Nel regno del gelsomino
È lunedì.
La luna si è riempita e poi chiusa
Alle spalle una porta di orizzonti e zanzare.
Ci sono le uova
Nuove
Di tartaruga nella terra umida e un nuovo
James Blake freddo e vivace.
C’è il bar chiuso,
Un vodka tonic alla menta,
La tachipirina da mille,
Il sonno che danza sulle palpebre e scuote i visi.
E il silenzio in accappatoio
Attraversa la strada, senza guardare.
Maggio ha tagliato le unghie al freddo,
Giugno è venuto, ma con le scarpe sporche di fango.
È il regno del gelsomino, dell’erba tagliata, della passiflora,
Delle more, macchia sul cemento,
Dell’asfalto, carta per le lumache
Di parole brillanti in lingue non ancora nate.
Intanto i grilli fanno ballare
Le lucciole dove l’ombra assottiglia
Con il loro abito
Di strasse e meraviglia.
È l regno della carne che scuote la pupilla
E il confine dove il giorno
Invita la notte dalle cosce, dall’inguine,
Con il segno del tramonto
E nessun altro entra, nessuno
Entrerà.