“Gli amori difficili” di Italo Calvino****

“Gli amori difficili” di Italo Calvino****

Dunque… ora che vi scrivo sto a 10 minuti da mezzanotte. Respiro male, ma non malissimo, e sto per fare una cosa che non faccio da mesi, forse anni, si potrebbe dire. Parlarvi di un libro.

Come mai? Perché ho letto un libro! Un libro scelto, comprato, messo dentro il percorso delle letture che deve compiere il mio io scrittore che non esiste più. E’ un discorso lungo, che non vi farò e non mi farò. Ma resta che ho letto Calvino. Il Pantheon mio, chi ha letto altre cose di questo blog, che è un sito, anzi, ecco, il pantheon mio lo conosce. I miei Dei morti, quasi tutti, son sempre quelli. Layne Staley, Ray Bradbury, Calvino e Buzzati, Serafini (Luigi), Modigliani, Schiele, Buckley… poi non è che me li ricordo eh… vengono quando è il loro turno, come pregare. Si prega chi ti serve. E a me, forse, serviva Calvino. E il Symbicort. Aspettate va… l’asma non fa parte del pantheon ma reclama i sacrifici. Vado e torno…

Eccomi. Io e il mio white russian. Il secondo a dire il vero. Perché ho questa panna che dovevo usare. Voglio vuotare le cose. Le stanze, il frigo, le budella, il cuore. E per vuotare il frigo avevo questa panna da smaltire. Non la comprate, per i black russian, non monta. Manco con lo shaker a manetta. Valsoia. Lasciate perdere. Anyway, ho questo white. La Vodka, tra l’altro, è finita. Volevo farmi un long island con una red bull grapecaz ma non so se ce la farò senza 1/5 degli ingredienti…boh. Ve lo dico dopo. Ora vi dico di Calvino. Insomma… non la faccio nemmeno corta. Non mi frega un cazzo se non vi va bene, il sito è mio e le rece le faccio come dico io. E io dico che questo libro va riassunto con una domanda. La domanda è di uno che conosce l’italiano ma non a livelli alti. E chiede a uno che invece lo conosce assai: “Ehi, senti, ma cosa posso leggere per avere un esempio dell’italiano usato a livelli alti, a potenze elevate, okay, magari con quelche briciola di desuetudine, ma comunque usato con maestria, maestria di lingua e contenuto?” Beh… potresti leggerti “Gli amori difficili” di Italo Calvino che secondo me è perfetto.

Ecco. Perfetto. Io non sono uno che sottolinea i libri, o che fa le orecchie sulle pagine, però qua, qualcosa, ve lo potevo anche dare, regalare, riportare, copiare. Ora vedo, magari sfogliando rientro nelle mie sottolineature mentali… Ecco! Sì, me ne sono ricordato. Ora vi dico tutto.

Allora… Gli amori difficili è una raccolta di racconti di una collana della quale, poi, è rimasta l’unica uscita. Calvino ha raccolto, sistemato, limato, messo a punto… per certi versi potreste dire che è uno di quei dischi fatti di b-side buone che pochi hanno “letto” e che meritano di stare in un contenitore meno sfuggente. Però, se questa raccolta di b-side la vuoi fare, le devi avere, e Calvino ne ha di buone e di ottime. Diffile trovare una perla difettosa, nella collana dei suoi racconti di amori difficili. A amori, badate, non sono, o almeno, non nel senso che intendete. Prendete il primo racconto (vi riporto un pezzo, poi, tranqui) che come ho imparato in XII, se fai una raccolta, dev’essere tra i migliori, tipo “boom” e questo è un racconto “boom” che dà anche il metro per misurare il resto. Si chiama “Lavventura di un soldato” e in soldoni (ahahah) racconta della scopata in treno con una milf di un soldato. E voi direte… che, è un porno di bassa lega? Macché! E’ un gioiello di indagine nella soggettiva del soldato, e della sua mano, e delle sue dita, e nei suoi ragionamenti mentre approccia una signora che gli si è seduta accanto. Che poi, orsù, vogliamo dire di quanto è bello infilare le mani fra le gambe di chi ci sta sedendo di fianco? Lo metto nella classifica delle 10 top gioie da collettività. Ma insomma… ecco. Questo si racconta. Due righe di sinossi esplose in una manciata di pagine in cui il lettore entra. Vediamo di regalarvi qualcoa dai… Sentite qua:

La mano del soldato ora rampava con passi sbiechi di granchio per la coscia; era allo scoperto, di fronte agli occhi altrui? No, ecco che la vedova rassettava la giacchetta che portava in grembo ecco che la faceva spiovere da un lato, per offrirgli un riparo o per sbarrargli il varco. Ecco: ora la mano si muoveva libera e non vista, s’aggrappava a lei, si tendeva in carezze radenti come un breve propagarsi di vento. Ma il viso della vedova restava voltato in là, lontano; Tomagra fissava di lei una zona di pelle nuda, tra l’orecchio e il giro del ricolmo chignon. Ed in quell”ascella d’orecchio il pulsare di una vena; era questa la risposta che lei gli dava, chiara, struggente e inafferrabile.

