“Circo e altre storie” di Junji Ito****

“Circo e altre storie” di Junji Ito****

E niente, sono riuscito a prendere due giorni di vacanza dalle non vacanze natalizie. Milano per vedere due cose , e una cosa era giappo(l’altra era Ernst), e proprio da Milano arriva questo Circo, che poi è il regalo di Luca, che manco mi sono ricordato di fargli gli auturi, ma il regalo glielo faccio volentieri, visto che così prima lo leggo io. Tanto lui fa uguale. E come dicono i Depeche, It’s all good. E potrei dirvi lo stesso di questo ennesimo Junji Ito che mi finisce tra le mani da quando ho sempre meno tempo per leggere e mi tocca, come da bambino, guardare le figure. Ma torniamo a Milano. La cosa giappo che ero andato a, era di un francese, Benjamin Lacombe, che tutti conoscete. Illustratore figherrimo che tra le millanta cose fatte ha fatto questa qua, sugli Yokai, che possiedo ma non vi ho recensito perché mi manca ancora una storia, da leggere, o due, boh, ma lo farò.

Insomma… la mostra era in un posto di fighetti milanesi amanti del giappo, con il sushi figo e costoso mescolato ai manga e bon, pace, però anche se era molto giocosa era carina e potrei anche mettervi delle foto se poi mi vengon i cazzi di mandarmele dal cell. Ma Lacombe, col suo tratto pastelloso e fiabesco,  non ha molta attinenza con il grande Junji, che più leggo e più mi piace.

Vediamo quanti ne ho recuperati… allora, questo, questo, questo, questo, questo, questo e … basta. E se ce ne altri no ve ne ho parlato. E “Circo e altre storie”, ve lo dico subito, è uno di quelli belli, con quasi nessuna storia debole, tutte buone idee e okay, qualche trama un po’ sghemba e migliorabile, ma per lo più storie ben gestite. 

Io me lo sono letto nel tempo delle tre ore e spicci da milano udine e mi è passata alla grande. Anzi dai, ora lo sfoglio e vi dico le idee… eh sì, perché Ito ha questa cosa, meravigliosa, sui suoi racconti horror brevi, ovvero che dietro c’è sempre un’idea. Magari semplice, o a volte geniale, ma lui parte sempre da una idea, secca, e poi ci costruisce attorno la storia, che può venire più o meno bene, può essere più o meno complessa, ma con l’idea forte è difficile che non vi lasci nulla.

Allora, queste idee, alcune, non dico tutte, sono:

un ragazzo comincia a vedersi cucire un filo rosso sulla pelle, inarrestabile.

un uomo misterioso e innocuo regala statuine di legno a tutti

una strana usanza funebre decide se un morto potrà salutarci o meno…

in un circo sembra che nessun numero riesca, con conseguenze drammatiche

un ragazzo non viene punto dalle vespe, un altro ne colleziona i nidi…

in una citta si perde l’orientamento, gli abitanti la riempiono di mappe, ma non se ne vanno…

una malattia fa diventare bellissime le ragazze, anche le più cesse, ed è contagiosa, ma poi…

e basta dai, non ve li dico tutte, ma almeno capite come tira fuori le storie.

Le mie preferite, senza dubbio “Morte precoce” quella delle regazze belle, Ma anche il “Filo rosso” e la storia delle mappe e quella delle vespe, che è une di quelle che un brivido, a un certo punto, me lo ha messo. Struggente quella dell’usanza funebre del ponte. E quella che dà il titolo, a un certo punto, è straniante. Ed è un pezzone. Ah! e poi ce n’è una bellissima sugli spaventapasseri, tipo che a metterli vicini alle tombe prendono la faccia dei morti, solo quello… immaginatevi che storia ne esce. Insomma… è vecchia di 10 anni, questa raccolta, ma mentre aspettavo il treno sono entrato in Feltrinelli in Stazione Centrale e… sti cazzi, ce n’era a manciate, di Junji Iti, e sarà un bel regalo. Ora vedo di mettervi le due foto più horror della mostra di Lacombe, che so che anche voi non avete cazzi di leggere e vi piace guardare le figure.

 

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