Luglio 2012

Dicevano Che i regni non vanno abbandonati. I sudditi non avranno fame E le piante non avranno sete, Finché il Re sarà davanti Ai loro occhi. Dicevano Che i cavalli troveranno da soli La strada per la città e i draghi, Prima o poi,  Si specchieranno Nel fossato che abbraccia il

E' piovuto forte. Il caldo rimane nelle stanze Come un ricordo che non vogliamo più. Possiamo solo aspettare, Lasciando le finestre aperte, In faccia ai grilli e alle zanzare, Che per le strade sterrate E confuse dal buio, Se ne vada solo O male accompagnato.

Ho crocifisso le prigioni, Con chiodi di garofano, Impiccato le corde Sacrificato le vie della sete E della parsimonia, Disarmato i fiori dai loro frutti E le strade della città, da tutte le sirene. Ho steso ad asciugare I fiumi sulla ghiaia e sul cemento, I laghi spalancati a

Luna Luna, Quante braccia hai? Quanti sepolcri da scardinare, Tombe dove hai seppellito Tesori E profumi, forse Rarissimi animali Che nemmeno siamo in grado d'immaginare, Mescolanza Di trame e tramonti, E sfumature e battiti Di cuore mancati. E quante dita, Luna, Puoi adoperare per cercare i nervi E le giunture, Per farne sabbia, O vento, O miele

Parlami, Chiedimi di andare a cercare, Nelle valli distratte dalla calura Le risposte che ho soffiato via con un sorriso O soffocato di baci O semi; Chiedimi di riportarle indietro e parlami Di tutto, Anche di niente E delle sue sfumature ricamate d'ombra  E disarmo. Ma tu Parlami. Travolgi le cattedrali di