"L'amante" di Marguerite Duras***

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"L'amante" di Marguerite Duras***

Ho un problema col pc.
Scrolla di default dopo qualche secondo dopo l’avvio e la tastiera, all’avvio, non la riconosce. e sto soffrendo. Poche sono le cose che ti innervosiscono quanto un pc che non funziona e non capisci perché.
Le ho già tentate tutte, da settordici antivirus ad aggiornare ed eliminare i driver di mouse e tastiera. Insomma… sono completamente alla frutta.
Voi ne sapete qualcosa?
Io no, visto che manco ho un CD del mio windows, che acquistato con un’offerta HP è dentro ma non fuori dal PC… e questa cosa dell’essere dentro e fuori è un po’ quel che mi è venuto in mente leggendo “L’amante” di Marguerite Duras.
In realtà non stavo leggendo questo libro… ma ieri ho avuto due ore buche improvvise. E certo… potevo avere altre cose da fare, ma Calvino l’avevo lasciato in macchina e allora mi son detto: ora trovo una cosa corta da leggere nella piccola biblioteca scolastica che io stesso ho costruito rubando libri al banco libro.
Cristina mi ha detto che questo lo potevo leggere, a lei piacque (e questo era un punto a sfavore, visto che abbiamo gusti diversi) ed era corto e forse, con impegno, potevo addirittura finirlo entro le due ore (e questo mi spingeva a leggerlo) e poi, faceva parte di questa vecchia collana di Repubblica, dedicata ai capolavori del ‘900 e infine, essendo che il mio unico ricordo di un testo della Duras risaliva a qualcosa di perso nella memoria (occhi blu?) mi son detto why not.
E dunque, ecco che c’è quella cosa del dentro fuori, che un po’ l’ho pensata, lo confesso, perché Cristina mi aveva buttato un lampo di luce di un certo tipo, sulla storia. E’ la storia di una tipa di 15 anni che ci racconta del suo amante cinese molto più vecchio di lei ed è per questo che – forse, si dice – ha avuto molto successo, nella produzione di quest’autrice.
Ecco. Non è vero niente, non con mio filtro da lettore attuale.
“L’amante” è un libro tristissimo. Ve lo dico mentre AVG fa l’ennesimo scan in cerca di virus che non ci sono e quindi – contando anche i venti riavvii di oggi – di tristezze ne capisco.
Ma la parte del rapporto sessuale morboso tra questa ragazzina e il nemmeno trentenne cinese è un qualcosa che ha molta poco importanza, nell’economia del romanzo, rispetto ad altre cose. Ecco il difetto della lettura da adolescenti… ha una priorità inesatta della lettura.
E allora di cosa parla, l’Amante?
Marguerite, lei, l’autrice, autobiograficamente ci dice della sua storia d’amore di quando era in Indocina, con quest’uomo, un cinese figlio di un cinese arricchito, a forza di vendere case ai poveri indocinesi. Loculi, più che case. Ma quest’uomo, che un giorno su un traghetto si invaghisce della ragazzina, o meglio, se ne innamora perdutamente, non è un bianco, e non è tollerabile una storia con una bianca, che là, sull’autobus, siede nel posto avanti, vicino all’autista, quello riservato ai bianchi.
E invece lei accetta, così, di punto in bianco, si lascia portare in camera e pretende di essere fatta diventare donna. O puttana, suvvia, diciamo come stanno le cose, o almeno come possono sembrare.
Perché questa è solo superficie.
Il dentro del libro, che salta da terza persona a prima persona, è tutto quello che l’autrice ci dice del rapporto con la madre, il fratello maggiore e quello minore. Una famiglia allo sbando, nell’Indocina coloniale francese che è sempre più povera. Ci sono salti temporali continui, nella narrazione, ma è semplice, lo stile, e benché lirico resta comunque a un livello immediato, non eccessivamente poetico. L’autrice parla col senno di poi, e forse non ce la racconta giusta del tutto, ma è indubbio percepire il suo trasporto, il suo sentirsi ancora dentro e parte di tutto quell’odio e quell’amore.
Odio per la madre, che ha una povertà che non vuole e non accetta, che ha un amore smisurato per il figlio maggiore pareggiabile solo con la cattiveria che questo dimostra. Odio per questo fratello, e amore per il minore, che morirà, certo, ma non è una sorpresa, non c’è quel tipo di suspense, in questo libro.
La Duras salta di palo in frasca con coscienza, raccontando sì, la sua storia con l’amante ricco cinese, quella è cronologicamente rispettata, ma inframmezzata dai suoi ricordi, da quello che è accaduto poi ai suoi familiari, alla fine, ripensandoci, tutti morti, chi prima e chi dopo.
Dicevo – mentre vi comunico che forse ho risolto il problema del mouse, che invece era un problema della tastiera – che è un libro malinconico. L’autrice è incomprensibile, a volte, è tormentata. Va a letto con questo per soldi, e questo, l’uomo cinese, senza nome, soffre dal primo momento e benché sia uno abituato ad avere e comprare donne, prova per questa amante bambina, magrissima, eccentrica, cattiva, forse, e fredda, una passione pura e feroce. Un qualcosa che durerà per sempre, come per sempre durerà – ed è il libro che abbiamo appena letto, a dircelo – la passione che l’autrice prova verso di lui. Insomma… alla fine, questo amore, non è poi così banale, a leggere tra le righe.
C’è dentro la nostra cattiveria, l’egoismo, l’avidità dell’anima, ma anche la capacità di dare e infliggere sofferenza, e c’è dentro un’epoca e un contesto che sono distanti dai nostri. E’ veramente riduttivo pensare a questo libro come a un’opera narrativa che si fa ricordare perché narra di una storia un po’ perversa tra una adolescente povera e con una famiglia dagli affetti devastati e un milionario nullafacente che si innamora perdutamente nemmeno lui sa bene di chi.
E come la chiudiamo, questa chiacchierata? Ma sapete che vi dico. Che forse questo libro non farà per me, e forse a tratti ho sofferto quel continuo, seppur sapiente, utilizzo misto di prima e terza persona, di discorso diretto e indiretto; ma quel vestire le emozioni di toni forti è bello, e alla fine l’unico che pare salvarsi, in parte, è proprio l’amante cinese. Vi lascio quindi un pezzo, un pezzo di libro, che è fatto tutto di piccolo pezzi, al massimo una pagina, a volte poche righe. Sì, l’ho che li avete visti mille volte i libri scritti così, ma questo è del 1984, eh.
Okay… apro a caso e scelgo un pezzo e vi saluto!

