"Spacewave" di AAVV**

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"Spacewave" di AAVV**

space-8088014Ok, ok, avevo cominciato il post stamattina, ma poi i cereali hanno cominciato a gridare dalla scodella e mi sono dovuto dedicare a loro.
Adesso comunque finisco il lavoro e vi dico due paroline su questo libro, che grazie al buon Midian, che me l’ha procurato a un euro.
Tanto per cominciare premetto che è uno di quelli della fanucci che mi piacciono tanto e che adesso non fanno più. I tif quelli col dorso marroncino, che sono tanto carini e di solito anche di un genere che mi aggrada.
(per dire, fino a poco tempo fa, ci trovavate tutti i matheson e i lansdale, mentre adesso invece si sono inventati i tif extra, che hanno copertine più brutte, lettere più grandi e costano più euri, fanuccimerda, fanuccimerda)
Ma torniamo a noi.

Questa è una raccolta di racconti, si è capito.
Dimenticatevi anche quei nomi scritti in giallo sulla copertina, perché non vogliono dire un cazzo. Cioè, sì, gli incipit, ma si passa da incipit del tutto aperti, a quelli abbastanza chiusi, senza che però vi sia un incipit che possa dare un botto a un racconto, come se fosse un’idea iniziale.
(e mi verrebbe da dire, figurati se un autore ha tre righe che racchiudono una buona idea la regala a degli sconosciuti per farci un concorso letterario)
Comunque il concorso letterario in questione è Spacewave 2006 e qui trovate pubblicati i vincitori del concorso, più altre cose.
Anzi, sapete che vi dico? Ve ne parlo così, di Spacewave. Descrivendovi brevemente cosa c’è dentro, e così se vi capita di vederlo a un eurio magari decidete se pigliarlo o meno.

Cominciamo:

  1. Una decina e più di pagine su una breve ma veritiera storia della fantascienza in Italia —– interessante
  2. Gli incipit del concorso—– evitabile, visto che li leggeremo nei racconti
  3. un racconto di Franco Ricciardiello che sviluppa il suo stesso incipit ——- e allora tanto valeva darne un altro, di incipit, perché così mi pare quase che avesse avuto il racconto pronto e l’abbiano semplicemente estratto. Il racconto non è male, ma non è nemmeno da strapparsi i capelli. Diciamo piacevole, dai.
  4. Un racconto di Marco Vichi, che è una ripubblicazione. Anche questo è discreto.
  5. I racconti vincitori del concorso, che credo siano proprio in ordine di arrivo perché la prima metà è buona, la seconda metà va via peggiorando, fino agli ultimi che sono decisamente insufficienti, pure con un gran bisogno di essere editati e anche, qualche volta, corretti da bozza. Non vi dico che ci sono pezzi straordinari, perché non ce ne sono, ma tutti i primi cinque o sei, compreso quello di Luigi Brasili, di cui si è parlato già su questo blogghe sono racconti onesti e piacevoli, che denotano qualche minuscola ingenuità, ma in linea di massima già un buon mestiere. Si leggono bene, insomma. Dalla seconda metà in poi invece proprio ho molto da ridire. Ammettiamo anche che non ci sia stata questa gran qualità, in questi pezzi, ma allora, dico, ti chiamerai pur fanucci per un motivo no? prendi un pirla e fagli fare un po’ di lavoro di editaggio, che sennò sembra proprio che pubblichi il libro tanto per fare, e per vendere le copie ad amici e parenti di codesti individui. Insomma, questa parte poteva essere curata meglio. Posso essere d’accorto sulla scelta di essere fedeli agli esiti del concorso, ma il libro è un prodotto da vendere, e allora sono altre le regole.
  6. un piccolo eserciziario, con delle cose che fanno tanto scrittura creativa per poveri, una pagina di wiki su bukowski, Alessandro Magno, Socrate e altra gente —— prescindibile
  7. note brevi sugli autori —- molto gradite, secondo me, che mi piace sempre sapere qualcosa di chi scrive cosa.
  8. nota sui prefatori e sul curatore —- ci può stare
  9. il bando di concorso di spacewave —- che avrei evitato.

Bene. Ora sapete cosa aspettarvi. Avrete capito che il giudizio non è dei migliori, perché diciamo che è una raccolta in puro stile “piccola casa editrice” e ne palesa pecche e mancanze. Poi certo, per un euro è stato un affarone, perché ora lo metto in libreria vicino ai matheson e ai lansdale, con i quali però, non ha nulla a che fare… forse nemmeno gli incipit 🙂

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