Alchimie d'amore e di morte di Giovanni Buzi ****

9788874751181

Alchimie d'amore e di morte di Giovanni Buzi ****

Ho recensito per Scheletri il libro di Ian e quello di Elena e non vedo perchè non debba riportare (oggi che non ho tempo per scrivere ^^) anche il libro di Giovanni Buzi, di cui potete trovare ampie recensioni sul suo blog, linkato a margine.

L’autore, per altro, sta facendo man bassa i diversi concorsi di genere, e questo conferma senz’ombra di dubbio la bontà della sua ars scrittoria e lo stato di grazia della sua creatività.
Tra l’altro, assieme agli altri due, condivide la caratteristica di lasciarsi ricordare. Non solo, quando rivedo la copertina sono sempre stuzzicato ad andarmi a rileggere qualche passaggio.
L’inizio del primo racconto, per esempio, (che potete leggere qui) lo ricordo ancora come un affresco di colori delicati. Più che un racconto , un quadro.
Quindi, in attesa di un romanzo che spacca (anche se forse la forma racconto gli si addice particolarmente) riporto le mie vecchie parole, delle quali, rileggendole, non cambierei una virgola.
Fate attenzione! Mentre leggete questo ‘piccolo libro’ potrebbe capitarvi di alzare la testa e, guardandovi intorno, scoprire che i colori sono più stinti e pallidi. Tendendo l’orecchio scoprirete anche che i suoni sono più attutiti, più sottili. Vi sentirete come se alcuni suoni e alcuni colori fossero spariti. Tranquilli, non spaventatevi, è normale.
È uno degli effetti collaterali che s’incontrano durante la lettura di “Alchimie d’amore e di morte”. E non dovete nemmeno preoccuparvi. I colori e suoni scomparsi sono tutti dentro il libro che avete tra le mani, anche se vi parrà strano che possano starcene così tanti, in così poche pagine. Ma credetemi, non stanno stretti. Durante la lettura li potrete scorgere uno a uno, compatti ma distinti; anche se intrecciati nelle trame dei sei piccoli racconti che Giovanni Buzi ci offre.
Alcuni, è vero, paiono mal sopportare di restare confinati aldilà del bordo delle pagine. Il blu, il ghiaccio, i fruscii…paiono lottare per sfuggire dalle righe, per prendere corpo nei pensieri di chi legge, nella sua immaginazione.
Bisogna chiarirlo subito: non è “cosa” Buzi ci racconta che colpisce, ma “come” lo racconta. Il titolo, azzeccatissimo, anticipa lo spirito di ogni racconto. Ognuno, costruito su trama esile, ma non banale, gode di un’invidiabile immediatezza nel mostrare al lettore immagini vivide, nel fornirgli sensazioni, nel portarlo fino all’ultima riga in modo deciso, ma privo di frenesia, spingendolo, a volte, a rileggere qualche passo, talmente riuscito da risultare troppo intenso per essere afferrato con un solo passaggio dell’occhio.
Alchimie riuscite, dunque, in cui non prevale mai una solo tinta, ma è il chiaroscuro a impregnare e caratterizzare ogni pagina. Vi sono immagini dolcissime, seguite da scene d’orrore o di raccapriccio, rincorse a loro volta d’altre tenerezze. Miele e fiele mescolati, ma ancora distinguibili, sempre screziati di soprannaturale.
Sicuramente, viste le diverse ambientazioni e i differenti stili utilizzati, non tutti i racconti riceveranno lo stesso giudizio, ogni lettore ne preferirà alcuni, piuttosto che altri. È superfluo, quindi, fornire una sinossi di ognuno, ed è rischioso avventurarsi in una segnalazione riguardo al racconto meglio riuscito (anche se il brano di apertura, forse, ha una marcia in più).
Da segnalare, oltre al tascabilissimo formato offerto dalla collana “carta da visita” e all’originale immagine di copertina, l’ottima presentazione di Gianfranco Nerozzi che, azzardo, si potrebbe leggere per ultima, interpretandola come una conclusione, piuttosto che un’introduzione. Bastano poche righe e le parole di Buzi si presentano da sole.
pagg. 62 – € 5.00
Edizioni Tabula Fati

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