Gallina al volo
Una e dodici, un caffè si fredda, la doccia che si allontana gocciolando sulla tastiera, ascolto un tizio che è un killer dalla faccia di fantasma, ma è solo un rapper, e pure bravo.
Ieri per un pomeriggio mi hanno regalato la speranza del tempo futuro. Ho portato in giro i cani, dormito un quarto d’ora, preparato la cena con il tempo che abbisogna, tirato fuori la bici, pensato alle giornate per cui non avrei dovuto chiedere giornata, ai soldi in meno, ai racconti da rivedere, da scrivere, le fotografie da fare, come la gallina, in volo, indispettita, ma non pavida, dal pino contorto che accentra in sé il mio giardino.
Volava, per un attimo, un frullo rumoroso, ché così è il volo del prigioniero, temporaneo, illusorio, concitato. E così è quella gallina, che mi è rimasta. Oggi sono tornate le ore lunghe, e tante, una via l’altra, oltre il dieci, con le decine di nomi, di immagini, le migliaia di parole, la voce che sfila via come un vento. Il tempo futuro calciato via, lontano, come un sasso verso un tombino.
La gallina è rimasta lì, consacrata al volo.
Almeno lei, nel momento, volerà.