“I segreti del Tagliamento” di Cristina Noacco**

“I segreti del Tagliamento” di Cristina Noacco**

E niente. Non mi è piaciuto. Ma non è proprio tanto il fatto di non essermi piaciuto, è che proprio, a tratti, mi ha infastidito. E ho cercato di capire perché. E allora vado per ordine, anche se, molte delle cose che probabilmente a me hanno irritato, a voi piaceranno, perché oramai credo di essermi abituato all’epoca dell’estasi per la mediocrità, che quando non condividi ti becchi che ne so, insulti che più che altro sembrano navigare nello spettro che va da “invidia” a “supponenza”.

Ma parliamo del libro, e non delle epoche attuali. E se volete farvi una idea, c’è un pregevole lavoro su youtube che riassume molti pezzi del libro e corredato da bellissime immagini. E mi ha aiutato a capire buona parte dei miei fastidi.

Partiamo dall’inizio.

Ho letto questo libro martedì mattina, sulle rive del Tagliamento, in perfetta solitudine, in uno dei tanti angoli nemmeno troppo nascosti tra Straccis e Belgrado. L’ho scelto di proposito (il libro e anche il posto). Io, anche se non è nelle mie zone, sono un figlio del Tagliamento. Ci ho trascorso molti giorni, soprattutto da giovanissimo, e ogni anno, in ogni stagione. Ci vado in bicicletta, spesso, ne conosco i verdi, gli azzurri e i grigi. Martedì, per dire, ero lì a leggere e in quelle lunghe ore ho visto i cavedani, ve l’ho scritto nell’altro post. Ho capito che non giocano, ma si grattano la pancia sui sassi. E ho individuato dove i martin pescatore, già rari di loro, si facevano il nido, godendo della fortuna che non fosse su una riva con passaggio di persone. Ho fatto il giretto nelle casette sulle rive, con le panchine e i sassi per i fuochi, per le grigliate. Insomma… queste cose qui. La casetta fatta coi sassi, il rock balance, il solito sasso che raccolgo e perdo e ritrovo e a volte porto a casa a volte no. I bagni, i tuffi, il trono di massi. Le bisce, le trote, i portasassi, gli aironi, i trattori, i fuoristrada. Le cose di sempre, insomma. Temo che questa simbiosi, questo essere dentro al fiume, da così tanti anni, sia stata di leggero nocumento, al mio giudizio.

ll libro mi ha fatto la stessa impressione, tipo a spiegarmi il fenomeno delle risorgive, che farebbe spiegare a Jimi Hendrix la differenza tra chitarra e basso, che intendiamoci, non è cosa che non si dovrebbe fare, ma bisognerebbe scegliere un approccio, un livello di approfondimento, e il modo in cui comunicare. E qui siamo rimasti a metà del guado, nel senso che è un libro che non si capisce se vuole incuriosire, guidare, raccontare e alla fine non fa nessuna di queste cose. La parola che più volte mi è venuta in mente era “turistico”, come quei ristoranti che non mangi poi male, ma non catturano l’essenza del luogo, sono per turisti, restano sulla superficie delle cose. Nel senso che tutte le cose raccontate erano cose banali, che si sanno, che un friulano medio conosce e che a vederle vestite di una perenne meraviglia, estasi, diciamo che ti fa la sensazione di “Okay, anche meno, dai”. Narrativamente, l’evoluzione dell’eroe è solo a sua detta, perché si parte con un “oh, wow, oh, wow” a ogni cosa e si termina nella medesima situazione. Alba ci dice di aver appreso questo e questo, ma il lettore non riesce a percepire un cambiamento nel suo don’t tell. Anzi… verso la fine si comporta anche con meno bontà e tolleranza che all’inizio.

Colpa, probabilmente, di una scelta narrativa di fondo che forse andava ridiscussa. La scelta della terza persona, di trovare una protagonista, Alba (ma perché?! Scelta davvero banale del nome, per fare il solito gioco di parole simbolico-baciperuniggiante che infatti arriva dopo poche pagine) e descrivere in terza persona tutto dal suo punto di vista, salvo poi mettere in corsivo i suoi pensieri, che diventano pensieri in mezzo ai pensieri. Come un secondo livello di pensieri. Infatti a togliere il corsivo il libro regge perfettamente. E forse, non so, la scelta di una prima persona al presente poteva essere già di per sè una svolta, un modo di rendere più sopportabile questo senso di continuo stupore, che sarebbe stato più giustificato.

