ZARATON!

ZARATON!

Le cose finiscono, si smette, si cambia, per forza, per caso,  per ragione o per necessità. E come sempre, quando finiscono le cose, deve essercene una ultima, in ordine cronologico, se non altro.

Una cosa dopo la quale non se ne faranno altre, almeno per un po’, o per sempre, o se se ne faranno, saranno cose che erano state fatte prima, resuscitate dal passato e setacciate col presente. E non sempre è dato accorgersene, esserne coscienti, di aver per le mani l’ultima cosa, il porto dal quale si è salpati per il mare aperto e senza viveri. E soprattutto, non sempre l’ultima cosa fatta è cosa bella, di cui si ha piacere che sia il punto di rottura, la costa alla quale non si farà ritorno, ciò che si lascia e ci resta per dirci “okay, sapevo fare cose belle“.

Io non scrivo più, in nessuna lingua, da mesi,e non ho intenzione di farlo. Non ne ho voglia, non mi viene e non credo serva. E va benissimo così. Zaraton è l’ultimo libro che ho scritto, e qualche superficiale potrebbe anche dire che è il primo romanzo. Non è vero. C’era Bisest, che è un romanzo di racconti. Ma tecnicamente è vero. Sono vere entrambe le cose. E il primo e ultimo mio romanzo, nel senso letterale e ortodosso del termine. E a me piace. Mi è piaciuto pensarlo, scriverlo, rivederlo, lavorarci, scriverci la sceneggiatura di un gn e sono contento che abbia trovato casa nella collana La Comugne per i tipi della Kappa vu, così come era stato per il primo libro, Contis di Famee. Mi pare un bel modo di chiudere il cerchio. E devo ringraziarli per i tempi di publicazione, brevissimi, che lo hanno fatto arrivare su carta a pochi giorni da quello che è l’inizio della storia: il 3 aprile 2023. Tra poco più di una settimana. E devo dire grazie a Giuliano per aver accettato senza remore di pubblicare il libro utilizzando come fonte Easyreading, spendendo di più per un carattere ad alta leggibilità, . Che poi, è anche esteticamente una figata, adatto alla storia e bello da vedere. Credo sia il primo libro in lingua friulana pubblicato con un carattere dyslexia friendly.

Ora è nato Zaraton.

E’ un libro di fantascienza sociale, corto, di quelli che piacciono a me. Di quelli che vogliono dire delle cose. Parla di decadenza, di sostenibilità, di inclusività, di social media, di decrescita felice. Parla di generazioni, perdute o ribelli, resilienti o da ritrovare. Parla di criptozoologia. Il germe era di Elvezio, del nostro progetto che doveva partire dal teratonomicon. Le prime cose sugli zaratan me le ha regalate lui. Quasi tutte. Dell’idea ne ho poi parlato con Gigi, da Idrasca, e lui pure ci ha scritto un racconto horror, non mi ricordo bene in quale libro. Ricordo che lui voleva usare la Sardegna. Io ho usato il Friuli. E qualche anno fa buttai giù la bozza dell’incipit con Pablo, dopo alcune birre, una cosa picaresca e insensata. Di cui non c’è traccia, eppure c’è. Da queste cose ha preso forma la storia. Ho cominciato a scriverlo sapendo bene come iniziare, ma senza idea di come finire. Avevo in testa delle cose, cose di Mediterraneo, d’Argentina e d’Albania, e ce le ho messe. Avevo persone inconsce, che non conoscevo o non ho conosciuto oppure ho conosciuto: Giulia, Pier Paolo, i due Pierluigi… e sono diventati personaggi. Archetipi.

E poi è una bella storia, potente, incredibile ma credibile, sociale e politica, ma gioiosa, alla fine, dove nel dramma nulla è dramma. Ora che vi scrivo, mentre continuo a fare tremila cose contemporaneamente, una di queste tremila è scrivere il copione dello spettacolo che lo presenterà, sabato primo aprile, anche se non è un pesce, ma uno zaratan. Anzi, uno zaratan molto, ma molto grande… uno Zaraton! Qui sotto trovate la locandina…

E poi… e poi tante cose. Tutte belle. La prima riga è stata scritta a Salamanca, con una penna con sopra una pinna comprata da Ale-Hop. La bozza della copertina l’ho disegnata durante un collegio docenti. Silvia aspettava. Alessia ci imparerà il friulano. Il mio zaratan è diventato un tatuaggio, con cui parlo e mi confronto. Riccardo e Giacomo e Mary lo hanno letto quando era un manoscritto. Roberto ce lo ha ancora il manoscritto, che mi restituirà una volta che ha il libro. Gjate sta già facendo la scenografia e mi ha già fatto la maglietta con la copertina del Gian, che è talmente tamarra da essere meravigliosa. Adattissima. E Michele-Pablo-Serena-Marge-Astrid mi aiuteranno come al solito nel mettere in piedi lo spettacolo, fatto di letture sceniche e di power point, di improvvisazione e problem solving. Lorenzo mi presta i disegni. Insomma… un lavoro di gruppo con gente che mi aiuta anche se non me lo merito. Ma chi se ne fotte.

Ah, già, forse voi volete saperne qualcosa in più, del libro, della storia… Ma perché? Non vi basta sapere che parla della fine del mondo, per come lo conoscete, e del mondo nuovo che forse vorreste al suo posto? Ma sì che vi basta! Ci vediamo sabato, a Codroipo, o in una delle prossime occasioni.

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