La settimana
Sono giorni, mesi
Anche anni ormai,
Che la primavera non c’è più,
Dura un attimo, la sera tardi, il tempo di una birra
Due parole ancora troppo sporche del lavoro del giorno,
Del suo invadere, infiltrare, abbattere, deformare.
Poi arriva la stanchezza, a volo di drago,
O peggio ancora l’astio, la malinconia,
E spellano i boccioli da ogni ramo.
L’estate, al sabato, è veloce, rapida, silenziosa.
Non si lascia accorgere, scorgere, toccare.
Il caldo della festa è una vampata di gioia,
A volte la mattina non c’è,
rimasta tra le piogge di una primavera che non c’è stata.
Finisce sempre in nostalgia di quella che era un tempo
e non può tornare più.
L’autunno a volte ha ancora colori tenui, raggi di sole,
è quasi meglio che piova, meglio svegliarsi presto
che dormire tardi.
Non è più l’autunno del tiepido, del lungo imbrunire,
Non è più l’autunno che a torso nudo, dimentica le magliette,
Ha sempre un velo di tristezza
e soffre di più il bussare di un inverno lunghissimo
che dura cinque giorni, e tantissime ore.