Sui fogli rovinati, cadono le parole, su quelli bianchi i segni, i colori, gli universi senza regole dei nostri universi, che non sono universi ma angoli, distrazioni, commiati, finzioni, perplessità. Nelle parole servirebbe concretezza: cieli vermigli solidi sciolti nelle bocche di vermi pigri e grassi, che masticano la propria saliva, aspettando. Concretezza ceh non troviamo facilmente, abbiamo questa perversione del sentimento, questo favor per l’inconsueto, per i desideri, i sospiri… invece servirebbe pelle. Sempre e solo, dappertutto, pelle.