
Una povera canzone
Piove e un pentagramma accomoda sull’asfalto le prime semitone.
Un rombo, un lampo, un rantolo di cielo, forastico buio, dove dirada una povera canzone
E non fa freddo, non caldo, non volano le cimici e i sogni leggeri restano: sospesa collana tra campanili e stella e stella e canzone.
Gli sconosciuti passano il tempo a far indossare i vestiti al cuore, vanitosi gesti di modesta attenzione.
E dopo un canto sterile, il mio sguardo scende, sulla linea del seno, la mano chiama e attarda e plana
Senza timore o brama, senza lama o stretta, nella sete del canto e nel canto della sete
Tutto finisce, inghiotte, sbatte, trema, dirama, incendia e preme
La notte contro un glicine d’ombre, di pensieri nostri, non nostri e di nessuno.