"Dieci piccoli indiani" di Agatha Christie****
Dieci poveri negretti
se ne andarono a mangiar: uno fece indigestione
solo nove ne restar. Nove poveri negretti
fino a notte alta vegliar: uno cadde addormentato,
otto soli ne restar. Otto poveri negretti
se ne vanno a passeggiar: uno, ahimè, è rimasto indietro,
solo sette ne restar. Sette poveri negretti
legna andarono a spaccar: un di lor s’infranse a mezzo,
e sei soli ne restar. I sei poveri negretti
giocan con un alvear: da una vespa uno fu punto,
solo cinque ne restar. Cinque poveri negretti
un giudizio han da sbrigar: un lo ferma il tribunale,
quattro soli ne restar. Quattro poveri negretti
salpan verso l’alto mar: uno un granchio se lo prende,
e tre soli ne restar. I tre poveri negretti
allo zoo vollero andar: uno l’orso ne abbrancò,
e due soli ne restar. I due poveri negretti
stanno al sole per un po’: un si fuse come cera
e uno solo ne restò.
Solo, il povero negretto
in un bosco se ne andò: ad un pino si impiccò,
e nessuno ne restò.
Il generale Macarthur guardava fuori del finestrino. Il treno stava arrivando a Exeter, dove bisognava cambiare. Che dannazione, quelle ferrovie secondarie lente come lumache! In linea d’aria, quel posto, Nigger Island, non sarebbe stato lontano.
Non riusciva a capire bene chi fosse il signor Owen. Un amico di Spoof Leggard, probabilmente, e di Johnny Dyer.
“Alcuni suoi vecchi amici verranno… saranno contenti di rievocare con lei il passato.”
Certo, anche lui sarebbe stato contento di parlare con qualcuno dei vecchi tempi. Tanto più che, ultimamente, aveva avuto l’impressione che molti lo sfuggissero, nel suo ambiente. E tutto per quella maledetta storia: una storia passata da quasi trent’anni! Armitage ne aveva certamente parlato. Dannato moccioso! Che cosa ne sapeva lui? Oh, be’, inutile rimuginare certe cose. A volte, si possono avere sensazioni assurde… immaginare che qualcuno ci guardi in modo strano…
Adesso, era curioso di vedere Nigger Island. Avevano fatto molti pettegolezzi su quell’isola. Correva voce che se ne fossero impossessati l’Ammiragliato, o il Ministero della Guerra, o la RAF… e forse c’era del vero.
Il giovane Elmer Robson, il milionario americano, era stato lui a costruire la villa. Spendendo migliaia di sterline, si diceva. Ogni sorta di lussi…
Exeter. Un’ora di attesa. E lui non se la sentiva proprio di aspettare. Voleva andare avanti…
Il dottor Armstrong guidava la Morris attraverso la piana di Salisbury. Era stanchissimo. Anche il successo si paga. C’era stato un tempo in cui, seduto nel suo studio medico di Harley Street, lussuosamente ammobiliato e fornito degli apparecchi più moderni, aveva aspettato… aspettato che il destino gli portasse il fallimento o il successo.
Ebbene, era venuto il successo. Era stato fortunato. Fortunato e capace nella professione, naturalmente. Come medico sapeva il fatto suo, senza dubbio, ma di solito questo non basta per arrivare al successo. Bisogna anche essere fortunati. E lui aveva avuto fortuna. Alcune diagnosi esatte e la gratitudine di due o tre signore ricche e influenti avevano contribuito a fargli un nome. «Dovete farvi visitare da Armstrong, tanto giovane, ma così bravo… Pam aveva consultato un’infinità di medici per anni, inutilmente, e lui ha riconosciuto subito il male!» E era stata una valanga. •
Ora, il dottor Armstrong era definitivamente arrivato. Aveva impegni a non finire e non poteva concedersi che brevi periodi di riposo. Perciò, quel mattino d’agosto, aveva lasciato Londra più che volentieri per trascorrere qualche giorno in un’isola al largo delle coste del Devon. Non che si trattasse proprio di una vacanza. La lettera che aveva ricevuto era scritta in termini piuttosto vaghi, ma non c’era niente di vago nell’assegno che l’accompagnava. Un onorario sbalorditivo. Questi Owen dovevano nuotare nell’oro. A quel che sembrava, il marito, preoccupato per la salute della moglie, desiderava che il medico la tenesse d’occhio senza darlo a vedere. Non voleva saperne la signorina, di farsi visitare. I suoi nervi…