“A zero g” di Stefano Moratto***
Dovevo parlarvi di questo libro parecchio tempo fa.
L’ho letto a giugno, credo. In pdf, in parte sul cellulare, mentre facevo le notti a Codroipo, in RSA, e in parte dal PC, senza faticare come una bestia per vedere. E voi direte, perché? Non hai il libro di carta? A parte, che per quanto sono cieco, con l’edizione tascabile e il font abbastanza ridotto, avrei fatto più fatica dalla carta, comunque sì, ce l’ho il libro di carta, ma l’ho avuto dopo.
Perché è successo questo. Allora… come prima cosa dovete saper eche Stefano, che poi per me è Stiefin, ha scritto Donald dal Tiliment, una pietra miliare della letterature in lingua friulana, una sorte di avventura picaresca che mescola fumetto e noir, fantasia e surrealità, territorio e un linguaggio nuovo, diverso, lontano dalla norma che fa di se stesso norma.
E poi, per me altrettanto importante, Kebar Krossè, che lessi poco dopo aver scritto Bisest e ci trovai un sacco di similitudini. E poi, anche le poesie di Isulis a me erano piaciute molto. Insomma… sono un fan di Stiefin Morat. Quindi, quando Pauli, in radio, mi dice “Ehi, figata che hai uscito Zaraton, si potrebbe organizzare una presentazione insieme a Morat, che ha uscito il libro nuovo” E io, “Come!?! Cosa^!^!” Un libro nuovo di Stiefin? Devo averlo, subito. ” E credi gli scrissi il giorno stesso, per scambiarci i libri. Ma era maggio, forse aprile, ed erano tempi di scuola e sticazzi, e lui era a Udine la sera, io la mattina, e non ci siamo incrociati mai, e la giornata della presentazione si avvicinava e non avevamo i libri. Insomma… è andata a finire che Zaraton glielo ha dato Pauli, rubando una copia da qualche parte, e io mi sono letto “A zero g” in pdf, ora sapete perché.
Ecco… il fatto è che questo libro non è di Stiefin Morat, ma di Stefano Moratti, perché è un racconto lungo scritto in italiano. Ha fatto lo switch, insomma. E okay, nulla di male eh, però non gli ha giovato. Ci sono alcuni calchi di friulano, nelle frasi, e qualche frase fatta, qualche avverbio e aggettivi di troppo… cosucce che andavano ripulite. Insomma… diciamo che è anche un pregio, nel senso che si capisce che per l’autore, l’italiano, è lingua seconda. Più che altro, il difetto reale, è di essere, soprattutto nella prima delle due parti in cui è diviso, molto didascalico, a volte troppo. Che ne so, Cae e Marco entrano in un supermercato e comprano questo questo e questo di questa marca e boh, non è necessario ai fini della trama, e questo dettagliare, all’inizio, appesantisce.
Nella seconda parte, dove si entra nella fantascienza pura, questi piccoli difetti sembrano sparire, aiutati anche da un andamento più spigliato e meno lento. Ma soprattutto, e questo è stato per me il lato che all’inizio mi ha bloccato, la seconda parte era più credibile!
Okay… lo so. Come fa a essere più credibile la fantascienza di una parte ambientata sul Tagliamento totalmente bucolica e natura blended… eh… Può capitare. E non intendo che Stefano non conosca la grava. La conosce meglio di me, o almeno, ci vive da sempre, mentre io ci vado da semrpe (anche se in effetti, nell’ultimo mese, ci ho passato almeno una ventina di giorni interi, ma non divaghiamo). Intendo che anche se vuoi prendere due personaggi, di un’età giovano ma non definita, a vivere in grava, passandoci giorni e notti, come una coppia di naufraghi, okay, bello, bellissimo. Si fa, ma si fa fino a un certo punto, nel senso che ci sono dei nodi di credibilità che vanno rispettati. Tipo boh, il cellulare. Dove lo caricano? Come ascoltano la musica? Dove caricano le cuffie? Cosa mangiano? Si okay… l’orto si son fatti, ma i tempi sono obbligati e no, non ci mangi così, ti servono soldi, ma da dove? E lavorare? Niente? E poi ti chiama un numero sconosciuto e tu ti fai una paranoia folle sulla persona che poteva essere e modifichi la tua vita mentre poteva essere un call center a cercare di venderti laqualungue?
Insomma…Ci sono punti che ti lasciano troppe domande e io lo so benissimo che non mi ci dovevo soffermare. Cate e Marco sono due figure simboliche, filosofiche, ma i loro dialoghi, filosofici, appurnto, non si riesce a farseli andar bene del tutto, in quel contesto e immaginandoli giovani e spensierati. Ovvio che l’omaggio al Tagliamento e alla sua bellezza è riuscito, ma questo ripetere “quanto è bello questo, quanto è meraviglioso quest’altro, il mondo che non sia qui è una merda mentre solo qui si sta bene” ecco..Soprattutto perché in italiano avevano un sapore leggero, quasi di maniera. In friulano, l’omaggio al Tagliamento, sarebbe stato tutt’altra cosa. ho faticato a digerirlo, questo forzare, pur pensandola più o meno così. La seconda parte, invece, mi è piaciuta decisamente di più Si va verso un altro mondo, altri mondi, satelliti, in una sorta di emigrazione spaziale alla ricerca di altre cose non terrene. Si va verso l’inquietudine, verso il mistero, verso una visione quasi nichilista, eppure pena di forza. Vale la pena arrivare al finale, vedere cosa fa Marco, cosa sceglie, e come si comporta Cate, cosa sceglie. La filosofia che è stata diluita pesantemente nella prima parte, qui trova un suo senso nell’azione, e questo è bello. Certo… ci sono delle righe che si addentrano ancora nei pensieri difficili dei protagonisti, ma lo spazio e l’ambiente nuovo che attraversa prende il sopravvento. E trascina.
In conclusione, un libro dolceamaro, con chiaroscuri, che magari chissà, a voi potrebbe piacere esattamente in modo simmetrico al mio. Se vi piacciono i racconti che mescolano fantascienza e filosofia, dentro mondi idilliaci che esistono davvero, ecco, fa per voi. E anche se siete amanti del Tagliamento nella bassa direi che fa per voi, se vi piace riconoscere i posti in cui sono ambientate le storie.
L’edizione è della B#S, che da quel che ho capito, oltre a fare cose fighissime come Wasted, si occupa di Tagliamento e dintorni, anche, ma soprattutto di letteratura scientifica e questa collana – granato – ha una linea minimale apprezzabile e molto elegante. Ma guardatevi il sito che fate prima.
Okay… basta così dai. Vi ho ammorbato a sufficienza. Ma vi saluto facendo un paio di cose: 1) ficcando un po’ di immagini del Tagliamento vissuto in questi giorni 2) mettendovi il video di Leo che suona il comecazzosichiama durante la presentazione a Latisanotta dei libri mio e di Stiefin. Gran bella serata.