Old Fashioned Man in a Vintage Bar
Old Fashioned in Vintage Bar
Qui
Dove il brusio attenua.
Cerveza es cabeza
Nelle teorie di tavoli allineati
Soffusi di luci chiare
E ghiaccio sciolto
Bui
C'è un buio Certe volte Sulla porta matura Di luci. Aperta Non bussa la luna, non Carezza alcuna Sull'asfalto; Solo dondola La chiave E il guscio delle case zittisce Le melanconie. Sono sere dinoccolate Di canzoni sciatte In cui nessuno sceglie, nessuno Preferisce; Si fanno andare: Scivolare è un lenzuolo Di lontananza E scopre il capo, Infante spettinato. Così ci si
Dalla carta
Si comincia col cercare
Uno spazio per le parole
Frugare
Nel bianco cartaceo
Bisognerebbe essere stanchi
Bisognerebbe essere stanchi,
Certi giorni
E certi più di altri e non
Finire le fragole,
Spaventare la primavera
Imperscrutabile, piega il capo
E declama uno stormire cauto
Il carpino
Cresciuto fra il nostro
Le ultime volte
Ti siedi qui con me Incauta primavera? E aspettiamo lo scricchiolio Del grecale nel suo frugar di foglie Secche E siamo vecchi: La foschia intreccia il gesto e il passo E al gesto Al passo Avvampano le sere. C'è un chiarore Sospeso Tra l'uscio e il punto Ove precipita lo sguardo Maliconico. Siedi ancora, primavera, Lascia cadere
Allineare, misurare. La felicità.
Negazioni. Chimere. Scopate.
Le facce intorpidite
Dalle rivoluzioni.
Il doppio e il paio
Mentre Le simmetrie infettano I sassi, il sole, Le rose rubate per te, Cerchiamo l'abbraccio Nei cassetti, nelle pose, Tra forchetta e cucchiaio, tra Monte e ghiacciaio, tra Scala e solaio, tra Noi e la noia, tra Il doppio e il paio. E mentre Nella tregua confusa del sogno Ci abbandoniamo Al sarebbe potuto Respira Un
Inchini blu
Inchini la poesia In un bicchiere blu Tutto quello che parla tace E prima di andar via Salutami Virtù Ché tutto ciò che viene piace. Una canzone con le mani calde di carezza, e calme Sì annidano le dita Salde Sulle unghie graffiate dalla carne, e tu Inchini l'afasia Divampi Voluttà Quello