Le ultime volte
Ti siedi qui con me Incauta primavera? E aspettiamo lo scricchiolio Del grecale nel suo frugar di foglie Secche E siamo vecchi: La foschia intreccia il gesto e il passo E al gesto Al passo Avvampano le sere. C'è un chiarore Sospeso Tra l'uscio e il punto Ove precipita lo sguardo Maliconico. Siedi ancora, primavera, Lascia cadere
Allineare, misurare. La felicità.
Negazioni. Chimere. Scopate.
Le facce intorpidite
Dalle rivoluzioni.
Il doppio e il paio
Mentre Le simmetrie infettano I sassi, il sole, Le rose rubate per te, Cerchiamo l'abbraccio Nei cassetti, nelle pose, Tra forchetta e cucchiaio, tra Monte e ghiacciaio, tra Scala e solaio, tra Noi e la noia, tra Il doppio e il paio. E mentre Nella tregua confusa del sogno Ci abbandoniamo Al sarebbe potuto Respira Un
Inchini blu
Inchini la poesia In un bicchiere blu Tutto quello che parla tace E prima di andar via Salutami Virtù Ché tutto ciò che viene piace. Una canzone con le mani calde di carezza, e calme Sì annidano le dita Salde Sulle unghie graffiate dalla carne, e tu Inchini l'afasia Divampi Voluttà Quello
Crocette
Crocetta S'allunga, stiracchia, Sbadiglia nel farsi croce, Accorcia una zampa Cerca una lapide, I chiodi, I petti scoperti dalle camicie Aperte. Croce, Crocetta, L'empatia geometrica primigenia Incrocia le braccia Sazia l'avvento dell'oblio. Contamina lo scontro Con il sorpasso, Recita parole che non sono chiare E non chiariranno. Solo gli occhi Quando mi vedrai Chiariranno.
Oltre la pelle
Rubavo rose
Davanti alle palpebre serrate
Di case abitate
Camminando vago
Baricentri
Camminare
è cadere, dice la fisica
e ripetono impettiti
gli acquazzoni e gli alberi
dalla radice,
Mostri di Crema
Ci sono mostri di
Crema
Mostri a tema, mostri a
Crema.
Smarriti nella città dei calembour
Nel vento
Scrivi vento
Nella grafia semplice
Del frutto d’acero
O del filo pavido
Di loglio, scrivi.
Normale
Come il biscotto
Taglia i vapori del latte
Caldo, sfugge
Un’altra delle giornate care: