“Hedera” di Anderle, Belgrado, Bruno, Targhetta***
Devo ringraziare Noemi.
Noemi, il fuoco, le vacanze di Pasqua, il Tagliamento.
La prima perché mi ha regalato il libro, come al solito senza motivo alcuno, e senza una qualche ricorrenza che giustificasse il regalo. Mi piacerà, lei pensa, e io so che in effetti lei sa. L’anno scorso, uno dei pochi, pochissimi libri che ho letto, d’estate, sempre in buona parte sulle rive di un torrente (era il Vedronza, lo ricordo) è stato un libro che mi ha regalato Noè, con i disegni. Era l’Ickabog, e ancora ne serbo un gran bel ricordo.
Il fuoco lo devo ringraziare perché lo sto accendendo. Non che ce ne sia bisogno. Non fa così freddo. E poi, è l’una di notte e faticare ad accendere il fuoco è poco saggio. Ma mi va di farlo, fare caldo, più di quanto ne serva, e aspettare che si accenda, che questo caldo arrivi, e allora mentre aspetto mi va di fare come si faceva un tempo, quando io e me eravamo liberi, che si usava la notte per perderla a scrivere di libri letti. E così faccio.
E le vacanze di Pasqua perché due giorni mezzi vuoti, di libertà, me li hanno lasciati, e io mi sono letto il libro. Metà per giorno, alternandolo ai quiz di Economia Aziendale per lo scritto del concorso del 28.
E l’ho fatto sul Tagliamento. Con la solitudine del Tagliamento in Aprile, con pochi rivoltosi che sfuggono l’inverno, sparuti ragazzetti che cercano il posto per le grigliate future, l’acqua ancora troppo fredda per azzardare un bagno d’ossa troppo vecchie.
E di queste quattro cose, il fiume e il fuoco c’entrano abbastanza anche con il libro, perché c’è un fiume, del fuoco, ma anche degli animali, e dei riti, e la natura, e l’edera. C’entrano i mondi, quelli di qui e quelli dell’altrove. E mentre vi scrivo, ore 01.02, vi dico anche che il mio fuoco si è acceso e sta cominciando a scaldare. E io sto mangiando latte caldo e cereali. E sono già alla seconda scodella, a dirla tutta. E non dovrei.
Ma veniamo al libro, e veniamo al fatto che ci sono 4 nomi. Penso sempre, quando ci sono i libri multipli, a quanto sia strana la discrasia che una canzone multipla, coi feat., acquista valore, mentre un libro pluriautore sembra quasi perderne, a meno che… a meno che non siano illustratori. E qui, siamo in questo territorio. Illustratori, sì, il libro è pieno di disegni, e non potete prescindere dai disegni. E’ una prescisa scelta e va accettata: i disegni vi indirizzeranno sui volti, sugli aspetti, sulle atmosfere e leggendo potrete lasciarvi andare di più dentro la storia, avendo meno da immaginare, soprattutto sui volti e sulle descrizioni. Credo sia, alla fine, una scelta ottima di allegerimento, per una trama che fila via molto veloce, e direi che questo è proprio un libro per ragazzi, uno di quelli che stanno proprio divinamente nella categoria young adult, che si sono inventati da pochi anni. E forse, potrei azzardare, più ragazze che ragazzi, visto che il protagonista, il dott. Charles Norland, sembra ben presto lasciare il posto a Edith Wilton, giovane ragazza trovata morta e avvolta nell’edera a Dartmoor, nell’Inghilterra misteriosa e bucolica del 1826.
Dartmoor. ecco. Forse il personaggio più chiamato in causa. Un luogo misterioso, con un paese misterioso e i misteri di chi lo abita. Uomini che vestono maschere di tasso, volpe, uccello… Il mistero della morte di Edith che si dipana nelle indagini (molto curiose, ma molto poco poliziesche) di Charles, e dai diari della ragazza, alternati al presente. Una struttura abbastanza classica e argomenti (un mondo oltre il nostro, la natura come passaggio, le persone che raccolgono le eredità dei druidi, che che hanno ancora la possibilità di entrare in contatto – a inizio 1800 – con un mondo che conoscevamo e abbiamo del tutto perduto, per via della modernità). I celti, i loro riti legati alla natura, la saggezza di cui sono stati depositari, formano le maglie su cui intesse la storia. Non proprio temi originali, okay… da metà libro si sa già dove, più o meno, si andrà a parare, ma non è un danno. Non siamo nelle zone di libri ad alta intensità di suspense e anche le scene che potrebbero essere più dense di tensione, o truci, vengono tutte arrotondate, addolcite, quasi a non voler indugiare.
E infatti la lettura scorre veloce, direi fino in fondo. E i disegni sono una cavalcata. Sia perché sono parecchi, sia perché a tratti fanno veramente volare l’occhio, spingendolo a saltare le pagine illustrate per posarsi subito sulle righe che continuano la storia. C’è parecchio lavoro grafico, in questa edizione, e se volete far leggere qualcuno che magari non ama farlo, direi che questo è davvero un buon libro per raggiungere il risultato.
Difetti? Anche, sì. La parte finale, soprattutto, benché chiarisca i fatti non spiega davvero i motivi di tutti, che ne giustificano le azioni. Ci sono persino parecchi omicidi e arrivano quasi tirati a forza, così come una rocambolesca vicenda finale che va a pescare un villain appena appena abbozzato. Non ci si affeziona davvero, né ai buoni, né ai cattivi, e Charles, l’unico eroe che rimane da inizio a fine libro, come da cliché tormentatissimo, è forse l’unico di cui apprezziamo i mutamenti e l’evoluzione. La stessa Edith, che sarà la parte femminile e amorosa della storia, sembra quasì lì per caso e non riesce mai a coinvolgere.
Ma senza fare le pigne, va anche detto che alla fine la trama regge, la costruzione iniziale della vicenda è accattivante e la parte grafica è davvero ben curata. Più di qualche tavola riesce anche ad andare oltre la storia, regalando visioni e smarrimenti che si adattono molto bene al suo lato onirico. Ah, ecco, i sogni. Dimenticavo i sogni, che assieme a Dartmoor sono un protagonista della storia. Sogni che sono porta, sogni che sono dolore e via di fuga. Insomma… Sogni che sono l’edera del romanzo, che avvolge quasi tutto e dai quali non è facile (né necessario) districarsi.
La storia? In breve, Charles è un medico, finisce traumatizzato dalla guerra in India in un flashback iniziale che ci lascia lì qualcosa che potrebbe essere già troppo, visto che ci svela un po’ troppo di chi ritroveremo poi. Però ci sta, se non ci diamo troppo peso. Lo ritroviamo nel Devonshire, appunto, con questa giovena morta misteriosamente che comincia a non darsi pace. Il mistero infittisce e scopre cose, o sembra che gliele vogliano far scoprire. Tutta Dartmoor pare avere un ruolo. La gente non muore mai, alcuni sembrano decisamente nascondere qualcosa… e le cose, pian piano, arrivano. Si sceglie una struttura da thriller, che va sempre più veloce, e forse non era nemmeno necessaria. E’ un libro d’avventura, secondo me.
Insomma… la schiudo, che sono quasi le due. Libro promosso e letto volentieri. E con il vantaggio che mi resta un bel libro da sfogliare per guardare i disegni e rivivere la storia.