L’immagine comincia molto prima che lui abbordi la ragazzina bianca appoggiata al parapetto, nel momento in cui è sceso dalla limousine nera, quando ha cominciato ad avvicinarsi a lei, e lei lo sentiva, sapeva che era impaurito
.
Fin dal primo istante si rende conto di averlo in suo potere. Dunque anche altri potrebbero cadere così in suo potere se se ne offrisse l’occasione. Lei sa anche qualcosa d’altro, che è giunto ormai il momento in cui non può più sottrarsi agli obblighi che ha verso se stessa e che di ciò la madre non deve saper nulla, e neppure i fratelli. Lo ha capito quel giorno. Appena è salita sull’auto nera l’ha saputo, si sente lontana da quella famiglia, per la prima volta e per sempre. Ormai non devono più sapere che ne sarà di lei. Anche se qualcuno la prende, la porta via, la ferisce, la sciupa, la madre e i fratelli non devono più saperlo. Questo è il loro destino e lei già ne piange, sulla limousine nera.La ragazza adesso dovrà affrontare quell’uomo, il primo, colui che le è comparso davanti sul traghetto.È arrivato presto quel giorno, un giovedì. E venuto, come i giorni precedenti, a prenderla all’uscita del liceo per accompagnarla al pensionato e poi, una volta, è venuto al pensionato un giovedì pomeriggio e l’ha portata con sé nell’auto nera.Sono a Cholen, dalla parte opposta rispetto ai viali che collegano la città cinese al centro di Saigon, quelle grandi strade all’americana, solcate dai tram, i risciò, gli autobus. È il primo pomeriggio. Cosi lei non sarà costretta a uscire in fila con le altre ragazze del pensionato.È un quartiere a sud della città. La casa è moderna, ammobiliata sommariamente in stile liberty. Lui dice: i mobili non li ho scelti io. La stanza è al buio, lei non gli chiede di aprire le persiane. Non prova nessun sentimento preciso, non odio e neppure ripugnanza, allora forse è desiderio. Non lo sa. Ha accettato di andare appena lui glielo ha proposto, la sera prima. Ora lei è dove deve essere, come un oggetto spostato. Ha un po’ di paura, perché si aspetta di averla e perché nel suo caso dovrebbe proprio succedere così. È attentissima all’aspetto delle cose, alla luce, al baccano della città in cui la camera è immersa. Lui trema. Prima la guarda come aspettando che parli, ma lei non parla, lui allora non fa neppure un gesto, non la spoglia, dice di amarla pazzamente, lo dice a voce bassa, poi tace. Lei non risponde, potrebbe rispondergli che non lo ama, non dice niente. Ad un tratto lei sa, in quell’istante sa che lui non la conosce, che non la conoscerà mai, che non avrà mai modo di conoscere un essere tanto perverso, che non potrà mai riuscire ad afferrarla. È lei che deve sapere. Lei sa. Proprio perché lui lo ignora, tutt’a un tratto lei sa: le era piaciuto già sul traghetto, le piace, tutto dipende da lei.

Anzi no, concludo con un’altra cosa. Che viso aveva questo amante cinese, che nel libro non ha un nome? Eccolo qua! 

Comments

  • 17 Ottobre 2014

    uno scrittore sensuale ed elegante, un libro che resta nella storia.
    punto.

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  • Cristina
    18 Ottobre 2014

    Esagerato. Lo so anch'io che non è solo quello, altrimenti non te lo avrei consigliato. Pensavo che stuzzicandoti con il sesso avresti scelto di leggerlo. 🙂

    reply

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