
"Nessun dove" di Neil Gaiman****
E alla fine l’ho letto, questo plurinominato, plurisponsorizzato, molto cagato dai Silenti e non solo, Neverwhere, di Neil Gaiman.
Non l’ho comprato, però, ma me l’ha prestato il mio studente convertito alla buona letteratura, al quale ho prestato Tre millimetri al giorno e ha pensato di ricambiarmi il favore con questo.
Direi che siamo pari, sì.
Anche nessun dove, alla fine, mi ha soddisfatto, e ripensandoci, è un libro che riesce a lavorarti dentro, a scavare meraviglia dalle tue tasche interne, portandoti appunto in un luogo brutto, ma affascinante, come l’altro mondo che esiste a Londra, sotto Londra, tra fogne, sotterranei, metropolitane misteriose e stanze che ci sono ma non si vedono, con persone che ci sono, ma non si vedono.
Il concetto di “presenza” gaimaniano pende senza dubbio le mosse da quella parte di popolazione londinese (ma vale per tutte le città medio grandi) che esiste, vive, ma viene ignorata da noi, normali, che abbiamo casa-cibo-lavoro. Da lì, Gaiman costruisce il suo contesto, che è direttamente proporzionale – in fascino – alla conoscenza di Londra. Io, ahimè, i luoghi citati li conosco poco, e mi dovrò obbligare a, però diciamo pure che sarebbe molto, ma molto facile trasferire questo libro, stessa trama-storia-emotività, in una New York, in una Roma, in una Praga, o insomma, in qualunque altra città con un minimo di carattere e storia.
E infatti, Gaiman, lo accenna, in certi pezzi, che il Nessun Dove, non si trova solo a Londra.
Comunque.
Siccome le cose da dire sarebbero tante, tento di farlo per punti, così domani restituisco il libro (Oh, Luca, però vedi di tenerlo eh, che magari mi serve, un domani, e te lo chiedo)
Dunque
1) che il libro nasce da una sceneggiatura, si vede. soprattutto nella seconda parte. Certe trovate, sanno molto di cinematografico e forse, in un libro nato libro, non avrebbero trovato posto. Una d’esempio? Il protagonista, Mayhew, che imbranato e normale, riesce dove la cacciatrice – una che fino a quel momento poteva affrontare qualunque avversario – fallisce. Si sapeva, lo si sapeva da molto presto, che sarebbe andata così… in un film. Nella realtà letteraria, forse, esistono altre soluzioni. Comunque, anche se il libro lo diventa ex-post, devo dire che non è un male.
2) Non c’è una idea di fondo enorme. Anzi, alcune sono cliché classici, usati per l’ennesima volta (il coccodrillo gigante delle fogne newyorchesi, per dirne uno) ma sono usati con parsimonia e sapienza, e nel complesso, queste piccole idee (il vagone morto, il mercato di reietti, le porte aperte qua e là, i topi che parlano, ecc ecc) diventano un fiume, un susseguirsi di impeti, di novità, e trascinano, non c’è dubbio. Ecco, trascinante, credo sia la parola giusta.
3) Ci sono bei personaggi. Davvero, sia dal lato cattivo, perché una coppia come il signor Vandemaar e il signor Croup sono elementi di rara cattiveria e terrificante implacabilità, sia dal lato folk, con Old Bailey, il Marchese Carabas, l’uomo che parla coi ratti, hunter, che spiccano anche sui due protagonisti: Richard e Porta.
4) C’è qualche sottigliezza sui nomi che temo perda sapore in traduzione. Per esempio, se si riesce bene a rendere Anesthesia con Anestesia, qualche difficoltà in pià la deve aver data Door, che non si poteva fare altrimenti che tradurre con Porta, con annesse difficoltà verbali dovute a portare, che in inglese mancano.
5) La struttura è ottima. Anzi, è decisamente un punto vincente, un meccanismo che mette le cose in modo che la tensione sia alta e costante in tutto il romanzo. Non sono andato pazzo per l’ultima parte, il ritorno al mondo reale con la confessione fiume – poco verosimile – all’amico collega di lavoro, ma è comunque funzionale al desiderio di tornare al mondo straordinario di Nessun Dove, e quindi ci sta.
