"Il più grande uomo scimmia del Pleistocene" di Roy Lewis**

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"Il più grande uomo scimmia del Pleistocene" di Roy Lewis**

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Sì, va bene, non mi è piaciuto tanto.
Mi spiace!
Mi spiace per la commessa ferltrinellica che così gioiosamente aveva accolto il mio acquisto, perché a lei, a quanto pare, era piaciuto una cifra.
Mi spiace Pratchett e Fruttero e Lucentini che ne dicono meraviglie, nella quarta di copertina.
Vi spiego perché, probabilmente, non mi è piaciuto, e se potrebbe piacervi o non piacervi.
Allora, 
tanto per cominciare ho scoperto che “Il più grande uomo scimmia del Pleistocene” è una specie di classico, di libro osannato e che annovera parecchi estimatori. 
Poi, a occhio, dà la netta impressione di essere il classico “libro di narrativa” della scuola media (Magari la prima) perché è spassoso ed è didattico.
Il fatto è che questo libro è stato sicuramente spassoso, ma ora come ora, questo tipo di anacronismo storico, non riesce più a far sorridere come dovrebbe.
Dico questo perché il libro porta la data del 1960. Cioè… appena vi dico di cosa parla capirete, perché è una data vecchia. Una data che ti fa pensare che l’anacronismo usato per leggere lo sviluppo della razza umana, ormai è stato sorpassata di una distanza troppo vasta, per permettere di goderne appieno l’effetto comico.
Il libro, infatti, racconta le vicende di una famiglia di uomini scimmia che va via via evolvendosi, passando dagli alberi al muoversi in maniera eretta, alla scoperta del fuoco, di come migliorare le schegge di selce, ecc ecc.
Nel farlo si fa ampissimo uso dell’anacronismo storico, descrivendo la famiglia come se, a tratti, fosse attuale (attuale di 50 anni fa). La narrazione è affidata a Ernest, uno dei figli scimmia che ci racconta di suo padre, che altro non è che l’immagine scimmificata dell’evoluzione. E’ lui il grande uomo del titolo, e memorabili sono i battibecchi con zio Vania, che invece è un reazionario, uno avverso ai cambiamenti, che però non si tira indietro quando si tratta di goderne. 
Ecco, usando una serie di donne e figli scimmia, ecco che, senza disdegnare l’approccio didattico, l’autore ci racconta l’evoluzione in modo simpatico, immaginando come le scimmie si possano essere accorte, per esempio, che la carne cotta è meglio di quella cruda e non bisogna passare metà delle giornate a masticare.
Insomma, ci siamo capiti, dài.
Vi posso dire che i libro è anche scritto con molta misura e intelligenza (mi verrebbe da dire anche darwinismo, ma non voglio esagerare), ed è un libro ideale, per un adolescente (che però lui non avrà voglia di leggere, probabilmente) 
Ricordo per esempio, un libro di Moravia (non chiedetemi quale, forse Storie della Preistoria) dove si usava un qualcosa di simile (semplicemente con animali come protagonisti) per far ridere. Ricordo anche che quel libro, all’epoca in cui lo lessi, lo trovai delizioso e spassoso. Ora, ne sono certo, non lo troverei così. Non brutto, no, ma piuttosto incolore.
Lo stesso dicasi dell’impressione che mi ha fatto questo libro di Lewis: bello, ma che non è facile da godere una volta passata l’adolescenza. E quando lo si legge, nel secondo caso, è difficile far prevalere il pensiero di “Ma come è ben giocato, questo romanzo storicamente anacronistico!” su quello che, più o meno, fa così: “Ma pensa a quante cose meravigliose si potrebbero fare scrivendolo adesso!”
Ecco perché non mi ha fatto impazzire. Non è una sua colpa.
Io ho apprezzato l’abilità di Roy Lewis (bellissima, per esempio, la scena di come i tre scimmioti riescano a procurarsi una “moglie” smettendo di trombarsi le sorelle) nel raccontare il passato usando una lente deforme di presente, però non è riuscito a conquistarmi. Ho apprezzato anche la chiave di lettura evoluzionista che l’autore intendeva dare, il suo mettere alla gogna alcuni comportamenti primitivi e il suo regalare ai personaggi delle personalità simboliche (l’artista, il cacciatore, il filosofo…) 
Non ho riso come mi avevano un po’ reparato a farlo, e anche i sorrisi sono stati pochi. 
Insomma, non posso sconsigliarvelo, perché soprattutto per gli appassionati di fantascienza without spaceships questo è un must have, ma almeno vi metto in guardia sul fatto che le risate incise in queste pagine non sono moderne, ma vanno contestualizzate, se volete estrarle.

Comments

  • 11 Giugno 2010

    Mannaggia, mi spiace che non ti sia piaciuto. Io mi sono divertita da matti mentre lo leggevo. Sarà che una parte di me è ancora adolescente! XD

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  • 11 Giugno 2010

    ma guarda
    non sei l'unica e anzi
    mi metto in discussione io
    che non rido abbastanza

    credo proprio sia una questione di pelle
    io e questo tipo di umorismo gentile e intelligente
    non leghiamo tantissimo
    cioè
    boh
    che poi non è che mi piaccia nemmeno quello caciarone, di umorismo

    comunque è stato ugualmente piacevole averlo letto
    questo sì, dài.

    reply
  • Noe
    11 Giugno 2010

    Un libro per adolescenti con umorismo gentile e intelligente!
    Lo voglio!
    ^_^

    Grazie per la recensione! <3

    reply
  • 11 Giugno 2010

    Probabilmente lo hai solo letto ad un età ed un momento sbagliato e poi per fortuna che ognuno di noi ha gusti diversi,sai che noia il contrario.

    reply
  • 14 Giugno 2010

    A scanso di battute silenziose, dichiaro che ANCHE questo libro non l'ho letto, resta il fatto che Gelostellato legge, legge tanto, e che le sue "recensioni/impressioni" permettono ai lettori/non lettori di tirare avanti in attesa di… un caffé? Mandi

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