"Carnevale" di AAVV*** – parte prima

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"Carnevale" di AAVV*** – parte prima

Non sapevo bene come cominciare questo articolo. Poi ho sentito una dichiarazione di Jovanotti, che non c’entra un cazzo con la narrativa di genere, ma che a proposito del suo disco appena uscito andava farneticando qualcosa del tipo: “Ho pensato a questo disco come un disco di tutti singoli“.
E lì, a quelle parole, è partito il parallelismo, e mi sono accorto di quanto ci sia in comune tra un disco e una raccolta di racconti. No, certo, non vi tormenterò con le mie copiose riflessioni. Quelle potete farle anche voi, se vi va. 
Posso dirvi delle mie conclusioni, tutt’al più, che mi hanno portato a pensare a un disco, di un autore/gruppo solo, come prodotto molto simile a una raccolta di racconti di autori diversi. 
E queste riflessioni le ho riportate subito sul nostro Carnevale, e su quello che funziona e quello che non funziona.
E soprattutto, mi sono reso conto, di come sia intrinsecamente difficile far funzionare una AAVV a pieno regime, ovvero, in tutte le sue parti.
Nasce abbastanza spontaneo, in questo caso, il parallelo con Archetipi, il predecessore di Carnevale, e addirittura potrei andare a cercarmi, ma non lo farò, il progetto TaroT, l’antesignana raccolta che ha messo in luce tutti i difetti che Archetipi ha pensato bene di eliminare. Insomma… la strada verso Discronìa, il progetto che seguirà Carnevale e che sicuramente lo supererà, è stata tracciata.
Ma torniamo a Carnevale, la raccolta di racconti della collana Camera Oscura di Edizioni XII, a cura di Bonfanti Daniele e David Riva (sì, proprio quelli lì che scrivono libri che mi piacciono).
E’ stato, questo, il mio penultimo libro del 2010. Letto con molta curiosità e molte aspettative.
Archetipi, a mio avviso, soffriva infatti di una mancanza di coesione e di un lavoro preliminare sul concetto di archetipo che non è stato fatto per semplici motivi organizzativi e di forza nelle nostre braccia editoriali.
Mi riferisco soprattutto alla mancanza di coesiene/suddivisione dei vari archetipi, che non sembravano pensati per la raccolta, ma messi insieme così, come capita, perché magari il racconto c’era già ed era bello e lo si ficcava dentro e allora ci doveva essere anche l’archetipo. Niente di male, se il racconto è bello, ma come dicevo a inizio post, è come una bella canzone in un buon disco, che però non c’entra molto con le altre. Il disco resta bello, ma l’idea di concept album va a raccogliere funghi.
Con Carnevale, invece, l’idea di concept album è forte. Fortissima. Tutti i racconti sono ambientati a Venezia, intorno al giovedì grasso, e soprattutto, ognuno dei dodici racconti è basato su una maschera.
Questo è un punto di forza notevole, per una raccolta AAVV, e davvero credo ce ne siano poche, in giro, con un vantaggio simile.
Inoltre, la quantità di ambientazione che veicola è così densa che, per un veneziano, un veneto o semplicemente per un amante di Venezia e della sua evocatività (e mi chiedo, io, come si possa non vedere la carica metareale di una città fantastica come Venezia) è davvero sciocco rinunciare all’acquisto di questa raccolta. Vi ricordate il libro di Porazzi? Il thriller-noir ambientato a Udine? Okay, era un buon libro, ma anche se fosse stato un brutto libro io, che a Udine ci lavoro, l’avrei letto volentieri. Se non altro per immaginarmi i cadaveri in via del Freddo, viuzza di 50 metri che pullulava di mie moresette. Idem qui, dove immaginare creature misteriose e demoni che vagolano per il caos carnascialesco venetico, ripagherebbe già della lettura. 
Mettiamoci poi le illustrazioni. In quest’epoca di digitale, in cui volenti o nolenti ciò che ci resterà sarà l’arte visiva, mentre musica e parole sono destinate a diventare sequenze di bit a costo zero, le XII illustrazioni che il duo di Diramazioni ha prodotto, una per ogni racconto, è un valore aggiunto che giustifica pienamente il prezzo del libro. Anzi, paradossalmente, per me, che sono uno che assegna un alto valore a una copertina riuscita, questo libro costa poco, perché dentro, di copertine riuscite, ne trovate altre dodici. 
Provate a pensarci. Anzi no, provate a guardare:
UNA SOLA NOTTE, di David Riva
LA CAIGO, di Marica Petrolati
PESTE, di Samuel Marolla
VENI ETIAM, di Riccardo Coltri
Ve li siete immaginati?
Ve li siete immaginati dei libri con questo titolo e questa copertina, sullo scaffale?
E dentro Carnevale ce n’è altri otto, prodotti da Diramazioni. Libri nel libro.
Quindi sì, non potete dire di no, 19.50euro sono un prezzo giusto, se messo a confronto con altri.
E le quattro maschere, protagoniste dei racconti, sono Arlecchino, La Moretta, il Medico della Peste e il Selvatico. Non si direbbe, eh?
E in questo non si direbbe credo sia l’ultima arma davvero peculiare alla raccolta. Parlare di Carnevale, di maschere, di giovedì grasso e cercare di metterlo in narrativa era rischioso, ex-ante. E’ stato già detto molto e in tutte le salse, su questi temi, e non era facile offrire versioni nuove, con i racconti. Invece, soprattutto per la scelta delle maschere, l’originalità c’è. I quattro racconti di cui vi ho lasciato l’illustrazione non sono messi lì a caso. Sono i miei quattro preferiti, e parere del tutto personale, i quattro che meritano un voto alto e prestano pochissimo il fianco a critiche letterarie. Possono piacere, non piacere, ma a parte forse il racconto riccardocoltrico, che cede in un paio di frasi, sono prodotti professionali, curati, sensati, rotondi e ottimi. E al di là di questo, hanno, originalità. E se per il Selvatico e il Medico della Peste l’originalità è intrinseca, essendo maschere poco conosciute, per la Moretta essa viene da una caratteristica delle mascherea portata all’estremo e all’inquietudine, mentre con Arlecchino, si riesce a trovare una via che è un cuneo tra eleganza, mito e ironia e che riesce a sfuggire a tutti i cliché arlecchinici.
Tornando al paragone con il disco, sono canzoni fatte e finite, con una loro identità e bellezza che prescinde dai gusti. Ci puoi fare una cover, volendo, ma l’originale sarà meglio.
Comunque… mi sono accorto, il post è già troppo lungo e io non posso passare la domenica mattina a scrivere sul blog! Quindi facciamo così: dei racconti vi parlo stasera o domani, okay?
Vi dispiace? Intanto voi guardate le figure, come si faceva da bambini.  

Comments

  • 6 Febbraio 2011

    la tua prospettiva sulla raccolta nel complesso mi pare azzeccata. aspetto di vedere cos'altro hai da dire sui singoli racconti.

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  • 6 Febbraio 2011

    Io lo sto leggendo in questi giorni, per ora ho letto i primi due.

    Condivido, finora, quello che hai scritto sull'omogeneità dei racconti e sulle illustrazioni. Fra i primi due racconti letti, preferisco il primo.

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  • Vampiro
    6 Febbraio 2011

    bravo strunzo ^^
    aspetto la seconda parte 🙂

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  • 7 Febbraio 2011

    Già letto.
    Tanti ottimi racconti con diverse punte d'eccellenza, forse la cosa più debole sono stati i raccontini di raccordo tra una storia e l'altra.
    Lettura consigliata a tutti gli amanti del genere.

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