Settembre 2012

Mi sei cara, Tu, Che hai raccolto la messe dei miei sogni Con una falce di luna. Mi è cara l'assenza, Pallida addormentata, Sul parabrezza vestito di buio. Ospiti un viso sul seno, Come fa il cielo con l'imbrunire. Delle mani storpie del fato, Hai fatto ramo E terra, in attesa Delle

Il sonno ha più fame della sete, I muri scappano Con passi lunghi intere città, Sono cresciuti i denti al cielo E su tutti gli specchi ha sorriso una crepa. Solo le finestre hanno ancora qualcosa Da dire: Storie di segreti, Inganni di nuvole, Bugie che hanno trafugato Alla verità.

Ora che ci hanno regalato una voce, Ce l'hanno spalmata sulla lingua, Abbellita con parole che non pronunciavamo mai, Vergognosi, Timidi, Travestiti di ilarità. Ora che ci hanno venduto All'asta dei giorni, Contesi dai minuti, Disarmati, Frettolosi, Bravi a disegnare le smorfie di uno sbadiglio. Ora che abbiamo misurato l'insensibilità Dell'affanno, Le sue spine, Il

Gli alberi, Pioppi e salici e acacie, Si affacciano al buio con braccia deboli  E mani aperte,  A difendersi dai fanali, Dal grecale,  Dai capricci, Dagli inverni,  Inutilmente.  Gli acquazzoni,  Le scarpe inzaccherate e una canzone tra i denti,  Se ne vanno prima di sera:  Ci lasciano soli  E mal accompagnati.