"Haiku" di AAVV***

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"Haiku" di AAVV***

E perché non lo dovrei scrivere qui, di questo libro, che non solo ho letto, ma mi sono addirittura ricopiato, per buona parte.
Perché?
Che io scriva haiku, non è un mistero. Non capita sempre e di solito sono brutti. Ultimamente però mi sto interessando di cultura giappo, vuoi a leggere mostri, e vuoi a cercare antichi haiku. Anyway… non ci sono tante pubblicazioni in italiano, e una tra le poche, esaustive, che tratta gli haiku che piacciono a me, era questa, che ho fatto arrivare da non so dove.
E che haiku ti interessano? vi starete chiedendo…
E soprattutto, checazzè, uno haiku?
No, dai, quello no. So che lo sapete. Più che altro, vi potrei dire che quattro sono i maestri riconosciuti dello haiku, o meglio, quattro sopra gli altri. Quali?
Basho, Issa, Buson, Shiki.
E parliamo di 1600 e 1800 eh, mica l’altro ieri.
Vi potrei dire di leggere la vita di Basho, per esempio, che è bella, ma anche quella di Shiki non scherza.
Comunque, oltre questi quattro, vi dico subito che ci sono molti altri Haijin, in questo agevole, irreperibile libro del 1998, e anzi, posso addirittura dirvi chi, visto che è al costo di copincollamento.
Ci sono haiku di:
Itō Shintoku (1634 – 1698) Ikenishi Gonsui (1650 – 1722) Konishi Raizan (1653 – 1716) Uejima Onitsura (1661 – 1738) Matsuo Bashō (1644 – 1694) Takarai Kikaku (1661 – 1707) Naito Jōsō (1662 – 1704) Mukai Kyorai (1651 – 1704) Morikawa Kyoroku (1656 – 1715) Yosa Buson (1715 – 1783) Tan Taigi (1709 – 1771) Katō Gyōdai (1732 – 1792) Yoshikawa Ryōta (1718 – 1787) Miura Chora (1729 – 1780) Takai Kitō (1741 – 1789) Kobayashi Issa (1763 – 1828) Masaoka Shiki (1867 – 1902)

E a voi cosa vi frega, tutto ciò? Anche niente, certo, ma vi dico che potreste interessarvi alla cosa.
Vi dico cosa ho scoperto io, e poi ve lo mostro.
Ho scoperto che gli haiku sono legatissimi alla lingua e in italiano, credo, non vengono troppo bene. Dico questo perché abbiamo una lingua che è molto comoda per la divisione in sillabe, e questo è bene, ma che è poco densa, nel senso che è difficile riuscire a dire molto in poche lettere.
C’era un post, l’altro giorno, spero di trovarvelo, che mostrava alcune parole che sono intraducibili in altre lingue. Con dei bellissimi disegni, tra l’altro. Ecco. In italiano è difficile questo.
E infatti, quando traduco o scrivo direttamente gli haiku in friulano, mi si aprono molte possibilità. Vi faccio un esempio, per farvi capire. “Lâ inniò” significa, in italiano, “andare da nessuna parte”. Okay, ho giocato sporco, nel senso che inniò è proprio una parola di questo tipo, intraducibile con una sola altra, ma sticazzi, permettetemi, siamo a due sillabe contro nove. E siccome le possibilità massime di verso è sette, uno così, in italiano, non può esistere. Diverso l’inglese, per dire, che permette: un going nowhere, ma senza stare a disquisire sulle lingue, diciamo che sono molto diverse, le composizioni.

La seconda cosa che ho imparato è che c’è uno spirito di semplicità e purezza che rende molto difficile scrivere un bello haiku. Deve esistere, prima di essere scritto. Non è una poesia, che la pensi e la scrivi. Lo haiku deve succedere, e tu ti puoi immaginare tutto quello che vuoi, ma se non succede, non ne verrà fuori nulla di buono. Così almeno succede per me.
E vi dico subito che i maestri del 6-7-800 sono davvero bravi. Poi, ho scoperto che sono diversi e ognuno, alla fine, avrà il suo preferito. Il massimo che vi può capitare, poi, è di leggere uno haiku in uno stato di grazia, magari in mezzo alla natura, e addirittura magari nelle stesse condizioni, o almeno stagione, che lo ha generato. Comunque, alla fine, forse perché li possiate apprezzare, se per caso non sapete cosa sono e qual è il loro spirito, vi dovrei dire qualcosa, ma invece no, non vi dico niente.
Ve ne mostro alcuni che mi sono piaciuti, e vi dico anche, che se per caso voleste un doc… la mail sapete dove trovarla, e non mi riferisco a un dottore eh…

Ecco, per esempio vi lascio questo di Basho, che a me piacciono.
giorno d’inverno:
gelata sul cavallo
la mia ombra

Oppure quest’altro, sempre suo:
passero amico,
risparmialo, il tafano

che gioca tra i fiori

E venendo ad altri haijin, vi lascio questo, di Joso
fredda più della neve

è sui capelli bianchi
in inverno la luna

o questo di Buson, silenziosissimo:
cade

nel buio del vecchio pozzo
una camelia

o quest’altro, sempre di Buson
nella breve notte

sul bruco peloso
gioielli di rugiada
Anche se i miei due maestri preferiti sono Shiki e Issa
Vediamo…
Di Issa vi lascio:

Bhudda nella brughiera:

dalla punta del suo naso
un ghiacciolo
Mentre di Shiki vi lascio questi:
passa la locomotiva:
nel fumo un turbine
di giovani foglie

pianta i piedi nella piena

lo spaventapasseri
e resiste

E con quest’ultimo gioiellino, vi saluto. 🙂

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