipedia inglese (ma anche in quello italiano, vedo adesso) pare che il titolo originale sia proprio Winnie-the-Pooh.
Mi sa che Puh se l'è inventato qualcuno della Salani…
E quasi quasi m'è venuta voglia di leggerlo pure a me.
gelo stellato
no, no, lo spiega il traduttore nell'introduzione, perché voleva mandenere l'onomatopea di quando winnie soffia via il pelo dalla faccia sbuffando e facendo pooh pooh in inglese, ma riportato in italiano poi l'ha reso con puh puh, che poi è anche quel che si dice ai cigni quando non ti obbedisono. 🙂
Unknown
Il libro originale si chiama Winnie the Pooh, è stato tradotto in italiano come Puh (la disney in questo caso non ha fatto errori) 😉
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