“No sleep till Shengal” di Zerocalcare****

“No sleep till Shengal” di Zerocalcare****

Mi va di aggiornare il sito! Lo pensavo oggi, mentre ero immerso nella Giornata Delle Commissioni. E mi è venuto in mente proprio perché pensavo che una cosa l’avevo letta, ed era Zero, e mi è venuto in mente lui e quella prima cosa sua che credo di aver letto, o seconda, non so, che era l’Elenco telefonico degli Accolli che okay, non era maiuscolo, ma un po’ è il senso stesso delle Commissioni.

Perché oggi è martedì, e martedì oramai è il mio unico giorno libero, nel senso che ci devono finire tutte le cose che non posso fare negli altri giorni, più quelle che si devono fare e basta. E quindi oggi – e ne ho avuta la perfetta percezione – l’intera giornata è stata fagocitata da questo teorema. Ci sarebbe da dividere le cose del giorno libero di un insegnante in almeno tre categorie, ma la farei troppo lunga, comunque magari un’altra volta. Anzi, il grancazzochemenefrega, lo faccio adesso. La cosa 1) è la categoria delle “cose che potevano capitare in qualunque altro giorno ma sono capitato ovviamente nel tuo giorno libero”, tipo che ne so, i consigli di classe, gli appuntamenti dal medico, ecc… che di solito sono a un orario che ti spacca la giornata, che non puoi fare nulla né prima né dopo. Oggi, della categoria 1) che spesso si limita a un evento solo, io avevo il corso di friulano, C2, che da tre mesi me sta rovinando tutti i martedì, di modo che in questi giorni si possa inserire solo la categoria 2) e la 3)

La 2) sono “le cose che devi fare, che avresti magari un margine minimo di scelta, ma oramai visto che la cosa 1) ti ha spaccato la giornata, tanto vale ficcarle qua”. Per me, la cosa 2) di oggi era il controllo lenti a contatto, un infame appuntamento alle 8.30. Poi c’è la categoria 3) che sono le commissioni vere e proprie. “Quelle cose di cui ti fa l’elenco e che di solito potrebbero anche essere rimandate, ma nei giorni dove hai la 1) e la 2) cerchi di farne il più possibile, per averne di meno dopo”. Se poi avete casini di salute altrui vi si addossano un sacco di 3) in più, che di solito hanno anche più urgenza. La cosa particolare della categoria 3) è che tendono a generare delle sottocommissioni, che chiamerei 3) bis, tris, ecc… Per esempio, le mie commissioni di categoria 3) di oggi sono state:

  • prendere il giornale
  • passare a consegnare dei kiwi
  • passare a prendere del prosciutto/grissini/cazzivari sai mai che
  • pannacotta in latteria che solo a…
  • fare benzina ma anche la bombola del gas nuova
  • farmacia
  • vedere se il meccanico aveva fatto la 500
  • giocare le schedine del enalotto
  • andare dal medico salcazzo cosa vuole
  • …. e poi altre, che insomma, non è che posso andare avanti all’infinito

Che poi, tipo le tre bis sono state tornare in farmacia perché mancava un medicinale e tornare dal meccanico a ritirare l’auto, perché era pronta. E la tris, stava per essere un’altra che ho evitato per culo. Insomma… oggi è stata la giornata delle Commissioni. E mi è venuto in mente Zerocalcare perché lui, da una giornata così, da queste bis e tris, ci avrebbe trovato un titolo galattico, che ne so, “Il Minotauro delle Commissioni” e ci avrebbe cavato un fumetto dove avrei riso un sacco pur nel dolore della consapevolezza del mondo di merda in cui viviamo ma poi anche del fatto che è così che voglio che sia, ché queste commissioni sono quella cosa che mi fa stare dalla parte del giusto, anche se non si vive bene. Ecco… Ora, se avete letto lo Zerocalcare di questo tipo, dimenticatevelo.

