Marzo 2009

Nella mia gabbiaColombe di filo spinatoAli che graffiano le paretiI timpaniLa parsimonia dei deboliSpezzetto la carneTolgo il tessutoMescolo con cura i vermi aiSemiNella mia gabbia c'è un gattoFatto di chiodiUnghie come cigliaChe sbattonoPorte già chiuseMastico la carneSputo il tessutoSciolgo con

Amici addormentati da oreNon sognanoVicino ai loro telefoni spentiIoMi sono accontentatoDi riempire il sedile a fiancoDi latteE waferE qualche fantasiaA cui non hoAllacciato la cinturaE cosìAnche a te che non hai orecchieHo detto qualche cosa.

Tu seiSempre un figlioCome il crepitareLo è di una fogliaAccartocciataChe parlaDalla sua tomba.Sei come un figlioO una ghirlanda tesaTra il ricordoE la voglia del poiE dell'ancòraTi riassumiNel socchiudereNella cecitàNella vibrazioneTi hanno cantato e dipinto e scuoiatoFino alle viscereSenza incontrartiMaiTi hanno

E' che certe volteUna parolaTi piove addossoCome un ciuffo di capelliNon tuoiE la scopri magariCelataIn un discoDi dieci anni faO nelle istruzioniPer montare i mobiliDella cucinaO sulle labbra di tua madreChe stenta a tuffarsiE pende soltanto.E allora costruisciFrasi stremateConsumate e