“Il verde della tua veste e altri acconti” di Piero Chiara****

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“Il verde della tua veste e altri acconti” di Piero Chiara****

Avevo portato questo, in gita, da leggere.
Perché sono racconti brevi, da corriere con dormicchiata fra, perché prima o poi voglio leggerli questi Racconti d’autore, perché è Piero Chiara e io i suoi racconti li ho trovati molto belli, perché era un libercolo sottile, che stava nella tasca del giumbotto.
L’ho finito proprio sulla via del ritorno, e mi sono permesso, persino, cosa che non faccio mai, di fare un segno con la penna a una pagina, per un incipit.
Questo:

Comincia l’anno, ma solo per il calendario, perché l’anno nuovo comincerà davvero solo con la primavera.

Ecco, perché la penso così, proprio uguale uguale.
E non è proprio un caso, perché anche in parecchi altri passaggi son finito per ritrovarmi nei toni e nella benevolenza osservatrice del mondo visto dall’interno.
Dall’interno nel senso che sono tutti in prima persona, e vuoi per ironia, vuoi per autoanalisi, la narrazione di Piero è proprio bella così, a parlare di se, del suo io, ma mentre lo fa a raccontarti il mondo, o il mondo che cambia.
Ma come l’han messo, ‘sto libricino. Curiosa la cosa che i diritti dei racconti appartengono agli eredi, ma a parte questo non ri riesce a trovare altro, sulla provenienza di questi racconti.
Poco male, non ne ho letto nessuno e okay, ma a me piace sapere da che libro sono presi, sia mai di andarmeli a cercare. Azzardo che forse non appartengono ad altre antologie, ma allora ci voleva almeno una breve introduzione per dire che pezzi sono.
Anyway, li ho letti tutti volentieri, approfittando della brevità (3-4 pagg a parte uno, più lungo, ma fatto di 12 pagine per 12 stagioni.
Insomma, parliamo proprio di racconti brevi, col breve doppio.
E non vi posso dire nemmeno subito quanti sono, perché di grazia, nemmeno l’indice c’è (proprio al risparmio, questa collana nuova di Racconti d’autore eh). Vabbè, lo sfoglio, vi dico il titolo, le pagine, e se me lo ricordo.
Il verde del tuo vestito (6): bello, con le citazione e un omaggio grandissimo ai suoi luoghi, soprattutto al lago Maggiore, però non è tra i migliori di questa raccoltina.
Il banco degli asini (10): si ripercorre tutta la carriera scolastica di asino del buon Piero, che era piuttosto indomabile, didatticamente. E voglia di andare a scuola ne aveva zero. Si sorride parecchio. Ma c’è sempre questo senso agrodolce del ricordo, che descrive il padre.
Il giorno della cresima (5): bellissimo… cosa può succedere a un ragazzetto agghindato alla perfezione, che si libera dal controllo dei suoi durante il pranzo e finisce a giocare con dei teppistelli d’altri tempi? Vedete un po’ voi… uno sguardo sull’essere bambini qualche decennio fa.
Lettera a un amico d’infanzia (7): quando non c’era fb, potreste intitolarlo, e tutti i pensieri su chi abbiamo conosciuto, e perso perché si cresce e ci si allontana. I ricordi d’infanzia si sa, sono minerali che mutano, rimanendo invariati. Lo si capisce con questo brano di memorie, che lo leggi e dici, però… che sensibilità. Ed è un pezzo sensibile assai.
Nel portafogli (2): un ricordo bellissimo del padre, in due pagine. Il padre che nel portafoglio tiene le previsioni del tempo per tutto l’anno, ovviamente sbagliate.
I cavalieri della stecca (4): a biliardo sì, era bravo, ed è ambientato a Cividale, molto bello, da leggere in un fiato. E qui è impossibile farsi venire il dubbio che non sia autobiografico.
La gamba del Gusmaroli (4): a volte ci sono storie che vanno raccontate. Tragicomiche, come questa, ma con dei sorrisi amari grandi così
Il mio lago Maggiore (7): Se cresci vicino a un lago, fa parte di te per tutta la vita, e sono cambiati tantissimo, i laghi e gli ambienti, adesso, e non certo in meglio.
Ricordati del Pantheon se vai a Roma (2): un divertissement da due pagine, quasi una storiella da osteria. Caruccio, dai, niente di più, anche se ci sono citazioni interessanti e si scopre cose sul Panthon.
Dodici mesi, un anno (14): Questo quello che mi è piaciuto di meno. Sono dei pensieri con citazioni varie su ogni mese dell’anno, ma alcuni sono vagamente stufosi, e credo solo perché si nota come sia uno scritto senza trama narrativa sotto, e questo gli nuoce (un assemblaggio, probabilmente.)
Con mille piedi e un milione di anni (3): Che cos’è il polidesmo? scopritelo con questo racconto, che trovo geniale e bellissimo. Un’ode alla scolopendra, diciamo, ma piena di pietà bonaria per la boria umana
Un patrimonio indistruttibile (8): di nuovo il lago, di nuovo la critica all’umana distruzione del paesaggio, alla perdita delle radici, fisiologica e non. Meno bello degli altri, per me.
Il miracolo (3): un’altra storiella di paese, che c’è sempre il falso invalido, nei piccoli paesetti, ma raccontata così, non è più una barzelletta, sono piccoli universi.
Insomma… rivedendoli, mi sono piaciuti quasi tutti.
E Piero Chiara ha un suo posto tra gli italiani che scrivono racconti, e narrativamente parlando, ma credo l’avesse anche come persona, i suoi scritti hanno molta sensibilità, ironia e delicatezza. 
E’ l’agrodolce, il sapore delle sue storie, condito sempre con una voglia di insegnare qualcosa, di condividere, di mettere in guardia. E poi c‘è la memoria, in questi racconti, che spesso sono ricordi.
Ricordi che volevano essere raccontati.
Insomma… bello, mi è piaciuto e 

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