Di rigoglio e vanità stremata
Nello sterrato è l’estrema
Grazia d’irregolare
Melodia,
Con noncuranza correvo lungo
L’argine del torrente
Viziato, mormorante,
Il martin pescatore tuffava il capo
Due trampolieri lontani,
Sul fondale s’alternavano
Pozze brulle a distese
Di rigoglio e vanità stremata.
Ammiravo stupito un ricordo
Disseppellirsi e sedersi sulla comoda poltrona
Dei miei sospiri.