Di rigoglio e vanità stremata

Di rigoglio e vanità stremata

Nello sterrato è l’estrema
Grazia d’irregolare
Melodia,
Con noncuranza correvo lungo
L’argine del torrente
Viziato, mormorante,
Il martin pescatore tuffava il capo
Due trampolieri lontani, 
Sul fondale s’alternavano
Pozze brulle a distese
Di rigoglio e vanità stremata.
Ammiravo stupito un ricordo
Disseppellirsi e sedersi sulla comoda poltrona
Dei miei sospiri. 

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