I bambini di Pinsleepe di J. Carroll ***

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I bambini di Pinsleepe di J. Carroll ***

Dopo aver letto “Tu e un quarto” mi era rimasta una smania di leggere altro Carroll che non vi dico. Mi era piaciuto proprio quel libro. Ora dopo questo “Bambini di Pinsleepe” non posso dire che la smania sia passata, ma si è sicuramente quietata. Tanto per cominciare l’immagine di copertina è molto meno bella delle solite e le si dà un senso soprattutto dopo la lettura del libro; seconda cosa, leggendo, viene a mancare quel senso di continua meraviglia che c’è c’era nei racconti. Non vorrei che a Carroll venissero meglio i racconti che i romanzi, ma non credo sia così.

Per chi, quindi, non conosce ancora l’autore, forse non è proprio questo il libro giusto con cui approcciarsi alla sua opera; anzi, visto che questo libro fa parte di una serie di volumi (indipendenti) ma con personaggi comuni, credo che il mio prossimo Carroll sarà il primo della serie, ovvero “Ossi di luna” (che ha una copertina splendida, tra l’altro)

Comunque sia riporto qui sotto una recensione sul libro in questione, carino sì, ma che non propri apprezzato appieno. A proposito, la Fazi-Lain editrice poteva evitare di riportare i due racconti che stanno qui dentro anche nella raccolta “Tu e un quarto” evitando di infastidirmi con l’idea di aver pagato 50pagine che avevo già pagato!

Che Jonathan Carroll sia uno bravo, è una sensazione che si ha sia durante che dopo la lettura, ma che “I bambini di pinsleepe” sia un lavoro perfettamente riuscito è una cosa che non si riesce a dire.
Il romanzo è il terzo lavoro del cosidetto “sestetto delle preghiere esaudite”, che ha come protagonista il regista Weber Gregstone e l’ambiente hollywoodiano. In particolare, in questo libro, il miglior amico di Weber, il regista di film horror Philip Strayhorn, si uccide misteriosamente e Greg, assieme alla vedova dell’amico e a un ex-comico di successo, comincia ad indagare sulle cause che hanno ingiustificatamente portato Philip alla morte. Quasi subito si imbatte in Pinsleepe, una bambina di otto anni che è incinta di sé stessa e che gli dice e dimostra di essere un angelo, ordinandogli poi di rimediare al male che il film horror dell’amico ha generato. In mezzo a fatto inquietanti, ad altre morti misteriose e alle rivelazioni sorprendenti di Pinsleepe, Greg comincia a girare delle scene, scoprendo che ciò che ha portato al suicidio Philip, è sempre di più difficile interpretazione.
Il problema principale, però, riguarda proprio quest’ultimo aspetto. Alla fine del libro il lettore rimane in uno stato di indecisione e non riesce a capire bene cosa sia veramente accaduto e quale sia il vero ruolo di Pinsleepe e di tutta la vicenda. La tensione si stempera pian piano, lasciando spazio ad un finale che non scioglie tutti i nodi e che lascia l’amaro in bocca. Questo perché non si è di fronte a uno di quei libri in cui il “non detto” è lasciato all’interpretazione del lettore e fa parte della bellezza del raccontare stesso. Carroll, alla fine del libro, pare non voler nascondere niente; non ci sono passaggi di difficile od oscura interpretazione, non ci sono notizie non svelate. L’unica fonte di incertezza che l’autore ci propone è data dal fatto che non tutti i personaggi dicono la verità ed è per questo che, a fine libro, si ha quasi la sensazione di trovarsi in mano una bomba che non è esplosa e che ormai non lo farà più. Si ha quasi il sospetto di aver dimenticato qualcosa, di essersi persi qualche passaggio, ma la scrittura immediata e il narrare in prima persona dello stesso Weber dissípano subito questo dubbio.
Considerato questo difetto dell’opera nella sua visione complessiva, meno si può contestare al suo svolgimento nel particolare. La scrittura di Carroll è sempre asciutta ed elegante, con dialoghi credibili e (non troppe) idee spiazzanti. All’interno del libro figurano poi due racconti, lasciati dal suicida, che sono senza dubbio tra le cose più interessanti, a che chi ha già letto la raccolta “Tu e un quarto” conosce già, bruciandosi una buona cinquantina di pagine.
In conclusione un’opera discreta, scritta con stile, ma che non è sicuramente tra le migliori dell’autore americano, trapiantato a Vienna. Leggerò le altre.


I BAMBINI DI PINSLEEPE
di Jonathan Carroll
pagine 270 – euro 16,00
Fazi editore

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