Schioppettino e dintorni
Dovevo scrivere questo articolo lo scorso anno, ma poi, si sa… dicembre, il freddo, il divano, le cose, le luci… ci si distrae. E mi sono lasciato distrarre. Ma non abbastanza da cestinare il post e mettere via la cartellina con le foto e la voglia di scrivere questo articolo. Del resto, questo dovrebbe essere il sito di uno che scrive, e lo è, in effetti, sto scrivendo, ora, ma seconda questa accezione tutti i siti sono siti di qualcuno che ci scrive sopra. Ma io dovrei scrivere anche altrove. Tipo per i concorsi.
Tipo per I racconti dello Schioppettino.
E c’è stato un periodo, agosto settembre, giù di lì, in cui il tempo sembrava essersi preso un po’ di spazio, e io ho riempito quello spazio di parole. Alcune di queste le ho usate per scrivere il racconto “Pergolati” che è arrivato 3, alla fine, nel concorso, dandomi la soddisfazione vera di gente che alla premiazione mi ha fermato perché ci teneva a dirmi che il racconto gli è piaciuto, li ha commossi, ed era il loro preferito. Compresa Alessandra, che era in giuria e mi ha regalato un meraviglioso giudizio. Anzi… me lo sono fatto mandare di proposito, eccolo qua.
Immerso nel tempo attuale dell’isolamento e del silenzio, emblema di chiusure e confini che rimandano alla guerra, Pergolati è un racconto tenero e toccante.
La malinconia sfuma nella narrazione del viaggio di Tavo che, attraverso un paesaggio desolato e a tratti ostile, assume i toni epici del ritrovare sé stessi e chi si ama.
Scrittura potente, con un uso raffinato delle parole.
Molto suggestive le similitudine legate al vino.
Tavo e la sorella Orsetta sono Vitigni rari e scontrosi, autoctoni, capaci di ampie solitudini.
Un affresco che sa di antico, anche se il viaggio di Tavo è una fiaba moderna
Il racconto, se lo volete leggere, non ve lo posso mandare, perché è finito in una raccolta, con un bel progetto grafico attorno, che potete anche acquistare, chiedendola all’organizzatrice galattica, secondo le indicazioni che trovate sul sito, e qui, se la trovo, vi metto la copertina. Che poi, tutto è stato molto interessante, e vale la pena scriverne.
A cominciare dalla serata delle premiazioni, in un Castello introvabile, di solito chiuso, ma bellissimo, e freddissimo, con una cantina meravigliosa. Per arrivarci, munito di vecchi e donne e amici al seguito, mi sono perso, pagando il prezzo di arrivare tardi e perdermi i convenevoli iniziali, ma guadagnando la meravigliosa – e anche spaventevole – visione dei boschi notturni del Collio, con tanto di attraversamento di cerbiatto. Insomma… un’avventura.
E poi è stato bello scriverlo, ‘sto pezzo. Non tanto perché ne sia soddisfatto in toto. Quando ho finito mi son detto che era bello, ma da podio, non perfetto. Avevo in testa qualcosa di simile, ma mi sarebbe piaciuto dare un tono ancora più epico, che onestamente, con quel numero di caratteri, avrebbe dovuto rubare alle descrizioni di luoghi e persone e non ho voluto.
E’ stato bello, piuttosto, perché ho conosciuto lo Schioppettino, vitigno maiuscolo, per trascorsi e carattere. Ho imparato cose di Ampelografia, e anzi, nemmeno sapevo cosa fosse, l’ampelografia, prima di cominciaree a scrivere. Ho imparato dei vitigni e in effetti, rispetto ai vini, c’è proprio una filosofia diversa, a pensarli come se fossero caratteri, personalità. Da lì, poi, è nata l’idea del racconto, di questi personaggi molto friulani, capaci di ampie – ma non complete – solitudini. E ricordo anche che l’incipit, quello si che lo potete leggere, mi è costato una settimana di fatica, a limare, arrotondare, sperfettare (uh, che bel verbo che ho inventato) ma ne è valsa la pena. Mi piaceva.
Poi? E poi basta, la giornata, tra l’altro, si è conclusa in agriturismo, ottimo, e ho vinto anche una bottiglia di schioppettino, che però dovrò bere tra un po’, ché tra qualche ora vado in dieta, per vedere se almeno riesco a rimettere il cool sulla bici prima di morire. Ah, sì, è già pronta la versione 2.0, la trovate sempre sul sito a breve, credo.