Dicembre 2012

Tergicristalli come braccia tese, Rami stremati, Ombrelli dalle costole spezzate Ad aggirare il tramonto,Con trucchi di bassa lega e bugie permalose. Un'indole più adatta alla perplessità  Che all'inganno.  Sono questi i nostri compagni D'avventate Invernali vanterie,   In queste sere anguste. Più cenere che fiamma, Più strepito Che

Di tutte queste luci, Queste scintille cave e solerti, Che ammalano gli alberi, Ammaliano le porte e le ringhiere, Fanno del buio bandiera e del fiele Disagio. Di tutte queste comete, Lucertole inquiete, Che hanno perso la coda, La sete, Il nome e la via. E di tutte queste facce di

Come pensare i bottoni, Che sono le stelle, Vibranti e golosi, A vestire il buio E incollare la notte al cielo; E immaginarli, Senza vederli, Dal letto o dalla parsimonia.   Così Invecchiamo da svegli, Imperterriti, Scontrosi, Senza piana e senza bagaglio, Ché il peso è tutto nelle rughe, Nelle tazzine sbreccate, Nelle fertili promesse

Tu, vieni qui, dài A far capriole nel mio Turbamento Nuvola di mani e pelle Gettata come un dado Tra le bizze di un cielo goffo Gonfio d'imbrunire. Vieni qui, quieta e china, Pace furibonda Delle prigioni e delle viscere, Tu come noi, Più schiva e tesa, Di ogni accennato Sorriso