E questo è solo l’inizio. Tipo poi, la seconda avventura, quella di un ladro, è una meraviglia di contenuto. La vita normale di una puttana. Quattro personaggi: il ladro, il poliziotto, la puttana, il marito di lei, che sono dipinti in un modo ineffabile. E poi la terza avventura, forse tre le migliori, di una bagnante, Isotta, che già la scelta del nome è un centro, che perde ill costume, il pezzo di sotto, e se ne sta là, al largo, in mare, a cercare di capire come uscirne, e come uscire dall’acqua, a cercare un amore, in pratica, un uomo, un cavaliere, che ne distrugga la vergogna. Io non ho cazzi di riportarvela, ma la pagina in cui l’uomo che la riporta a riva, un pescatore, attraversa con la barca l’isola dei pescatori…beh, sticazzi, un pezzo di bravura. 

E dopo queste avventure meravigliose, questi amori difficili, ne  vengono altri

l’avventura di un impiegato, di un fotografo (da leggere assolutamente ensando all’avvento delle ncit), di un viaggiatore, di un lettore (meravigliosa), di un miope (pirandelliana!), di una moglie (temptation islandese), di due sposi (triste e comunista), di un poeta (i poeti la capiranno meglio), di uno sciatore, di una automobilista (buzzatiana). Poi, ci ha ficcato due storie lunghe, di invasioni, in pratica. Di vita violata. Dalle formiche argentine, flagello del continente, ma che originano un personaggio meraviglioso; e dello smog, che chi, come me, porta lenti a contatto e vive nel nulla, conosce bene, quando ne viene a contatto.

Insomma… dai, poche cazzate. Mentre sono qua ad ascoltare per l’ennesima volta il nuovo Travis Scott, e mentre l’orologio sena la mezzanotte e mezza, vi dico che questi racconti sono galattici. Davvero. Certo, se volete la roba moderna, sperimentale, che ne so, con le budella di una Nuke-Kubi che parlano all’alluce di un Garappa… okay, lasciate perdere. Ma se volete imparare l’italiano come lingua che si presta a utilizzi alti e pieni di sfumature, e se volete vedere come si può entrare dentro la testa della gente senza disturbare e rendendo credibile il racconto che ne tirate fuori… okay, è il vostro libro.

Poi, okay… vi dirò che gli ultimi due racconti lunghi, due novelle, vanno vicino allo stufoso. e forse non andavano inserite qua, fra questi amori difficili, che già qualche estraneo lo avevano. Ma poi… stiamo parlando di due racconti buoni, solo diversi da ciò che si è offerto ai lettori finora. E va bene così.

Che altro? No… niente. Solo il consiglio che se volete imparare a scrivere racconti, a scelgiere i tempi, il finale, il non-detto… ecco, questo è un buon punto di partenza.

Poi boh, magari volete sapere che la data di pubblicazione è il 1970, ma che il materiale è stato scritto per lo più dal 1949 al 1959. O forse vi serve sapere che la divisione tra amori difficili (13 racconti) e vita difficile (due novelle) esisteva già da prima; o forse vi interessa sapere che di avventure, dal punto di vista degli accadimenti, qui ce n’è poche. Le avventure sono dentro la testa di chi vive i racconti… e insomma… direi che è la bravura massima di uno scrittore…. Calvino, vai nel Pantheon e restaci, inchiodato!

Comments

  • 4 Agosto 2023

    Comprese tutt’a un tratto che era solo per Isa Maria Bietti che era tornato, che solo per Isa Maria Bietti s’era voluto staccare da V., ed era stato lontano tanti anni, che tutto, tutto nella sua vita e tutto al mondo era soltanto per Isa Maria Bietti, e adesso finalmente lui la rivedeva, i loro sguardi si incontravano, e Isa Maria Bietti non lo riconosceva.
    Tanta era stata la sua emozione che non s’era accorto se lei era cambiata, ingrassata, invecchiata, se aveva l’attrattiva d’una volta o meno o più, niente aveva visto se non che quella era Isa Maria Bietti e che Isa Maria Bietti non l’aveva visto.

    Italo Calvino – L’avventura di un miope

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