“Pupille” di Luigi Musolino***(*)
Sabato a Margicazzo ho comprato questo. Pupille. Un libro piccolo piccolo, di una collana di libri piccoli. Novelle, direi. 90 pagine, saranno 60-70k, a occhio e croce. L’ho comprato perché è di gigi, quel coione, anche se me lo sono fatto firmare da John Langer, che mi pareva un autore più figo. Come sapete leggo un sacco di cose sue questa, questa, questa, questa e anche i raccontini tipo questi. In verità dovrei comprare il Buio diverso, di quel nano malefico, ma con calma… anzi, gigi, regalamelo va, visto che sono disoccupato e povero. Comunque, non solo me lo sono comprato sabato, ma ieri, in treno, me lo sono pure letto. Ci mettete meno della tratta in Italo Milano-Mestre. E vi avanza anche per progettare un graffito e leggere una storia di un Junji Ito. Insomma… ci mettete poco.
Pupille. Che vi devo dire. Mi sembra una cosa della vecchia produzione di Luigi Musolino. Un’idea che poteva tranquillamente finire dentro Oscure Regioni. È chiaramente un libro figlio della pandemia. O meglio, della consapevolezza, se uno vuole tenere gli occhi aperti abbastanza a lungo, che stiamo andando verso la fine. Ecco… tenere gli occhi aperti. Le pupille spalancate, sempre che si possano spalancare le pupille.
Ma andiamo per ordine.
No, fottetevi, torno a queste considerazioni e ai cazzi miei. Dicevo… Io post pandemia ho scritto Zaraton. E non c’entra un cazzo la pandemia. C’entrano il tenere gli occhi aperti. In una post-fazione a Zaraton si dice, in poche righe, che esistono varie crisi, e sono tutte, alcune più, alcune meno, malgestite. E malgestite abbastanza da non poter essere risolte o sanate. Quella più evidente, probabilmente, è il riscaldamento globale e il fatto abbastanza limpido (a voler vedere, a volere avere un certo tipo di occhi) che non la stiamo sfangando e non la sfangheremo. Siamo destinati a cose brutte. A morire per questi motivi. E vicino a questa uragano, e a prescindere da questo uragano, ce ne sono altri. Le crisi migratorie, il cambiamento sociologico indotto da smart-phone e social network, la decadenza culturale, la decadenza ambientale, e non ultima l’overload economico che prima o poi non sarà salvato da balzo tecnologico. Poi magari non è vero, eh. Domani scopriamo la magia e tutto il mondo diventa felice. Ma se pensate questo, se siete solo un po’ ottimisti, allora non avete le pupille. Le pupille di questo racconto sono proprio quelle che vengono date in pasto a un gruppo di bambini delle elementari. Un Signore della Polvere molto gaimaniano che si annoia, si sente solo, e vuole condividere la sua quasi eternità con i bambini. E lo fa con una storia. Siamo fatti così, non esseri umani. Siamo quello che siamo e sopravviviamo raccontando storie. Diceva Novecento che non è mai finita se hai ancora una buona storia da raccontare. Lo penso anche io. Lo pensa anche gigi, lo so. Ma non vale per il Signore della Polvere, l’escamotage letterario che regala una vista non richiesta ai bambini di Idrasca e scatena il caos. Un caos che lo si vede subito, non finirà bene. La protagonista è una donna, la mamma di uno dei tanti bambini. Una che reagirà e prenderà decisioni, e non sappiamo se saranno le migliori, le più giuste. Ma di fronte al futuro, quando il futuro è oblio, caos e devasto, quali sono le decisioni giuste? Semplice, non ci sono. Ti restano solo quelle sbagliate. E ti restano, comunque, le pupille.
Non è perfetto, quest’horror, ma è molto buono. Il buon Musolino sfoga il suo lato poetico/onirico nei corsivi che raccontano del Signore della Polvere e non si dà pensiero di dire chi sia. Ci sono entità che vanno oltre noi, lo sappiamo. Accettiamolo. E buono anche il finale, con la zoppia della bambina protagonista che troverà il suo senso. Certo… un paio di momenti “brancolano nel buio” (sì, malvagio, lo hai scritto veramente, pag. 52) potevano essere evitati, e qualche soluzione fin troppo facile anche (crimini impuniti e cose grosse di cui nessuno sa niente sono decidamente poco credibili nel mondo dei gps, delle telecamere dappertutto, delle porte blindate, degli allarmi, ecc ecc), ma Pupille è una bella favola horror, con dentro la sua visione sociale sepolta e un personaggio, lui, il Signore della polvere, decisamente riuscito e che resta.
E io direi che la chiudo qua. Il libretto è di Zona42, in una collana che se non erro si chiama 42nodi e dentro c’è gente dai cognomi buffi, che Silente li compra subito. Tra l’altro sono molto ben fatti (alette, bella grafica, pochi fronzoli).
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