La notte del drive-in 3 di Joe R. Lansdale***

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La notte del drive-in 3 di Joe R. Lansdale***

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Dai, vogliamo litigare? Vediamo.

Sul fatto stesso che Lansdale abbia deciso di mettere mano alla saga del drive-in, completandola con l’ultimo episodio ti dice molte cose.
Tanto per cominciare che è coraggioso e incosciente.
Il drive-in è il suo libro culto, c’è scritto ovunque, lo dicono tutti, ed è e sarà sempre così. Non è ne un bene, nè un male. Non vuol dire che è il suo libro più bello, né tantomento il più rappresentativo. E’ semplicemente la sua etichetta.
Lansdale ne ha due di etichette.
Lui è quello del drive-in ed è quello di Hap a Leonard. Punto.
Quindi capitemi. Quando a un lansdaliano gli dici che il buon Joe ha scritto il drive in 3 è un po’ come se gli togliessi di colpo la tovaglia dal tavolo apparecchiato mentre sta mangiando. Non è una cosa facile da fare, ed è più probabile rovesciare qualcosa piuttosto che no.
Certo è che se Lansdale ha deciso di farlo (tra l’alro lo ha fatto nel 2005, ma la guerra fanucci-einaudi lo ha portato a pubblicazione nel 2008) vuol dire che gli andava e che riteneva di avere un po’ di idee che reputava decenti. Non mi pare certo uno scrittore che ha bisogno di cercare di copiare se stesso annaffiando le vecchie piante già cresciute per vedere se germogliano di nuovo.
Insomma.
Dopo il primo trauma, va a finire che ci si fida di Joe e non ci si fa troppi problemi a leggerlo. E nemmeno troppe aspettative, a dire il vero. Anche perché, altra considerazione, Il drive in uno e due, per noi italiani che li intendiamo come uno stesso libro, vanno bene così come stanno. C’è chi ama l’uno, chi il due, ecc ecc. Nessuno, credo, sentiva la necessità di un tre.
Ecco perché, ne sono convinto, comuque sia il libro, bello o brutto, meglio o peggio, originale o sempre uguale, non ci sarà nessuno pienamente soddisfatto. E’ fisiologico. E’ forma mentis di un lettore conquistato.
Illustrate tutte queste premesse, che credo comuni a molti, prima di leggere, veniamo al libro.
E’ bello o è brutto? E soprattutto, è all’altezza? E poi, come la fa finire questa storia, il buon Joe?
Beh, non aspettatevi che vi dica tutto, e a dire il vero, benché sia da un mesetto che ho letto il libro, non ho ancora capito se mi è piaciuto o meno. Facciamo così: vi elenco il possibile bene/male del libro andando brevemente per punti:

  • se intendete ritrovare la scrittura di Lansdale che in drive in 1 e 2 vi ha colpito per il fantasioso turpiloquio, la ritrovate abbastanza. Diciamo al 70% o giù di lì. Questo perché ormai le similitudini lansdaliane cominciano a ripetersi (nel mondo delle sue battute si comincia a sudare come fra le chiappe di un ciccione, per dirla con una battuta che ho letto in ben tre libri)
  • se intendete ritrovare la follia e il non senso del drive in due li trovate, di carne al fuoco ne ha messa. A me è piaciuto molto il pesce gatto gigante in cui vive un intero villaggio. Una rivisitazione della balena di Pinocchio certo, ma in chiave oscura che ho letto molto volentieri. Mi è piaciuto molto il richiamo al drive in fantasma, che attraversa le pagine di tutto il libro come se vi stesse seguendo davvero, anche voi che leggete. E mi sono piaciute anche le creature di buio che stavano dentro al pesce, quelle mi hanno strappato un brivido. In ogni caso non siamo all’altezza, per chi ha letto le puntate precenti, di Popalong Cassidy
  • Se intendete ritrovare i brividi, l’orrore e il grottesco dei primi due episodi, beh, no. Situazioni se ne creano, ma i quattro protagonisti, a parte le tettone di grace, non rendono molto bene. Soprattutto la nuova entrata, Reba, mi è risultato un personaggio abbastanza insipido, messo lì per fare coppietta. Da salvare, invece, la coppia di non-gay che si litiga per chi lo deve prendere. (si, la fase finisce lì)
  • Il finale vi soddisferà? Questo non lo so dire, a me no. O per lo meno non tanto. Il fatto è, e questo l’ho apprezzato, che Joe ha tentato l’azzardo più difficile, vale a dire quello di dare un senso a tutti e tre i libri. Rendere tutto plausibile. Ora, per farlo, non è che ci voglia un genio a capire dove alberga tutta quella che non chiamiamo realtà. No, non ve lo dico, che discorsi, andatevi a leggere il libro. In ogni caso, benché non sia rimasto del tutto soddisfatto dal finale, sono anche conscio che veramente, non si poteva fare di meglio, o comunque la via trovata è un qualcosa che può non soddisfare, ma non scontenta.

Bene. come al solito troppe parole, e mi rendo conto che sono per chi ha già letto Lansdale. D’altro canto, se vi viene in mente di leggervi drive-in 3 non fate i pirla, assicuratevi di aver letto anche i primi 2.

Comments

  • Anonymous
    1 Ottobre 2008

    In Pinocchio c'era lo squalo, non la balena.
    O forse era il pesce gatto? O un Namazu?

    Ian

    reply
  • gelostellato
    1 Ottobre 2008

    Io mi ricordavo la balena
    senti facciamo una rivisitazione della balena di Giona e non se ne parla più

    e i namazu ce li mangiamo impanati

    non dovevi venire a grado te?

    reply
  • misterecho
    1 Ottobre 2008

    il finale mi ha soddisfatto, invece.

    d'accordo con te sui personaggi un pò piatti a parte qualche piacevole eccezione.
    Ma il drive-in, quello vero, resterà sempre il primo. Nessuno me lo toglierà dalla testa…

    reply
  • gelostellato
    1 Ottobre 2008

    ecco
    lo sapevo che volevi litigare!
    litighiamo allora
    avanti su
    fatti sotto
    😀

    reply
  • 2 Ottobre 2008

    A me invece è piaciuto abbastanza il finale e mi ha fatto discretamente schifo tutto il resto.

    reply
  • gelostellato
    2 Ottobre 2008

    beh
    non è che mi è dispiaciuto il finale
    comunque su certe parti hai ragione
    deludente
    è che al drive in siamo affezionati
    che ci vogliamo fare…
    perdoniamo troppo
    🙂

    reply
  • 3 Ottobre 2008

    Io ancora devo leggere l'uno. è tra le mie prossime letture. quando l'avrò fatto, litigheremo con calma 🙂

    reply
  • 22 Ottobre 2008

    A me, sinceramente, ha deluso parecchio. Ho scoperto Lansdale da poco ed è stato amore a prima lettura. Senso dell'umorismo e del ritmo, strizzatine d'occhio all'immaginario dei grandi sudisti del passato (Erskine Caldwell e Nelson Algren in testa), buona musica a volontà, indagini strambe e personaggi che stanno esattamente dove dovrebbero. Stavolta, però… il libro si fa leggere volentieri, ma non lascia il segno. Boh, sarà per l'uso ossessivo e ripetitivo del turpiloquio, sarà che i primi due episodi uno mica se li scorda… ma a me ha fatto l'effetto di un lavoro poco ispirato, scritto da un autore incalzato da obblighi contrattuali. Ciò non toglie che alcune parti siano davvero esilaranti. Ciao!

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