"Ferengi" di Carlo Lucarelli***
Ferengi, se lo pronunciate Ferenghi, è un’altra cosa e no, non c’entra un cats con il ferengi di questa novella di Lucarelli.
I Ferengi sono un popolo alieno umanoide di star trek. Non me li ricordo. All’epoca non mi piaceva, star trek, e forse in generale la fantascienza forte non l’ho mai amata.
Comunque… un mesetto fa, in una delle mie rare, ormai, scorribande al banco libro, ho recuperato il numero due di questa collezione. I Corti di carta. Belli.
Lo sapete che io amo le novelle, vero?
Le storie di 50-100k, robe da 70-100 pagine che puoi leggere in una botta o due. Non troppe pagine per stufarti, ma abbastanza per costruire personaggi e mettere in piedi una storia con un minimo di complessità.
Tra l’altro, mentre scartabellavo su google, mi sono ricordato che i Corti di carta erano una cosa del Corriere della sera, che erano inediti scritti di proposito e che sono, esteticamente, gradevoli. Non dico che siano tutti buone storie, ma Lucarelli, narrativamente, è inutile menarla, è una garanzia. Ha qualità che gli sono innate, una scrittura accattivante, semplice, la capacità di non lasciarti con dubbi o perplessità, sulla trama, e una abilità non da poco di raccontare la storia senza dire la storia. Storia intendo la materia, non la trama. E poi sa di quello che parla, lo si capisce.
Ferengi, credo pronunciato come si legge, è il nome che la negra (sì, con la g, perché siamo in Eritrea, perché siamo nel colonialismo e perché, di fatto, è una schiava di una famiglia di italiani, che così la chiamano) dà al padrone ricco vecchio e mezzo moribondo che lei accudisce. Lo odia, lo straniero, il ferengi, ma poi capisce che non è quello che sembra. Lo odia lo stesso, ma c’è di peggio. La famiglia e gli interessi che gli stanno intorno, che come avvoltoi aspettano che lui muoia. E ci sono delle fotografie. La terza la vedete in copertina, sono perle, perle di una collana strappata. Da queste fotografie, con abilità di ottimo affabulatore, il Lucarelli ci spiega le cose, andando di analessi. Ci racconta il colonialismo italiano, di ieri, ma poi… c’è tanta differenza dal mondo di adesso? Ci racconta ieri, Carlo, ma ci racconta l’oggi. E niente… alla fine sì, ci arrivate all’umana miseria umana, allo schifo che siamo, che eravamo, che stiamo diventando.
Potrei dire che una storia così Lucarelli, con gli avanzi dell’Ottava vibrazione, la scrive in un paio di giorni, ma sarebbe ingeneroso metterla sul Ti piace vincere facile. Questa è una bella novella. La leggi, subito, è corta, ti soddisfa, e impari qualcosa. Per esempio la parola ferengi.