Ma non dimenticatevelo nel senso che pensate, tipo che questo libro è la consecutio di Kobane Calling e quindi logico che non è quel genere farfallino degli Accolli o delle Commissioni. Io credo proprio che quello Zerocalcare non esista più, nel senso che anche se volesse, quello scazzo farfallino non gli è più concesso, perché che si voglia o no, Zero è un punto di riferimento e come tale si è preso sulla schiena il fardello. “No sleep till Shengal” parte da Kobane Calling, okay, ma pur essendoci la leggerezza non c’è quello scazzo che pur nella tragicità della vicenda ci aveva messo. Credo che sia perché qui l’urgenza viene richiesta e non è qualcosa che viene per la prima volta. La consapevolezza delle questioni etniche, politiche, sociali e blabla ma soprattutto di essere uno strumento forte, un megafono con una eco lunga, ecco, soprattutto ‘sta cosa, a Zero, cambia. Non gli va di banalizzare troppo, e si vede. Non gli va di fare troppo il cazzone, in giro per le tavole che lo portano in questa città al confine tra Iraq e Siria a raccontarci di una nuova esperienza democratica degli Ezidi.

E se vi state chiedendo chi cazzo sono gli Ezidi, e di che diavolo sto parlando, ebbene, compratevi o fatevi prestare questa graphic e leggetela, perché nel suo intento comunicativo Zero ha pieno successo, e credo sia quello che più gli inteeressava. Far ridere o colpirci con ingegni fumettistici nuovi, non è cosa di “No sleep till Shengal“. Rassegnatevi, se ci speravate. Ma poi, io credo che non ci sia qualcuno che prende questo granchio. Quindi direi che da qui in poi, la faccio davvero breve.

Zero torna in Iraq, e deve andare a Shengal, per raccondare di questi disgraziati di Ezidi e del loro tentativo di instaurare un confederalismo democratico, ma diverso da quello del Rojava, anche se su stessi principi. Ovviamente una cosa che sta sul cats di tutti i simpaticoni, dagli iracheni, che non vogliono uno Stato nello Stato, e alla Turchia che… se vabbè, ci siamo capiti, in questi giorni il simpaticone baffuto sta di nuovo bombardando i kurdi, e non serve spiegare.

E quindi niente… è un buon lavoro, ma se lo vedete con gli occhi del fan di Zerocalcare darete tre stelline, per i motivi di cui sopra. Se invece lo vedete con gli occhi del tipo “Ehi, c’è un giornalista che ha fatto un servizio sul campo attraversando l’Iraq e rischiando la pelle e lo ha fatto in forma di fumetto e pure molto ironico, anche se dice tutto” ecco… allora è un capolavoro, da cinque stelle. Ecco perché ne vedete quattro.

Anche perché le contraddizioni non vengono nascoste, ma discusse, ed è sempre un rischio quando la parola – per discuterle – si amplia e rischia di oscurare il segno – che si rannicchia nelle tavole. Michele Rech (okay, volevo provare che effetto faceva a chiamarlo per nome e cognome) è bravo, in questo, e riesce a metterci davvero poche parole, per farci capire tutto, storia e domande. Le risposte, ovvio, ce le dobbiamo dare in parte noi. Ma questo vale per tutte le cose della vita.

Insomma… poi, dubito di dirvi cose nuove. Oramai questo l’avrete anche già letto e io sicuramente l’avrei comprato o regalato, se non me l’avesse regalato giorgia assieme al rum, che tra l’altro sto bevendo proprio adesso e che ha fatto un’ottima accoppiata di svago. Voi, se volete leggere qualche pagina, e capire meglio, andate sul sito bao a sfogliare.

Io vedo di andare avanti con le commissioni, anche perché, quando si comincia ad affrontare questo Minotauro delle Commissioni, la sua vittoria è quella di riuscire a farti sbagliare le priorità. Tipo io oggi ho il frigo di mio papà pieno di panne cotte della latteria, la sua cesta strapiena di medicine, ma non ho ancora fatto la cosa della 104 che era la cosa più urgente. E allora ciao, e viva Zero, come sempre.

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