Conigli

Conigli

Abbiamo scavato una scala
Sulla schiena
Delle nostre madri;
Fatto scempio delle loro
Fantasia;
Rinchiuso le chimere
In una gabbia
D’inedia.
Con una lama poco affilata,
Abbiamo intagliato i volti grigi
Dei nostri padri;
Gli abbiamo lavato
Via il respiro dalle scarpe,
Con un regalo 
Che non sapevano usare
E risposte date
Senza ascoltare.

Di entrambi abbiamo
Masticato le lingue,
Sputato le unghie
E i vestiti,
Mai troppo puliti
O stirati.
Ora ci resta un sonno
Senza fame,
Una sete
Senza voluttà.

Comments

  • Anonimo
    1 Dicembre 2011

    Un bel testo. Immagini potenti e un gran finale.
    Un paio di perplessità personali.
    Primo: l'uso della prima persona plurale, che mi sa di didattico, generazionale, deresponsabilizzante.
    Secondo: la versificazione "singhiozzante", che penalizza la recitabilità del testo e comprime in versi minimi un contenuto che forse richiederebbe maggiore "ampiezza" (e una punteggiatura meno nervosa: non mi piacciono i due punti e virgola dell'incipit).
    Nel complesso, bella.

    reply
  • Anonimo
    2 Dicembre 2011

    Parole scritte guidando da ubriaco? Con questo slancio, con questa ispirazione? Notevole… (comunque, male per la guida in stato di ebbrezza, molto male!)
    Una curiosità in fatto di preferenze poetiche (se posso): quali autori ti piacciono?

    reply
  • 3 Dicembre 2011

    😛

    reply
  • Anonimo
    3 Dicembre 2011

    Grazie per la risposta (in non versi)! 🙂
    Anche a me piace molto la produzione poetica di Carver: ammetto che prima di leggere le sue poesie ignoravo chi fosse (lo so, sono una bestia!).
    Non conosco Federico Tavan, perciò adesso vado a farmi un giretto su google per scoprirne di più…
    Ciao!

    reply
  • Anonimo
    3 Dicembre 2011

    La lettura di Tavan in friulano per me è off limits, ma mi piace molto anche in italiano. Approfondirò senz'altro.
    E anche Cappello pare interessante.
    Che dire… grazie dei suggerimenti.
    Posso contraccambiare il regalo? Anne Michaels. Sempre che tu non la conosca già… mi sa che non sei affatto così ignorante in materia come ti professi, eh?
    😉

    reply
  • Anonimo
    4 Dicembre 2011

    Benissimo!
    Anzi, adesso ti posto pure un suo testo…fammi un po' vedere…

    Ecco, ho scelto una poesia tratta dalla sua prima opera, "Il peso delle arance", del 1986.

    Una vetta di anni

    1
    La piccola nave delle sue ossa affonda nella terra.
    Io piango per mio padre per le maniche corte di tutti,
    il pallore di braccia nella prima forte luce di sole.
    Oltre il cancello, camicie su un filo
    puntano su di noi le loro maniche vuote.
    Vento caldo di primavera, fango che si secca sotto le scarpe.

    Mio fratello e io siamo in piedi nel viale
    dietro la casa dove siamo cresciuti.
    Scrutiamo, le mani sulla recinzione di legno,
    cercando di vedere dentro attraverso una finestra di cucina.
    Cadiamo da una vetta di anni,
    calando a picco come uccelli fino a un pollice dal prato.

    2
    Vetro vecchio ondula il viale, le rimesse rosse.
    Novembre, stagione di giorni dimezzati,
    scivola sotto la porta come una busta.
    Pavimenti freddi.
    Un intricato albero nero taglia forme in un cielo bianco,
    rende il cortile misterioso mentre si ritrae
    sotto un disegno nero di uccelli
    congiunti in motivo e ritmo,
    una freccia nera che punta il sud.
    La casa si ritrae sotto le loro alte strida,
    un tetto rosso in mezzo a rami seminudi, un ricciolo di fumo.
    Presto, solo fumo.

    Luce diurna sfuma nel colore di frutta tagliata che vira al ruggine.
    Foglie cedono ai loro polsi secchi.

    3
    La strada asfaltata diventa un'anguilla nera
    sotto l'acquazzone. Noi guardiamo dal portico,
    vernice scrostata e fango secco ci grattano le gambe.
    La pioggia dissotterra il profumo polveroso dei lillà.
    Vecchi denti di leone crollano in cenere fine sul prato.
    La pioggia smette, cola incoerentemente
    dal bordo di un tendone.
    Dopo cena la strada fonde
    sotto il polline giallo del chiardiluna.

    4
    Ogni casa è un magazzino.
    Ritornavamo sotto il tetto di casa nostra mentre cadeva,
    per sederci nelle macerie, per essere nel luogo del rogo.
    Guardavamo attraverso le finestre da fuori seduti nel portico
    mentre pioveva.

    5
    Diventiamo inaccurati.
    Qualcuno che ami con tubi giù dentro la gola
    ti mostra ogni modo in cui non puoi amarlo.
    Sangue, quell'eufemismo per ciò che in noi si muove.

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  • Anonimo
    5 Dicembre 2011

    Prego! 🙂

    reply

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