Ma temo che il problema sia più nell’aver creato una protagonista che non sono riuscito a trovare credibile perché troppo legata alla narrazione dell’autrice e che, a tratti, è risultata davvero poco empatica. Che ne so, il picco, per dire, credo di averlo raggiunto quando Alba, gonfia di livore mal trattenuto e disprezzo, descrive nel peggior dei modi una compagnia che fa semplicemente la cose più bella e meravigliosa che puoi fare sul Tagliamento: passarci la notte a bere, fare cagnara, sparare cazzate in compagnia. Chiunque lo ha fatto sa cosa intendo e mi sa che avrà la mia reazione, che ho dovuto chiudere il libro, porconando. Ma non solo quello, anche i giudizi inconsciamente pregiudiziali tipo “Ma chi lo dice che i montanari sono gente non colta” che a me, sinceramente, non era mai venuto in mente e già il fatto di negarlo significa dirlo.  Oppure quelle frasi che pensa Alba tipo: “Due mani giunte in preghiera disegnano ugualmente un arco acuto – intrecci di culture, o meglio: convergenze…

Cioè… è difficile che risulti un personaggio credibile e non l’inserimento di una bella frase infilata lì, che ti spara fuori dalla sincerità del libro come un missile.

Ecco. Ci sono arrivato. Il problema è proprio questo. Non è un libro, ma voleva essere tre libri. Uno descrittivo del viaggio in bicicletta dalle foci alla sorgente, con tutti i problemi tecnici e pratici e tutti i giudizi di valore (ovviamente negativi sugli esseri umano e questi tempi bui e positivo sulla natura sempre meravigliosa fantastica galattica incredibile ecc). Uno di tipo turistico, indicando monumenti, chiese, panorami, opere d’arte, con dettagli tecnici e storici. E un terzo, una collana di citazioni letterarie sul fiume frammisti e pensieri esistenziali, per costruire un viaggio nell’anima. Il problema credo sia stato il metterli insieme, perché si rischia di restare insoddisfatti di tutti e tre, come è capitato a me.

Poi okay… bisogna vedere anche il target. Diciamo che i segreti del Tagliamento sono tali sono per un diversamente friulano, perché il 95-98% delle cose citate o spiegate lo conoscevo e i dettagli tecnici, messi in mezzo alla storia, finivano solo per appesantirmene la lettura. Per uno che non conosce nulla del fiume, il libro potrebbe davvero essere perfetto, soprattutto per incuriosire. Anche certi inserimenti erano un po’ posticci. Che ne so, sei li che Alba guarda un panorama, e “questo panorama mi fa venire in mente questa canzone/citazione/opera e blablabla” che okay, bene per l’opera, ma l’inserto sembra una costola di troppo. E sono tanti gli inseriti infilati a forza, come elefanti nel frigo, che sono belli di per sé, ma faticano a dare scorrevolezza e sincerità.

Di bello, questo sì, c’è riconoscere alcune persone citate (anche quasi tutte dai)  – anche se di nuovo, questo egocentrismo di Alba che pretende che tutti siano tipo sudditi al suo cospetto lascia un po’ interdetti.

Insomma… la chiudo qua. L’obiettivo era ottimo, e anche l’idea di percorrere interamente il fiume, anche se non originale, poteva essere buona per uno dei tre libri. Ma forse bisognava scegliere: o guida, o viaggio artistico-letterario, o viaggio d’avventura. Tutti e tre insieme mi ha messo in difficoltà. Altro aspetto positivo, ci sono belle foto alla fine, che mostrano alcune delle cose citate (e anche qui, metterle in mezzo poteva cambiare un po’ le cose, abbinando parola e occhio) e poi boh… basta dai. L’ho fatta anche troppo lunga, e domani me ne torno in bicicletta sul Tagliamento con il libro di Gigi, che magari lo finisco.

Comments

  • a.v.
    15 Luglio 2022

    L’ho letto l’anno scorso, e al di là di alcuni dettagli penso che avrei scritto la stessa recensione. Forse l’errore è leggere un libro sui segreti del Tagliamento abitando a pochi passi dal Tagliamento. Forse non è per noi.
    Se vuoi leggere Locanda Tagliamento (raccolta di 10 racconti di autori diversi, tra cui il dorondon di contecurte) fammi un fischio.

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  • Gelo
    15 Luglio 2022

    Ah! Locanda Tagliamento! Si lo volevo leggere. In realtà qualcosa già ho leggiucchiato. ad agosto farò altre giornate di Tagliamento. Si me lo leggo dai.

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