“Il mostro Frankenstein e altre storie” di Junji Ito****

“Il mostro Frankenstein e altre storie” di Junji Ito****

Ecco.

Sapete cosa faccio? Aggiorno il sito alla vecchia maniera. Come quando era per me fisiologico, per riuscire a ingabbiare non so quale tra i tanti disturbi. Mi mettevo qua, come adesso, con del vodka lemon e dei tacos e della salsa al formaggio, come adesso, con il libro da recensire sottomano, come adesso, con decine di pagine web aperte da cui leggere cose e rubare cose, come adesso, mentre ascolto della roba nuova (i Four Tet, fino a poco fa, ottimi, ma impegnativi, e gli Incubus, ora, perfettamente identici a se stessi e quindi inutili). Insomma… si chiacchiera, senza fretta, di altre cose, ma anche del libro.

E siamo tornati a un Junji Ito, e sono – ammetto – un po’ incasinato perché non riesco a capire quanti e quali ne ho letti e ogni volta che vado a Milano, in Feltrinelli della centrale, fatico sempre più a individuare quale comprare. Con questo, ammetto che è stato facile, perché va un po’ per conto suo, rispetto agli altri. E sapevo mancarmi ma non ricordavo perché lo avessi messo in coda ad altri acquisti… poi ci sono arrivato.

Eh già, lo si legge in copertina, a meno che tu non sia un coione come me, che ha skippato di brutto la parola frankensten e si è limitato a leggere Il mostro e altre storie”. Mona, proprio. Evvai, Mostro, Compra! Figuriamoci se mi deve mancare.

Eh, sì, perché se c’è una cosa che apprezzo in Ito, anche nelle sue storie meno riuscite (e sono poche) o nelle sue idee reiterate (e sono tante, ma sempre con un senso) è l’idea illustrare una storia solo quando hai un’idea. Poi certo, l’idea può essere da spaccarti gli occhi o solo un sopracciglio ma sempre un’idea è, con dentro uno spunto da far diventare storia. Lo ammetto. E’ un’idea che ho anche io, di scrivere solo quando hai un’idea. Ah… quante idee… quante divinità.

Ah, a proposito, ma voi vi rendete conto di quanto sia piacevole lavorare con l’idropulitrice? Quando funziona bene, dico, e quando hai superfici verdastre e muschiose che vedi, pian piano, riacquistare la giovane età, il bianco, il chiaro della luce. E’ una soddisfazione che non è di tutti, ma mia è di sicuro. E lo so, non c’entra una mazza con il Junji, ma era la sensazione migliore di oggi. Non vi metto la foto per pudore… chi ha usato una idropulitrice sa.

Ma di cosa stavamo parlando? Di tacos? Ecco… se dovete mangiarli con la salsa al formaggio, comprate quelli normali, lasciate perdere spicy e hot… Anzi, a dirla tutta, secondo me, la salsa al formaggio è la peggiore. Meglio il guacamole, top, e a seguire la rossa, piccante ma gestibile. Ma temo di aver divagato di nuovo… Dicevo del fatto che in questo albo, Junji decide di illustrare la storia di Frankenstein, quello di Mary Shelley, eh.  Ecco… già vedo i vostri nasi storti dal disappunto. Sarà un clone, una copia. E invece no. Pare che sia stata davvero una bella idea, dare junjivita alla creatura del itofrankenstein.

Che vi ricordiate molto bene il romanzo breve celeberrimo, potreste cadere nell’errore di non averne bisogno. La storia la so già, ti dici, e perché devo comprare questo gn? Tanto per cominciare, per le altre storie. Che sono degli horror. Che sono degli horror classici. Che sviluppano dei temi in Junji sguazza con gaudio. La prima storia parla di ossessione, e di fuga dalla vita, e per farlo usa il vecchio archetipo dello specchio d’acqua (un piccolo stagno, qua) maledetto/stregato ecc. Bella storia. E poi c’è amiche di penna, dove di nuovo si trova l’entità creata dall’ossessione, di un’amica di penna, in questo caso. Molto bella anche questa. E dentro ci trovate già in nuce la storia successiva, che è una serie. Nel senso… Oshikiri diventa uno di quei personaggi ricorrenti. Ma non tanto lui. Casa sua. Una casa stregata, ovvio. Ma sarà la solita storia? Colca! Si va altrove. Muri abitati, altre dimensioni, lo sviluppo di una paura di tutti noi, quella del doppelganger… insomma… tre belle storie, prima di arrivare al Mostro di Shelley

E qui arrivano altri bei motivi. Tanto per cominciare le illustrazioni vi danno una prospettiva itiana alla storia. Ed è piacevolmente straniante vedere il merge tra una storia mitteleuropeussima (e della vecchia Europa) e il tratto e lo sguardo nipponico che la filtra. Bello.

E poi è bello ricordarsi la storia. Sarei bugiardo se dicessi che mi ricordavo tutto. L’incipit, meraviglioso, si, me lo ricordavo alla grande, fino alla nascita del mostro, ma poi, confesso, sono rimasto nel dubbio se junji sia stato fedele alla storia originale o si sia preso delle libertà. E no, non vado a rileggermi la Shelley, e no, non vado a leggermi la sintesi su wiki. Sto così, con la storia di Junji che mi è piaciuta un casino, che sia o non sia stata rivista. Che poi… che storia di dolore pazzesco è Frankestein? Odio e amore… bisogno. E’ piena di amori tossici, se ci pensate. Ma tutti. Tossico quello devozionale della donna di Frankestein che lo aspetta sempre e lo sopporta sempre e per sempre, tossico quello della creatura (stalking dei peggiori, con lo skip sul real) per il suo creatore, e pure i due amici, chiaramente non solo amici, anche se non lo sanno, che arrivano a… okay, basta. Rileggetevi di Victor, se vi va. Oppure  pigliatevi Junji.

Tra l’altro. Una cosa di cui non mi ero accorto, con Frankenstein, è che Victor e gli altri intorno, in tutta la prima fase della storia, sono giovani! Giovani, sì, anche giovanissimi, se vogliamo, all’inizio degli studi. Quindi questi amori tossici crescono dentro alle persone pian piano, per gradi. Esplodendo nella creatura di nuovo per gradi, visto il processo della sua formazione mentale ed emotiva (il vecchio cieco, blablabla)

Ah, dimenticavo. Alla fine c’è un’altra storia geniale, che parla di bambolizzazione. Sempre per quella cosa del avere un’idea. Questa è fulminante.

Bene. Io dico che è abbastanza. Sono le sette e mezza, ho finito queste righe, del vodkatonic è rimasto solo ghiaccio e doveva piovere, ma c’è il sole, e io potrò terminare il mio lavoro di idropulitrice e godrò come un gatto in una scatola di scarpe. Alle prossime cose, che ne ho di interessanti.

E ho pure zerocalca nuovo da leggere, ché giorgia me lo ha regalato e facendo me happy. E intanto posso dare questo qua a Luca che dovrebbe aver finito Tomie, nel frattempo.

E ho anche da scrivere delle storie, ma di quello si vedrà.

E voi ricordatevi che a proposito di giappone

 

 

 

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