6) Il senso della fiaba scura, presente nelle idee di questo romanzo, è elevatissimo. Devo dire che Gaiman ha un talento particolare di vedere il fantastico cupo e perturbante riflesso in cose reali, in piccoli indizi che possono aprire anche spiragli su grandi oscurità, ed è bravo a mescolarci figure più classiche del perturbante (la lamia, per dirne una)
7) Una cosa tecnica, sull’edizione. Questa edizione Fanuccica, a seconda di quanto dice lo stesso autore nell’introduzione, voi che avete letto il libro vecchio, non l’avete letta. Questa è diversa, ci sono più cose, dice lui. Vi dirò… non so se è così, però l’introduzione di Gaiman è piuttosto da sborone, con tanto di farci sapere che lui, oh, alcuni capitoli di questo libro li ha scritti nelle furono twin tower… Embè? Mi veniva da rispondergli… io lo sto leggendo mentre mangio la torta Pistocchi col porto e voglio ben vedere che fine farà, subito, nel mio stomaco. Comunque fingiamo di esser contento di aver letto questa ri-edizione, anche se la copertina non mi entusiasma.
8) Benché questo sia un buonissimo romanzo, pieno di idee, io non sono sicuro che sia il miracolo che ogni tanto qualcuno di voi mi dice. Parlo proprio di scrittura e di qualche cliché buttato dentro. Sembra che l’autore, quando scriveva, avesse grandi cose per la testa, ma un pochettino fosse stato ancora vincolato al “come va di solito” molto televisivo, per l’appunto. Comunque, finché questi piccoli difetti annegano dentro una mole così vasta di idee, va più che bene. Ce ne fossero…
Bene
E’ tutto. Contento d’averlo letto.
Ora, come da vostre istruzioni ai tempi di Coraline, il mio prossimo Gaiman sarà “I ragazzi di Anansie”.
ps. per Luca
Uosa = calzari
Nick
Finalmente sei tornato a leggere romanzi seri. Lol.
A proposito dei personaggi Croup e Vandemaar, secondo lo stesso autore, sarebbero la versione sadica del Gatto e della Volpe collodiani.
Ciao.
gelostellato
Effettivamente, li gestisce allo stesso modo… io credevo fossere la versione soft di Vanni e Pacciani 😀
marco
T'ho già detto in passato che leggere i romanzi di Gaiman e tralasciare il suo capolavoro – i 75 numeri più un paio di speciali che compongono Sandman – è come essere invitati ad un banchetto solo per finire a mangiare gli avanzi in cucina col gatto.
Orsù, compra i dieci costosi volumi che raccolgono l'intera saga!
Anche perché i romanzi tendono ad elargire ritorni progressivamente inferiori… di solito quello che ti piace di più è sempre il primo.
gelostellato
Sì, è vero… ora ricordo
ed è vera anche l'utilità marginale decrescente delle letture monoautore.
Ma non comprerò quella cosa fumettose che dici…
magari…
ehi, Silente, ce li hai? Me li presti? :)))
pipkin
Domanda stupida: Hai per caso letto "American Gods", sempre di Gaiman? Perché l'ho trovato illeggibile (vedi -> noia mortale), ma questo mi ispirava molto dalla trama…
Michela
Bellissimo, Nessun dove 😀
(pure "Tre millimetri al giorno" non scherza però :P)
Piscu
di Gaiman ho letto american gods (bello, ma prolisso) e good omens (quello insieme a Pratchett), però finora non sono riuscito a farmi conquistare come dovrei. mi dà un po' l'idea di autore sopravvalutato, di quelli che pur essendo bravi sono riusciti a diventare un fenomeno letterario per qualche caso fortuito.
aspetto le altre recensioni, anansi boys era quello che mi attirava di più.
gelostellato
@pipkin
no, non ho letto american god, anche se il secondo consiglio che mi avevano dato era "i ragazzi di anansie" e credo mi leggerò quello
comunuque verranno a dirti, vedrai…
anzi, piscu dice già.
@Michela
concordo, anche se tre millimetri, per esecuzione, è un gradino sopra.
@piscu
anche tu con anansy eh… lo leggeremo allora 🙂
Simone Corà
Di Sandman ho i primi 6-7 numeri della nuova edizione della Planeta, ma non mi piaceva granché, molto prolisso e fumoso, così l'ho abbandonato. Magari poi migliorava come sostengono tutti che sia sto capolavoro, ma non avevo voglia di approfondire.
