"Il piccolo principe" di Antoine de Saint-Exupéry****
Succede che adesso andrò a fare un piccolo giro in bici.
Comprerò delle zucchine, delle melanzane, delle cipolle.
Le cose della griglia dietosa. Poi dovrei anche altro, ma questo, tipo pollo o roba per l’insalata, lo comprerò domani, credo. per oggi dovrei averne. Certo, dovrei anche comprare una busta per spedire dei libri, ma pure quello, domani.
Ma prima di andare via, e di finire, dopo, questo post, ho cercato un po’ di immagini, immagini che vi metto sotto, anche a voi.
Sono quelle che mi sono piaciute. E sono poche, e nessuna, o quasi, mi ha fatto dire “Ohh, figata!”.
Perché succede che ieri ho finito di rileggere alla donna il piccolo principe, che non conosceva, a parte, ovviamente, il solito pezzo della volpe e dell’essenziale blablabla, che tutti noi abbiamo avuto il piacere o meno di ritrovare nei sussidiari delle elementari o nelle antologie delle medie.
Ecco… e allora intanto vi metto le immagini, e poi, quando torno, finisco di dirvi di questa rilettura, la seconda o terza, del piccolo principe.
Ci rifletto mentre pedalo e magari mi ascolto qualcosa di tranquillo, che vada bene sotto la pioggerella che c’è e che magari mi faccia decidere se il piccolo principe abbia fatto più bene o più male a un certo tipo di narrativa simbologica che avrete ben presente anche voi (gatti gabbianelle topi e lumache, per intenderci). Perché vi dirò che ho riletto con piacere critico, questo piccolo romanzo, e tuttavia non mi sono fatto un’idea precisa e so già che è un argomento che suscita le peggiori ire. Sembra uno di quegli argomenti contro cui c’è la pena di morte immediata, avete presente no? Violento bambini, uccido donne, ammazzo animali, spaccio droga e non mi piace il piccolo principe. BUM! per i primi potrei anche trovare qualche colpa alla società, e chissà, ma per l’ultima non c’è scampo… sei cattivo dentro, devi morire.
Tranquilli… a me piace il piccolo principe, ma non nel senso assoluto che vorreste, forse.
E adosso le immagini, e poi, le riflessioni mie e che ne so, magari ce lo faccio pure io un disegno, che è bello rifare le cose belle.
Son tornato. Ho visto gli storni. Erano nella nebbia. Ora ce li ho vicino a casa. Sono bellissimi gli storni, a centinaia, adesso, su tutti gli alberi. Due tre giorni fa sono venuti su quelli di casa, a due metri dalle finestre, ma non ero a casa, avrei dovuto fotografarli, avrei dovuto. Vedendoli, anche loro che sono così pacifici, ti viene da pensare che fanno anche paura, se tutti insieme decidessero di.
E pure il fracasso che li accompagna, assordante, non è che tranquillizzi. Ma sapendo che se ne stanno lì, a volare misteriosamente insieme, son proprio meravigliosi, soprattutto ora che c’è nebbia.
E insomma, vi dicevo del piccolo principe, e che io trovi che certe cose siano state davvero iper inflazionate e masticate e risputate in mille salse più incolori e bugiarde.
Perché sì, alla fine, la cosa che più mi ha indispettito leggendo, è proprio la frase più celebre, quell’essenziale invisibile agli occhi… quel guardare con il cuore di cui si riempie la bocca il biondino spocchioso. Ecco… col cazzo, mi viene da pensare di fronte a questa meraviglia di storni attorno. E già ti sento, te laggiù in ultima fila, che dici che li sto guardando col cuore, gli storni. No. Manco per un cazzo, sarebbero belli anche se io non esistessi e non li cagassi nemmeno di striscio. Sarebbero belli pure se gli sparassi e grigliassi. E’ proprio un eccesso di buonismo a buoni sentimenti, questo passaggio. Ma… attenzione, nel piccolo principe no. Nel senso che sì, quel passaggio non mi è piaciuto, l’ho trovato banale, ma non disonesto. Altri passaggi, i sei pianeti, piuttosto che tutta la parte finale, quasi sconclusionata, a tratti, ecco, mi sono piaciuti ancora, e di più, proprio perché sono quello che vogliono essere: parole di un bambino che viene dallo spazio e abita da solo su un pianeta. Non può che essere sconclusionato, no?
E quindi ecco che adesso, rileggendolo, sono riuscito a ritrovare quel filo che si sfilaccia con le citazioni, con il dover essere bello per forza, con il buonismo imprescrittibile, la nostra società inevitabilmente marcia e malata di fronte alla ingenua purezza del bambino spaziale… ecco, al di là di questo, Le Petit Prince resiste, e il piccolo racconto di De Saint-Exupéry rimane un qualcosa che va letto e riletto, che fa bene, che alla fine di regala un qualcosa che si va perdendo dietro etichette e sovrastrutture: la bontà. E quindi finisce così, questa recensione volante, che potete commentare ma che per ora non si vede ancora. Finisce che mi permetto di dire che certi passaggi sono insopportabilmente mielosi e hanno fatto solo dei danni e purtuttavia laggente si ostina a provare immenso e smisurato ammmore (e mi riferisco proprio all’essenziale invisibile agli occhi e all’addomesticare blabla) e guai a toccarglieli e a dirgli che sono stucchevoli. Certi passaggi, soprattutto quelli meno prevedibili, come il lampionaio, o l’ubriacone, o il finale tristissimo, ma pure un po’ inverosimile (e salvalo ‘sto piccolo bimbo no? contro la sua volontà ma salvalo, o cerca di farlo) invece di dirci che non hai trovato il corpicino (e grazie al cazzo, visto che se lo saranno ben mangiato gli sciacalli o le altre bestie no?), dicevo, questi passaggi sono ancora davvero belli, piacevoli da rileggere, e da ripensare.
E la chiudo dicendovi che i disegni non sono imitabili. I disegni originali dell’autore sono un qualcosa che ha un tocco che brucia, nel senso che è difficile anche solo ispirarsi, a essi, senza suonare lontani e inadatti. Il piccolo principe è e sarà sempre quello di quei disegni, e tutto il resto (e ce n’è veramente tanto, non riesce a entrare dentro allo stesso modo. Lo potete vedere con le immagini che vi ho lasciato.
Che altro? Niente, sono contento di averlo riletto. Dovrebbero farlo tutti, invece di parlarne. E anzi, non si dovrebbe citare più. Ah, vi ho fotografato gli storni… ve li regalo. Non sono invisibili agli occhi eppure la loro bellezza è essenziale.
Nick Parisi.
Hai citato il mio libro preferito! Non mi aspettavo che fossi così "morbidosamente romantico". LOL
Marco Montozzi
Appunto.
Basta co 'sto piccolo sciattone alieno.
Anonimo
E hai fatto bene! E un piccolo ma grande libro. L'ho trovato poco indicato ai bambini.
Hai ragione su tutto. Credo sia la scrittura di quel tempo a renderlo mieloso, ma un bimbo autodidatta è saccente!
Ti fa diventare buono
Elisa Sala
Sjoberg Anna
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