"In onore a Caino" di Francesca Raffaella Guerra**
Si alzò e si diresse verso la dispensa, poi aprì gli sportelli e, da un ripiano, afferrò un voluminoso involto dalla carta dorata.
I grossi quadrati di cioccolato scuro, extra fondente, affascinavano la vista del giovane uomo quasi quanto ne soddisfacevano il palato. Ne mangiò tre con estremo trasporto e subito si sentì rinvigorire, come succedeva ogni volta che si portava alla bocca quel diabolico impasto. Ricorreva al cioccolato per allentare le proprie tensioni o per darsi una spinta quando doveva affrontare qualche situazione particolarmente delicata.
Un frenetico rumoreggiare attrasse la sua attenzione: erano dei passerotti, che si rincorrevano tra un intrico e l’altro della pianta di gelsomino, per poi tuffarsi nella fontana in sasso che Manuèl aveva costruito, pezzo dopo pezzo, con le sue stesse mani.
Caligola, il suo carlino di due anni, stava seduto sul divano, in paziente attesa di incontrare lo sguardo del suo amico. Trascorsi un paio di minuti, la bestiola scese dal suo giaciglio preferito e gli si avvicinò: voleva a ogni costo la sua dose mattutina di carezze.
Quando gli si sedeva accanto, ritto come un soldatino e con la sua espressione seriosa, gli ricordava i suoi collaboratori, pronti a scattare a un suo ordine.
II piccolo molossoide pareva sempre sul punto di parlargli, ma non era necessario lo facesse: dai suoi occhi, Manuèl sapeva cogliere ciò che l’amico gli avrebbe voluto dire. Il loro intenso rapporto, quasi simbiotico, faceva sì che entrambi si intendessero a meraviglia.
Vedrai, sarà un momento piacevole. Alcune cose si trovano sui libri, ma è la dovizia di particolari, di curiosità tramandate da padre in figlio che non si legge da nessuna parte.-
-Interessante, quindi lui riporta la storia dei soldati, non quella dei generali.
-Vedo che hai capito.-
-Ooh! Eccomi qua.- sospirò soddisfatto, mentre si sedeva in mezzo a loro con il suo bicchiere colmo di buon vino rosso.
-Dončhe, cui esal el ğovin?- chiese Mario in lingua Friulana.
-E mio nipote, viene dalla Spagna.- puntualizzò Luciano per indurre il narratore a parlare in italiano.
-Dalla Spagna? Ma allora bisogna partire da lontano con i racconti. Luciano, cosa ne pensi della leggenda del Ponte del Diavolo?-
-Ponte Del Diavolo!?- esclamò meravigliato Manuèl, che aggrottò la fronte guardando perplesso lo zio. Luciano toccò il braccio del nipote:
-Sentirai sentirai.-
-Forza Mario: credo sia la storia più adatta per cominciare a far conoscere il territorio a Manuèl.- incitò l’anziano uomo.
-Bene; tanti secoli fa, gli abitanti di Cividale…
E’ giovanissima, e i 12 libri che seguono questo, credo sempre con lo stesso protagonista ispettore-scrittore famoso (ah sì, dimenticavo di dirmi che Manuèl, come nel 95% dei libri di esordienti, è uno scrittore) sono sicuramente migliori, quindi bisogna lasciare il beneficio di opera prima, e quindi imperfetta.
Seconda lancia, (una gamma berlina del 1981, 2400 benzina, se vi serve contattatemi), dicevo secondo lancia spezzata, è che se poi riesci a fare pubblicare una serie, allora vuol dire che si incontra il gusto del pubblico, e la scelta delle ambientazioni friulane è – marketing speaking – azzeccata.
E’ tutto.
Anche troppo.
Al prossimo…. no, okay, forse.
E buona giornata a tutti! Siate buoni e vogliatevi bene.
Riccardo Sartori
Uno dei diritti del lettore, secondo Pennac, è quello di non finire il libro che sta leggendo.
gelo stellato
ma, diciamo che ci arrivavo anche senza Pennac. 😉 ma un libro breve, che magari poi riserva un colpo di scena finale, si può anche finire dai. E poi non riuscivo a prendere sonno 😀
Riccardo Sartori
Chiunque ci sarebbe arrivato anche senza Pennac. Epperò, pensandoci poi, è brutto lasciare un libro a metà. Se poi non riuscivi a prendere sonno, magari ti è pure stato utile.
Anonimo
Non hai capito niente del libro In onore di Caino
gelo stellato
la grammatica la sintassi le ripetizioni e la scrittura didascalica non sono da capire, però per il resto può essere che hai ragione, ovvio. 😀
gelo stellato
e jo speri che no tu sedis furlan parcè che se no tu sês dôs voltis cocâl, une par che tu dispreseis la tô tiere, dôs par che tu ti platis daûr dal no pandi il non. 🙂