Nessun dove secondo me è discreto, nel senso che durante la lettura mi piaceva un sacco, ma poi, riflettendoci un po', alcune cose là, qualche cliché di qua, una scrittura un po' così, e insomma, per me il Gaiman scrittore rimane sempre e solo quello de I ragazzi di Anansi, che avrà una storia embè però è trascinante, il resto che ho letto mi ha fatto moderatamente schifo (American Gods, Il ragazzo del cimitero, un'antologia di cui non ricordo il titolo – certo c'è quello scritto con Pratchett che è bello, ma mi sembra ci sia zero Gaiman e 100 Pratchett, quindi non vale e a te non piacerebbe in ogni caso) e perciò non lo leggerò più.
Frank Spada
"col porto?! Gelo, questa è la seconda volta in pochi post che sbandieri il tuo palato: mi rallegro per il dove-quando-come iniziasti ad affinare il gusto con il Porto.
cooksappe
😮 wow
gelostellato
@Frank
mah… cuissà…
@Silente
quindi non eri tra quelli che me lo indicava come capolavoro assoluto?
sì, sulla scrittura davvero siamo così così, però ha dell'appeal, nell'immediatezza di lettura, che è notevole
è pop
molto molto pop
e quindi
soprattutto in questo mese di pop-pe e prue
è ideale
🙂
@cook
benvenuta in questi lidi 🙂
Eddy
caspita… ho un paio di robe di gaiman da leggere ma questo lo metto per primo. Scrittore (uno dei tanti 😉 ) che non conoscevo. Vedo di recuperare! Grazie.
Vlad
Ho adorato questo libro fin da quando è uscito, sono un fan di Croup e Vandemar ma ancora Vanni e Pacciani non mi erano venuti in mente 😀
m/
gelostellato
beh.
croup e vandemar
avevano i poteri
gli altri due non mi pare,
quindi non so chi la spunterebbe, par condicio 😀
marco
Su Sandman:
E' vero – ed universalmente riconosciuto – che i primi 7-8 numeri non sono un approccio ideale alla serie. Hanno un tono dark/horror che non tornerà quasi mai con questa preponderanza, e non danno l'idea delle direzioni in cui si svilupperà la storia. In parte ciò è dovuto alla necessità di inserirsi commercialmente nel filone "dark" della linea Vertigo, ed infatti compaiono John Constantine di Hellblazer e vari personaggi preesistenti dell'universo DC Comics.
Allo stesso tempo però, al contrario dei libri, Sandman guadagna con molteplici riletture: molti particolari introdotti – per passare inosservati – nelle prime storie avranno importanza in seguito o verranno ripresi in maniera inaspettata. Per cui parlare di fumoso o prolisso è un po' fuori bersaglio: Sandman non è e non si svilupperà come una serie horror tipo Hellblazer, ed anche all'inizio andrebbe letto con un attenzione diversa. I primi sette numeri costituiscono un arco narrativo unico, ma è il numero 8, – Il Suono delle Sue Ali – che è indipendente ma anche una specie di epilogo – il primo vero capolavoro.
Si svolge in pieno giorno, con vignette molto più grandi e colori chiari – intere pagine su sfondo bianco o azzurrino – e il contrasto con le claustrofobiche ambientazioni notturne con forte predominanza di scuri dei numeri precedenti è davvero forte. Col passare del tempo Gaiman sfrutterà sempre più le potenzialità narrative dei disegni – mimiche, silenzi, cambi di scena, contrasto testo/immagine – cosa che rende la sua scrittura molto più efficace rispetto ai libri.
In genere consiglio di partire da Fables and Reflections/Favole e Riflessi, che è una raccolta di storie autoconclusive con vari personaggi e ambientate in epoche diverse, e poi ripartire dall'inizio.
Poi ripeto, uno può non avere la pazienza o decidere che non gli va, ma chiunque abbia letto Sandman per intero si rende conto che è almeno almeno un paio di spanne superiore a qualsiasi suo romanzo.
La Leggivendola
ah, il mio libro preferito di Gaiman. forse il mio libro preferito in assoluto. verissimo, i personaggi secondari sono fantastici e spiccano tantissimo sui protagonisti. personalmente apprezzo moltissimo il lato sceneggiatore di Gaiman, quello che descrive io lo vedo sempre e mi rimane bene impresso.
pure io consiglio Sandman 🙂 … e tutto il resto.