Fame

Fame

Il viso di terra e cenere,
Di schegge e inclemenza,
Mostrato come fame nelle stanze dei rinnegati,
Come sete nelle tasche dei morti,
Come sonno nelle voci dei carnefici.
Avete baciato l’asfalto col sangue,
Le viscere hanno disegnato un imbrunire
Nello strepito insano delle fiamme.
Siete malattia, cangrena, metallo.
Siete il catrame che infama,
Il credo che diffama,
Le segrete esplose in tombe e oblio.
Fiori rossi sull’asfalto hanno segnato
Il passo alla follia e alla nostra resa.
Non abbiamo da dire, 
Non abbiamo pace, né semenza, né ricordo.
Ci rinchiuderemo in un castello di strazio.
Non avremo principesse,
Né fate,
Né giullari.
Solo il manto umido del pianto, 
Sui nostri stomaci,
Sulle nostre vendette invocate.

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