UNIVERSALITA’ – 1^ parte
Allora.
Capita che dal mio eremo fatto di blogghe e pensieri mi tuffi ancora nel webbe, pur senza cazzumnavigare troppo con gli amici stronzoni deqqua e dellà.
Così ecco che ieri c’era minuti contati, quella cosa tipo rave clandestino de scrittori di cui ho sempre apprezzato l’idea del qui-ora-scriviamolastessacosa, piuttosto che l’aspetto competitivo. Ecco perché ieri anch’io mi sono messo lì con tutta questa gente a scrivere un pezzo sul tema: 24 ORE NELLA VITA DI DIO: UNA GIORNATA CON IL SIGNORE DELL’UNIVERSO” con limite massimo 5000caratteri e tempo tre ore tre.
Tema di merda, non trovate? Ok, ma non facciamo i criticoni, bisogna esercitarsi anche quel che non piace. 🙂
(No, no… non intendevo proprio in tutto, continuo a viaggiare in cammello, per ora).
Tema di merda, non trovate? Ok, ma non facciamo i criticoni, bisogna esercitarsi anche quel che non piace. 🙂
(No, no… non intendevo proprio in tutto, continuo a viaggiare in cammello, per ora).
Il fatto è che poi mi restano questi racconti con la faccia da brainstorming e ve li dovete ciucciare sul blogghe. Mi dispiace per voi. Stavolta però avete una possibilità, il racconto è più lungo del solito e diviso in tre parti. Se volete leggere il seguito di questa ditelo nei commenti, sennò il resto non lo metto, che tanto è una cazzata.
Ledis end gentelmanni, ecco a voi la prima parte di:
UNIVERSALITA’
Lisa la guarda intimorita, non sa bene come comportarsi, cosa dire. L’hanno fatta entrare in quella stanza senza dirle una parola, nemmeno un consiglio.
Non saprebbe neanche che la donna che ha di fronte si chiama Adele, se non fosse scritto in stampatello sul taschino della tuta grigia che indossa. Anche lei ne porta una uguale, anche se mancano ancora gli schizzi di malta. La polvere asfissiante del cemento, invece, che volteggia salendo da un sacco squarciato da un colpo di pala, le si sta già depositando addosso.
Starnutisce.
– Salute! – le dice Adele allegramente, alzando gli occhi da sotto la frangia scura.
– G-grazie – risponde Lisa con un certo impaccio – Lei è… – continua senza alcuna certezza di completare la frase.
– Un attimo e sono da te – la interrompe l’altra, accennando un sorriso.
Davanti a lei ha un muro che le arriva quasi alla vita. Non sembra l’opera di un muratore provetto, e tra un mattone e l’altro la malta cola come maionese da un panino troppo farcito. Osservandolo di profilo, poi, Lisa nota una preoccupante pendenza in direzione della sua costruttrice, quasi volesse farsi carezzare, o terminare in fretta. Adele sembra non preoccuparsene e, senza troppa grazia, sbatte sui mattoni più alti una sberla d’acqua e cemento, poi appoggia il pezzo che teneva in mano e lo sposta un po’, chinandosi guardare meglio e allinearlo nella giusta posizione.
Infila la cazzuola in un secchio, si pulisce le mani sulle cosce, strisciando di bianco il grigio, e si volta verso Lisa, stavolta con un sorriso pieno, che la scuote di cordialità.
Sembra una versione poco maliziosa della Valentina di Crepax.
– Sì, sono io – le dice stringendole con vigore la mano e facendo spallucce, come a volersi scusare di non essere quel che Lisa si aspettava. – Dai su, dammi una mano.
E così dicendo Adele riprende la cazzuola e comincia costruire un altro muretto, perpendicolare al precedente, che vi si appoggia proprio dal lato della pendenza.
– Passami un mattone – dice Adele indicandoli in un cumulo disordinato, gettato poco più in là.
Solo allora Lisa si rende conto di quanto poco senso abbia costruire dei muretti dentro una stanza, ma non fa domande e porge un forato, cominciando a prendere coraggio.
– Ma questo posto, dunque, sarebbe l’Universo? Oppure ci dobbiamo ancora andare?
– Te lo aspettavi diverso, eh? – le risponde Adele allungando la mano.
Lisa annuisce con un silenzio.
– Questa è la prima stanza, – riprende Adele, senza smettere di impilare mattoni – e ce ne sono tre. Ma è inutile che te ne parli ora, delle altre, perché tanto le vedremo.
Le due donne continuano a lavorare e chiacchierano, come due vecchi amici davanti alla terza birra.
Appoggiati ai due muretti ne sorgono altri, ora più alti, ora più lunghi. Alcuni vengono abbandonati dopo pochi minuti o pochi centimetri, altri salgono in fretta, sghembi e incoscienti, fino a collassare con fragore, alzando polvere, schizzi di malta e schegge d’argilla. Lisa e Adele a volte ridono, a volte imprecano, ma si divertono sempre.
Dopo qualche ora la stanza è colma di quelle costruzioni: un labirinto insensato degno di un quadro di Escher.
Benché Lisa non si ricordi di aver mai preso in mano un mattone, prima di allora, né del perché si trovi in quella stanza, ogni cosa le sembra naturale. Nulla è faticoso. La soggezione che avrebbe dovuto provare di fronte al Signore dell’Universo è svanita e quella specie di gioco dei muri l’ha assorbita completamente.
Rimane quasi sorpresa quando Adele smette di lavorare e, appoggiati gli attrezzi, si toglie la tuta, l’appende a un chiodo sul muro e si avvicina a una porta. Lisa non fa in tempo a chiedersi se quella porta c’è sempre stata o se è comparsa all’improvviso.
Lei, in ogni caso, non l’aveva notata.
to be continued…
Roberto
continua, voglio sapere a che ora tira la cazzuola…
Matteo Poropat
Continua solo se a un certo punto le due tipe si baciano con la lingua.
Luigi Musolino
Vai vai, che adesso son curioso!
gelo
ok
tre strafighi fanno un sì 🙂
stasera the second part
😀
Anonymous
Lets gabfest before you know it:)
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