Come un passante di una cintura

Come un passante di una cintura

Ho chiocciole e chioccioline che pascolano, bimbi nel prato, musi ottusi che fingono stupore.

L’erba non è alta, ma folta e rivoltosa, capigliatura sbiadita dal sole e allungata dalla brezza.
Dove sono i sentieri? Non li vedo, eppure non mi spiego abbastanza per abbracciare un’intero panorama con il solo sguardo. So che dire parole a caso è inutile. Descrivere una visione serve solo a chi ne percepisce il chiarore. I quadri cupi sono appesi alle pareti di chi ha speranza.
I toni acuti scintillano nelle orecchie di chi resta in ascolto. Io non appartengo alle categorie. Le categorie non mi appartengono. Ho più fame io che il mare che si mangia le rocce. Questo è certo.
Mi sono perso i denti, un pezzo alla volta, sbriciolati dagli anni. Mi sono perso i tempi, le occasioni, i fantasmi, le minacce e le inerzie del cuore. Come un passante di una cintura, mi lascio attraversa solo da ciò che posso contenere.

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